La presenza nell'ipogeo di via Dino Compagni a Roma di un unico cubicolo con ciclo decorativo a tema pagano in un repertorio legato a temi cristiani viene problematizzata attraverso un'analisi iconografica e un approccio di carattere iconologico. Nella prima parte, le diverse scene sono approfondite con la discussione dei problemi di interpretazione iconografica. Su questa base, l'autore tenta di rintracciare il significato culturale della decorazione, inserendosi nel dibattito tra l'uso del mito di Ercole e di Alcesti in chiave cristiana oppure l'attardamento su temi figurativi pagani. Indicate alcune difficoltà per un'interpretazione in chiave cristiana, l'autore segue la linea interpretativa in senso pagano e per alcuni elementi iconografici originali propone un collegamento con la teologia che l'Imperatore Giuliano elabora negli anni precedenti l'acclamazione e che cerca di diffondere durante il suo breve principato, tra 361 e 363, periodo a cui corrisponde la cronologia del cubicolo, datato ai primi due decenni della seconda metà del IV secolo sulla base dello studio architettonico e dell'analisi stilistica delle pitture. La proposta si fonda su una spiccata coincidenza tra alcune particolarità iconografiche, che trovano pochissimi confronti nella cultura figurativa funeraria della Roma degli stessi anni e alcuni passaggi salienti degli scritti di Giuliano, letti in relazione al trattamento riservato ad Ercole dagli autori cristiani.

Il ciclo di Ercole nell’ipogeo di via Dino Compagni: note di iconografia e iconologia

MASTROCINQUE, GIANLUCA
2005-01-01

Abstract

La presenza nell'ipogeo di via Dino Compagni a Roma di un unico cubicolo con ciclo decorativo a tema pagano in un repertorio legato a temi cristiani viene problematizzata attraverso un'analisi iconografica e un approccio di carattere iconologico. Nella prima parte, le diverse scene sono approfondite con la discussione dei problemi di interpretazione iconografica. Su questa base, l'autore tenta di rintracciare il significato culturale della decorazione, inserendosi nel dibattito tra l'uso del mito di Ercole e di Alcesti in chiave cristiana oppure l'attardamento su temi figurativi pagani. Indicate alcune difficoltà per un'interpretazione in chiave cristiana, l'autore segue la linea interpretativa in senso pagano e per alcuni elementi iconografici originali propone un collegamento con la teologia che l'Imperatore Giuliano elabora negli anni precedenti l'acclamazione e che cerca di diffondere durante il suo breve principato, tra 361 e 363, periodo a cui corrisponde la cronologia del cubicolo, datato ai primi due decenni della seconda metà del IV secolo sulla base dello studio architettonico e dell'analisi stilistica delle pitture. La proposta si fonda su una spiccata coincidenza tra alcune particolarità iconografiche, che trovano pochissimi confronti nella cultura figurativa funeraria della Roma degli stessi anni e alcuni passaggi salienti degli scritti di Giuliano, letti in relazione al trattamento riservato ad Ercole dagli autori cristiani.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/145062
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