Cibo e ambiente costituiscono temi sui quali negli ultimi tempi la sensibilità e la consapevolezza di persone, società e Stati si sono fatte più attente a livello mondiale, anche perché è diffuso il convincimento che è a rischio il futuro dell’umanità. Infatti, sempre più viva è la sensazione che, per evitare la catastrofe ecologica, si debba mutare in qualche modo la condotta umana. Per questo si moltiplicano i vari appuntamenti, pur constatando che il miglioramento non è così fruttuoso e rapido come si vorrebbe. Nell’anno 2000 n. 193 stati membri dell'ONU sottoscrissero una dichiarazione definita "Obiettivi del Millennio" (Millennium Development Goals o MDG), con la quale si impegnavano a raggiungere per l'anno 2015 otto risultati, tra i quali vi erano quello di sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo e di garantire la sostenibilità ambientale. Ciascuno degli obiettivi ha specifici target e date precise per il loro raggiungimento degli stessi e per rendere più rapido il progresso nei programmi i ministri delle Finanze dei paesi del G8 hanno deciso nel giugno 2005 di fornire fondi sufficienti alla Banca Mondiale, al Fondo monetario internazionale (FMI) e alla African Development Bank (ADB) anche al fine di ridurre il debito dei Paesi poveri e consentire un miglioramento rispetto agli obiettivi. Tuttavia, i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi non sono stati uniformi e sono, comunque, lenti in uno scenario geopolitico mondiale, che ha sconvolto molte situazioni. Rispetto ai due punti del cibo e dell’ambiente i progressi conseguiti non rispondono alle ampie aspettative iniziali, a causa delle resistenze poste in essere dagli Stati e dalla mentalità corrente orientata ancora al consumismo. La buona alimentazione e un ambiente salubre costituiscono anche diritti umani fondamentali, che esigono costante e crescente tutela, soprattutto, per costruire un progresso morale e sociale che non sia contro l’uomo. Ma, se da un lato crescono le iniziative per recuperare il miglioramento del benessere sociale e personale, dall’altro si moltiplicano le sofisticazioni del cibo e le forme di inquinamento ambientale che danneggiano quella che papa Francesco chiama la “casa comune”, mentre l’avanzare della “cultura dello scarto” compromette gradualmente l’ecosistema. Non è un caso se, per accrescere consapevolezza e responsabailità a questi temi sono dedicati due grandi eventi di fine anno, come l’expo di Milano 2015 (maggio-ottobre 2015) e la XXI conferenza internazionale sul clima di Parigi (30 novembre-11 dicembre 2015), organizzata dalla Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Tra le numerose iniziative, l’expo di Milano ha varato un documento, chiamato “Carta di Milano”, partecipato e condiviso da cittadini, associazioni, imprese, istituzioni con cui ognuno si assume la propria responsabilità per garantire alle generazioni future di poter godere del diritto al cibo, diritto umano fondamentale. Quando è negato l’accesso a << cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia>>, si legge nella carta, è evidente la <<violazione della dignità umana>>. Per questo la Carta propone una <<azione collettiva in quanto cittadine e cittadini, assieme alla società civile, alle imprese e alle istituzioni locali, nazionali e internazionali>> per <<vincere le grandi sfide connesse al cibo: combattere la denutrizione e la malnutrizione, promuovere un equo accesso alle risorse naturali, garantire una gestione sostenibile dei processi produttivi>>. Quanto alla Conferenza sul clima, voluto dalla Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni unite (Unced) dopo oltre 20 anni di mediazioni e protocolli, l’obiettivo è costituito dalla formalizzazione di un accordo condiviso e accettato da tutte le nazioni, ma soprattutto effettivo all’interno dei singoli Paesi. Tuttavia, è ben evidente che ogni cambiamento sarà possibile solo se saranno individuate soluzioni integrali e se si sarà in grado di dar vita a un nuovo umanesimo, che <<fa appello aidiversi saperi..per una visione più integrale e integrante>> (Laudato si’, n.141). In questo scenario culturale, la prospettiva del diritto canonico è uno dei saperi che può contribuire a far crescere consapevolezza e responsabilità. Il diritto canonico, parte viva e attuale della vita e della storia della chiesa cattolica, possiede una forza motivante che apre nuovi orizzonti nel panorama del dialogo tra fede e scienza, sostenendo la concretezza dei principi etici, che possono essere <<espressi con linguaggi differenti>> (Laudato si’, n.199). Lo studio delle norme del diritto canonico relative al cibo e al contrasto delle sue contaminazioni nella sua prospettiva spazio-temporale ed ecclesiale offre una diversa valenza del cibo, come valore primario per la tutela della salute e del benessere anche spirituale delle persone. Così come la visione religiosa dell’ambiente e della sua tutela qualificano il contrasto alle forme di inquinamento nella logica del peccato e della riconciliazione verso un “umanesimo ecologico”. Le analisi proposte in questo saggio si muovono, quindi, nella direzione di una più diffusa comprensione dei principi giuridici e del dialogo tra le scienze, affinché possa essere contrastata quella cattiva conoscenza, che ha consentito (e consente) a persone, società e Stati di giustificare ogni forma di abuso e manipolazione del cibo e dell’ambiente. Alimentazione e ambiente hanno valore nella misura in cui, emancipandosi dai miti della modernità, favoriscono lo sviluppo e la promozione dei popoli, recuperando quella ragionevolezza del vivere, che rispetta la dignità della persona umana e la bellezza che il Creatore ha posto in tutto ciò che esiste.

Ambiente e creato nel diritto canonico: la tutela dell'ambiente e le garanzie contro il degrado

DAMMACCO, Gaetano
2015-01-01

Abstract

Cibo e ambiente costituiscono temi sui quali negli ultimi tempi la sensibilità e la consapevolezza di persone, società e Stati si sono fatte più attente a livello mondiale, anche perché è diffuso il convincimento che è a rischio il futuro dell’umanità. Infatti, sempre più viva è la sensazione che, per evitare la catastrofe ecologica, si debba mutare in qualche modo la condotta umana. Per questo si moltiplicano i vari appuntamenti, pur constatando che il miglioramento non è così fruttuoso e rapido come si vorrebbe. Nell’anno 2000 n. 193 stati membri dell'ONU sottoscrissero una dichiarazione definita "Obiettivi del Millennio" (Millennium Development Goals o MDG), con la quale si impegnavano a raggiungere per l'anno 2015 otto risultati, tra i quali vi erano quello di sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo e di garantire la sostenibilità ambientale. Ciascuno degli obiettivi ha specifici target e date precise per il loro raggiungimento degli stessi e per rendere più rapido il progresso nei programmi i ministri delle Finanze dei paesi del G8 hanno deciso nel giugno 2005 di fornire fondi sufficienti alla Banca Mondiale, al Fondo monetario internazionale (FMI) e alla African Development Bank (ADB) anche al fine di ridurre il debito dei Paesi poveri e consentire un miglioramento rispetto agli obiettivi. Tuttavia, i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi non sono stati uniformi e sono, comunque, lenti in uno scenario geopolitico mondiale, che ha sconvolto molte situazioni. Rispetto ai due punti del cibo e dell’ambiente i progressi conseguiti non rispondono alle ampie aspettative iniziali, a causa delle resistenze poste in essere dagli Stati e dalla mentalità corrente orientata ancora al consumismo. La buona alimentazione e un ambiente salubre costituiscono anche diritti umani fondamentali, che esigono costante e crescente tutela, soprattutto, per costruire un progresso morale e sociale che non sia contro l’uomo. Ma, se da un lato crescono le iniziative per recuperare il miglioramento del benessere sociale e personale, dall’altro si moltiplicano le sofisticazioni del cibo e le forme di inquinamento ambientale che danneggiano quella che papa Francesco chiama la “casa comune”, mentre l’avanzare della “cultura dello scarto” compromette gradualmente l’ecosistema. Non è un caso se, per accrescere consapevolezza e responsabailità a questi temi sono dedicati due grandi eventi di fine anno, come l’expo di Milano 2015 (maggio-ottobre 2015) e la XXI conferenza internazionale sul clima di Parigi (30 novembre-11 dicembre 2015), organizzata dalla Convenzione quadro delle nazioni unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Tra le numerose iniziative, l’expo di Milano ha varato un documento, chiamato “Carta di Milano”, partecipato e condiviso da cittadini, associazioni, imprese, istituzioni con cui ognuno si assume la propria responsabilità per garantire alle generazioni future di poter godere del diritto al cibo, diritto umano fondamentale. Quando è negato l’accesso a << cibo sano, sufficiente e nutriente, acqua pulita ed energia>>, si legge nella carta, è evidente la <>. Per questo la Carta propone una <> per <>. Quanto alla Conferenza sul clima, voluto dalla Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni unite (Unced) dopo oltre 20 anni di mediazioni e protocolli, l’obiettivo è costituito dalla formalizzazione di un accordo condiviso e accettato da tutte le nazioni, ma soprattutto effettivo all’interno dei singoli Paesi. Tuttavia, è ben evidente che ogni cambiamento sarà possibile solo se saranno individuate soluzioni integrali e se si sarà in grado di dar vita a un nuovo umanesimo, che <> (Laudato si’, n.141). In questo scenario culturale, la prospettiva del diritto canonico è uno dei saperi che può contribuire a far crescere consapevolezza e responsabilità. Il diritto canonico, parte viva e attuale della vita e della storia della chiesa cattolica, possiede una forza motivante che apre nuovi orizzonti nel panorama del dialogo tra fede e scienza, sostenendo la concretezza dei principi etici, che possono essere <> (Laudato si’, n.199). Lo studio delle norme del diritto canonico relative al cibo e al contrasto delle sue contaminazioni nella sua prospettiva spazio-temporale ed ecclesiale offre una diversa valenza del cibo, come valore primario per la tutela della salute e del benessere anche spirituale delle persone. Così come la visione religiosa dell’ambiente e della sua tutela qualificano il contrasto alle forme di inquinamento nella logica del peccato e della riconciliazione verso un “umanesimo ecologico”. Le analisi proposte in questo saggio si muovono, quindi, nella direzione di una più diffusa comprensione dei principi giuridici e del dialogo tra le scienze, affinché possa essere contrastata quella cattiva conoscenza, che ha consentito (e consente) a persone, società e Stati di giustificare ogni forma di abuso e manipolazione del cibo e dell’ambiente. Alimentazione e ambiente hanno valore nella misura in cui, emancipandosi dai miti della modernità, favoriscono lo sviluppo e la promozione dei popoli, recuperando quella ragionevolezza del vivere, che rispetta la dignità della persona umana e la bellezza che il Creatore ha posto in tutto ciò che esiste.
2015
9788866114840
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/159473
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