Il rapporto controverso tra pedagogia e didattica chiama in causa diversi piani: da quello epistemologico a quello istituzionale. Soffermerò l’attenzione sul primo perché da esso dipende anche il secondo. Com’è noto, è con Gentile che il rapporto tra pedagogia e didattica trova una prima esauriente risposta inserita in un contesto teoretico sistematico: la didattica matura nell’atto dell’insegnare che è una particolare forma dell’educare; nel concreto atto didattico l’educazione si fa cosciente di sé ed esprime la realizzazione in atto dello spirito. Gentile, in questo modo, nobilitava la didattica liberandola da riduzionismi empirico/pragmatici e inquadrandola nella pedagogia. La tesi gentiliana è ancora oggi degna di riflessione nonostante i notevoli passi in avanti fatti dalla ricerca educativa. Non ancora risolte, tra le altre, sono le seguenti questioni: il rapporto binario “maestro-scolaro” è in sé un atto pratico con propria autonomia oppure no? La didattica per essere efficace ha bisogno di un ”terzo pedagogico” che s’interpone tra insegnante e allievo? Queste, come altre questioni, evidenziano la necessità di indagare ancora sulla praxis didattica evitando sia la riduzione materialistica ( didattica= metodologia) sia l’esaltazione idealistica ( didattica= pedagogia=filosofia). La praxis didattica è pedagogia se contiene in sé l’elemento fondamentale di una relazione educativa: l’intenzionalità pedagogica. Questa fa si, che l’educando non sia considerato un oggetto materiale dato, ma un’entità che socialmente e storicamente si organizza per vivere rapporti umani e di produzione. La praxis didattica si configura come relazione “umana” costruita su base intenzionale e volontaria e diventa scienza del rapporto tra la volontà pedagogica dell’educatore e la struttura cognitivo-emozionale dell’educando. Essa si delinea, quindi, come vera e propria pedagogia pratica strutturata sul rapporto insegnativo-educativo con intenzionalità trasformativo/progettuale.

Praxis didattica come pedagogia

PAGANO, Riccardo
2017-01-01

Abstract

Il rapporto controverso tra pedagogia e didattica chiama in causa diversi piani: da quello epistemologico a quello istituzionale. Soffermerò l’attenzione sul primo perché da esso dipende anche il secondo. Com’è noto, è con Gentile che il rapporto tra pedagogia e didattica trova una prima esauriente risposta inserita in un contesto teoretico sistematico: la didattica matura nell’atto dell’insegnare che è una particolare forma dell’educare; nel concreto atto didattico l’educazione si fa cosciente di sé ed esprime la realizzazione in atto dello spirito. Gentile, in questo modo, nobilitava la didattica liberandola da riduzionismi empirico/pragmatici e inquadrandola nella pedagogia. La tesi gentiliana è ancora oggi degna di riflessione nonostante i notevoli passi in avanti fatti dalla ricerca educativa. Non ancora risolte, tra le altre, sono le seguenti questioni: il rapporto binario “maestro-scolaro” è in sé un atto pratico con propria autonomia oppure no? La didattica per essere efficace ha bisogno di un ”terzo pedagogico” che s’interpone tra insegnante e allievo? Queste, come altre questioni, evidenziano la necessità di indagare ancora sulla praxis didattica evitando sia la riduzione materialistica ( didattica= metodologia) sia l’esaltazione idealistica ( didattica= pedagogia=filosofia). La praxis didattica è pedagogia se contiene in sé l’elemento fondamentale di una relazione educativa: l’intenzionalità pedagogica. Questa fa si, che l’educando non sia considerato un oggetto materiale dato, ma un’entità che socialmente e storicamente si organizza per vivere rapporti umani e di produzione. La praxis didattica si configura come relazione “umana” costruita su base intenzionale e volontaria e diventa scienza del rapporto tra la volontà pedagogica dell’educatore e la struttura cognitivo-emozionale dell’educando. Essa si delinea, quindi, come vera e propria pedagogia pratica strutturata sul rapporto insegnativo-educativo con intenzionalità trasformativo/progettuale.
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