Il potente fattore unitario di questa ricerca vuole essere la figura e l’opera stessa dell’illustre missionario. Non è stata perseguita una esatta evoluzione cronologica, poiché di essa si fornisce una scheda riassuntiva in appendice, e perché opere del genere sono già state scritte. Si è cercato di osservare i grandi eventi ed i grandi personaggi che egli visse e conobbe, con i suoi stessi occhi, e compararli con le impressioni dei testimoni dell’epoca, con i documenti dei protagonisti della politica del tempo e con le analisi degli storiografi successivi, così da trarre un originale punto di vista prospettico. Si indaga pertanto su come veniva percepita dal punto di vista di un missionario in Africa il divenire del grande percorso unitario italiano, ma anche le prime prudenti valutazioni di un’opzione coloniale, fino all’assunzione del ruolo chiave di plenipotenziario per la redazione di un trattato tra Italia e Regno dello Scioa; il “gran gioco” degli imperialismi britannico e francese in Africa orientale, gli assetti sociali e politici dell’ultimo paese cristiano ed indipendente africano, dal privilegiato punto di vista prospettico di consigliere del re Menelik, l’agonia dell’impero ottomano sulle rive del Mar Rosso. Tutti capitoli di una storia che avrebbe riguardato in modo strettissimo il nostro Paese. La tonalità della ricerca è evidentemente politica e diplomatica, e dunque non si attarda sulla storia della missione cattolica che, certo, era l’unica cosa che stesse a cuore per davvero al Massaja: “...egli...mirò unicamente a diffondere in quelle terre lontane la religione e la morale cattolica”. E da uno storico indigeno è pervenuto il miglior riconoscimento: “L’approccio universalistico della Chiesa verso il reclutamento e la formazione dei chierici, e l’autonomia con la quale le missioni cattoliche perseguivano le loro attività spirituali, contraddicevano la politica perseguita dalle amministrazioni coloniali dello stato italiano basate sulla pretesa patologica inferiorità degli indigeni”. Le fonti che il presente lavoro attinge e fa dialogare sono le ricche memorie, per lo più ignorate nei loro motivi politici, e le numerose lettere, scambiate davvero con i personaggi più autorevoli del suo tempo. Ricordiamo che Guglielmo Massaja incontrò Napoleone III, l’imperatrice Eugenia, Palmerston, conobbe Vittorio Emanuele II e Silvio Pellico, oltre naturalmente a tutti i regoli, re e imperatori in Etiopia e d’Etiopia. Questo lavoro si occupa delle problematiche europee presenti nella vita e nell’opera del Massaja, e segue il volume su tutto ciò che concerneva invece il periodo africano.

Guglielmo degli Imperi. I giorni dell'Europa del cardinal Massaja.

NERI, Nicola
2010-01-01

Abstract

Il potente fattore unitario di questa ricerca vuole essere la figura e l’opera stessa dell’illustre missionario. Non è stata perseguita una esatta evoluzione cronologica, poiché di essa si fornisce una scheda riassuntiva in appendice, e perché opere del genere sono già state scritte. Si è cercato di osservare i grandi eventi ed i grandi personaggi che egli visse e conobbe, con i suoi stessi occhi, e compararli con le impressioni dei testimoni dell’epoca, con i documenti dei protagonisti della politica del tempo e con le analisi degli storiografi successivi, così da trarre un originale punto di vista prospettico. Si indaga pertanto su come veniva percepita dal punto di vista di un missionario in Africa il divenire del grande percorso unitario italiano, ma anche le prime prudenti valutazioni di un’opzione coloniale, fino all’assunzione del ruolo chiave di plenipotenziario per la redazione di un trattato tra Italia e Regno dello Scioa; il “gran gioco” degli imperialismi britannico e francese in Africa orientale, gli assetti sociali e politici dell’ultimo paese cristiano ed indipendente africano, dal privilegiato punto di vista prospettico di consigliere del re Menelik, l’agonia dell’impero ottomano sulle rive del Mar Rosso. Tutti capitoli di una storia che avrebbe riguardato in modo strettissimo il nostro Paese. La tonalità della ricerca è evidentemente politica e diplomatica, e dunque non si attarda sulla storia della missione cattolica che, certo, era l’unica cosa che stesse a cuore per davvero al Massaja: “...egli...mirò unicamente a diffondere in quelle terre lontane la religione e la morale cattolica”. E da uno storico indigeno è pervenuto il miglior riconoscimento: “L’approccio universalistico della Chiesa verso il reclutamento e la formazione dei chierici, e l’autonomia con la quale le missioni cattoliche perseguivano le loro attività spirituali, contraddicevano la politica perseguita dalle amministrazioni coloniali dello stato italiano basate sulla pretesa patologica inferiorità degli indigeni”. Le fonti che il presente lavoro attinge e fa dialogare sono le ricche memorie, per lo più ignorate nei loro motivi politici, e le numerose lettere, scambiate davvero con i personaggi più autorevoli del suo tempo. Ricordiamo che Guglielmo Massaja incontrò Napoleone III, l’imperatrice Eugenia, Palmerston, conobbe Vittorio Emanuele II e Silvio Pellico, oltre naturalmente a tutti i regoli, re e imperatori in Etiopia e d’Etiopia. Questo lavoro si occupa delle problematiche europee presenti nella vita e nell’opera del Massaja, e segue il volume su tutto ciò che concerneva invece il periodo africano.
2010
978-88-7949-569-1
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