Negli ultimi decenni, l’aumento incessante dei flussi migratori sulle rotte Afro-Mediterranee ha rafforzato l’interazione tra lingue e gruppi linguistici e ha fatto si che i soggetti migranti portassero con sé le loro lingue adattandole ai repertori locali. In questa prospettiva, va letta la proposta di individuare nuovi percorsi di descrizione e di interpretazione di una realtà in cui la lingua è un luogo da condividere e un confine da attraversare che segna, tra l’altro, relazioni di potere gerarchiche ed egemoniche tra i territori e i rispettivi abitanti. Difatti, poiché la lingua riflette e struttura le nostre ideologie e visioni del mondo, essa non è in alcun modo innocente o neutrale. Questo è particolarmente riscontrabile nel momento in cui si utilizza, per esempio, l’inglese come lingua franca nei contesti migratori e nelle zone di contatto trans-mediterranee. Da qui, ci si interroga sul ruolo egemonico e sulle relazioni asimmetriche di potere che l’inglese come (ex-?) lingua coloniale ha creato nel contesto della globalizzazione. Nello specifico, questa ricerca illustrerà come ciò che rende lo scenario odierno diverso da quello dei tempi del colonialismo è l’emergere tanto di varietà linguistiche nate dal contatto sempre maggiore fra persone che hanno patrimoni linguistici e culturali differenti, quanto di una modalità di comunicazione ELF (English as a Lignua Franca) che si attesta sempre più come lingua di contatto, lingua-ponte, flessibile, contingenziale, instabile e predisposta alla co-costruzione cooperativa del significato per il buon esito della comunicazione interculturale.
L’inglese come lingua di contatto ai tempi delle migrazioni trans-mediterranee
TARONNA, ANNARITA
2016-01-01
Abstract
Negli ultimi decenni, l’aumento incessante dei flussi migratori sulle rotte Afro-Mediterranee ha rafforzato l’interazione tra lingue e gruppi linguistici e ha fatto si che i soggetti migranti portassero con sé le loro lingue adattandole ai repertori locali. In questa prospettiva, va letta la proposta di individuare nuovi percorsi di descrizione e di interpretazione di una realtà in cui la lingua è un luogo da condividere e un confine da attraversare che segna, tra l’altro, relazioni di potere gerarchiche ed egemoniche tra i territori e i rispettivi abitanti. Difatti, poiché la lingua riflette e struttura le nostre ideologie e visioni del mondo, essa non è in alcun modo innocente o neutrale. Questo è particolarmente riscontrabile nel momento in cui si utilizza, per esempio, l’inglese come lingua franca nei contesti migratori e nelle zone di contatto trans-mediterranee. Da qui, ci si interroga sul ruolo egemonico e sulle relazioni asimmetriche di potere che l’inglese come (ex-?) lingua coloniale ha creato nel contesto della globalizzazione. Nello specifico, questa ricerca illustrerà come ciò che rende lo scenario odierno diverso da quello dei tempi del colonialismo è l’emergere tanto di varietà linguistiche nate dal contatto sempre maggiore fra persone che hanno patrimoni linguistici e culturali differenti, quanto di una modalità di comunicazione ELF (English as a Lignua Franca) che si attesta sempre più come lingua di contatto, lingua-ponte, flessibile, contingenziale, instabile e predisposta alla co-costruzione cooperativa del significato per il buon esito della comunicazione interculturale.File | Dimensione | Formato | |
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