“Indagare la ierofania, quale manifestazione sensibile del sacro, presente in molti aspetti del vissuto religioso antico e moderno, acquista un significato ben preciso che coinvolge e interessa il rapporto, talvolta ambiguo e inspiegabile, che questa nostra epoca ha con il sacro e con il divino nelle sue varie forme. Indagare la ierofania, fenomeno peraltro ricco di sfaccettature ancora da studiare, con particolare attenzione alle forme e ai luoghi, anche non fisici, nei quali si verifica, significa indagare anche questo nostro presente e il suo rapporto con il divino. Leggendo i contributi nel volume si potrà constatare quanto nel tempo sia maturato questo rapporto e non in una direzione univoca. Da una dimestichezza con il divino, ricordata/immaginata fin nei miti delle popolazioni non storiche e ancora presente in forme diverse nella narrazione omerica, poi rinnovata nell’Antico e nel Nuovo Testamento, si giunge all’intimo rapporto col divino degli stigmatizzati, i quali portano sul proprio corpo il segno di questo incontro: è questa l’esperienza protrattasi da san Francesco a san Pio, vissuta contemporaneamente come dolore e terrore – similmente ai miti primitivi -, ma anche compassione e gioia estatica”.
IEROFANIE E LUOGHI DI CULTO Atti del IV Convegno Internazionale (Monte Sant’Angelo, 21-23 aprile 2015)
AVELLIS, LUCA
2016-01-01
Abstract
“Indagare la ierofania, quale manifestazione sensibile del sacro, presente in molti aspetti del vissuto religioso antico e moderno, acquista un significato ben preciso che coinvolge e interessa il rapporto, talvolta ambiguo e inspiegabile, che questa nostra epoca ha con il sacro e con il divino nelle sue varie forme. Indagare la ierofania, fenomeno peraltro ricco di sfaccettature ancora da studiare, con particolare attenzione alle forme e ai luoghi, anche non fisici, nei quali si verifica, significa indagare anche questo nostro presente e il suo rapporto con il divino. Leggendo i contributi nel volume si potrà constatare quanto nel tempo sia maturato questo rapporto e non in una direzione univoca. Da una dimestichezza con il divino, ricordata/immaginata fin nei miti delle popolazioni non storiche e ancora presente in forme diverse nella narrazione omerica, poi rinnovata nell’Antico e nel Nuovo Testamento, si giunge all’intimo rapporto col divino degli stigmatizzati, i quali portano sul proprio corpo il segno di questo incontro: è questa l’esperienza protrattasi da san Francesco a san Pio, vissuta contemporaneamente come dolore e terrore – similmente ai miti primitivi -, ma anche compassione e gioia estatica”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.