l fallimento dei modelli economici anarco-liberista (o neo-com) e collettivistico risponde non solo a ragione endogene al dipanarsi delle dinamiche economiche ma anche al tramonto delle concezioni antropologiche cui essi erano ancorati, incompatibili con il pieno e integrale sviluppo della persona umana. A tal proposito, il ritorno alle radici dei contenuti valoriali della Costituzione repubblicana rappresenta un sicuro guado nei marosi della contingenza economico-sociale di questi ultimi tempi di crisi. Tornare a valorizzare i principi personalista, lavorista, solidarista e quello della sussidiarietà in senso orizzontale aiuterebbe a cogliere anche nuove prospettive dell’agire economico non necessariamente antitetiche a quelle tradizionali, e neppure a queste antagoniste, ma senz’altro cariche di un portato di novità capace di spingere verso paradigmi per il raggiungimento del benessere e della felicità della persona umana diversi da quelli dominanti. In tal senso, la valorizzazione di una economia della reciprocità, declinata anche in reciprocità del dono o agapica (con i relativi corollari della concorrenza della qualità in vece della concorrenza del prezzo, delle ricompense intrinseche in vece di quelle estrinseche e dei beni relazionali in vece di quelli posizionali) potrebbe essere seriamente indagata non solo perché compatibile con (e forse persino presupposta dall’) assetto dei principi fondamentali della Costituzione italiana ma anche in ragione del suo fondamento in un messaggio più universale, quello della dottrina sociale della Chiesa. Dottrina della Costituzione e dottrina sociale della Chiesa non dovrebbero, pertanto, intendersi quali sterili binari paralleli ma quali vasi comunicanti accomunati dal comune principio della centralità della persona umana.

Prolegomeni in tema di sviluppo economico e principio personalista tra Costituzione repubblicana e “dottrina sociale della Chiesa”

GUARINI, Cosimo Pietro
2016-01-01

Abstract

l fallimento dei modelli economici anarco-liberista (o neo-com) e collettivistico risponde non solo a ragione endogene al dipanarsi delle dinamiche economiche ma anche al tramonto delle concezioni antropologiche cui essi erano ancorati, incompatibili con il pieno e integrale sviluppo della persona umana. A tal proposito, il ritorno alle radici dei contenuti valoriali della Costituzione repubblicana rappresenta un sicuro guado nei marosi della contingenza economico-sociale di questi ultimi tempi di crisi. Tornare a valorizzare i principi personalista, lavorista, solidarista e quello della sussidiarietà in senso orizzontale aiuterebbe a cogliere anche nuove prospettive dell’agire economico non necessariamente antitetiche a quelle tradizionali, e neppure a queste antagoniste, ma senz’altro cariche di un portato di novità capace di spingere verso paradigmi per il raggiungimento del benessere e della felicità della persona umana diversi da quelli dominanti. In tal senso, la valorizzazione di una economia della reciprocità, declinata anche in reciprocità del dono o agapica (con i relativi corollari della concorrenza della qualità in vece della concorrenza del prezzo, delle ricompense intrinseche in vece di quelle estrinseche e dei beni relazionali in vece di quelli posizionali) potrebbe essere seriamente indagata non solo perché compatibile con (e forse persino presupposta dall’) assetto dei principi fondamentali della Costituzione italiana ma anche in ragione del suo fondamento in un messaggio più universale, quello della dottrina sociale della Chiesa. Dottrina della Costituzione e dottrina sociale della Chiesa non dovrebbero, pertanto, intendersi quali sterili binari paralleli ma quali vasi comunicanti accomunati dal comune principio della centralità della persona umana.
2016
978-88-6611-512-0
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