La forma della notte si propone come un’organica indagine di tipo storico-filologico e stilistico-linguistico a carattere monografico. Partendo da un’ampia ricognizione per fasi e soglie sulla contrastata fortuna del poeta di Marradi, ricostruita – a un secolo esatto dall’esordio a stampa degli Orfici - in stretta connessione con gl’imprevisti sviluppi della conoscenza stessa del corpus campaniano, essa si propone di scandagliare con una strumentazione analitica aggiornata i modi, i tempi e le finalità di un’esperienza poetico-intellettuale sui generis e di rottura all’interno della cultura primonovecentesca, indicando le ragioni che le conferiscono ormai il diritto di essere annoverata fra le più alte nella poesia europea del suo tempo. La drammatica vicenda filologico-editoriale dei Canti Orfici è compulsata con un’attenzione nuova alle complesse mutazioni della quete campaniana, concentrata sì sull’avventura unius libri, ma che l’indagine inquadra (in chiave storico-filologica, alla luce delle più recenti acquisizioni critico-testuali, e in chiave linguistico-stilistica) nella sua veloce eppur ricca diacronia, dai primi tentativi di acerba esecuzione in chiave maudit del disegno ‘orfico’ (il Quaderno) fino al tempo della prima stampa dei Canti - ora compulsati analiticamente nelle loro strutture formali, nel variegato territorio delle loro fonti filosofico-letterarie e nel loro inedito carattere di pensiero poetante, configuranti il profilo di un livre di rilievo europeo - e poi agli incerti esiti d’integrazione (l’utopica idea di ‘rifacimento’, sottesa al progetto del ‘piccolo Faust’), seguendo il filo di un aspro conflitto culturale, che un affollato universo di tracce, di documenti epistolari e di voci coeve fissa come un unicum della vita intellettuale italiana e fa culminare, come l’indagine mostra, in un allucinato, meditativo e nevrotico ‘crepuscolo’, comprensivo di una sconvolgente parentesi erotico-sentimentale (la breve relazione con Sibilla Aleramo) e da un’esperienza creativa residuale, coincidente con il doloroso crescendo di una ‘patologia’ esistenziale destinata al tragico epilogo dell’internamento.
La forma della notte.Dino Campana e il Novecento
GIRARDI, Raffaele
2015-01-01
Abstract
La forma della notte si propone come un’organica indagine di tipo storico-filologico e stilistico-linguistico a carattere monografico. Partendo da un’ampia ricognizione per fasi e soglie sulla contrastata fortuna del poeta di Marradi, ricostruita – a un secolo esatto dall’esordio a stampa degli Orfici - in stretta connessione con gl’imprevisti sviluppi della conoscenza stessa del corpus campaniano, essa si propone di scandagliare con una strumentazione analitica aggiornata i modi, i tempi e le finalità di un’esperienza poetico-intellettuale sui generis e di rottura all’interno della cultura primonovecentesca, indicando le ragioni che le conferiscono ormai il diritto di essere annoverata fra le più alte nella poesia europea del suo tempo. La drammatica vicenda filologico-editoriale dei Canti Orfici è compulsata con un’attenzione nuova alle complesse mutazioni della quete campaniana, concentrata sì sull’avventura unius libri, ma che l’indagine inquadra (in chiave storico-filologica, alla luce delle più recenti acquisizioni critico-testuali, e in chiave linguistico-stilistica) nella sua veloce eppur ricca diacronia, dai primi tentativi di acerba esecuzione in chiave maudit del disegno ‘orfico’ (il Quaderno) fino al tempo della prima stampa dei Canti - ora compulsati analiticamente nelle loro strutture formali, nel variegato territorio delle loro fonti filosofico-letterarie e nel loro inedito carattere di pensiero poetante, configuranti il profilo di un livre di rilievo europeo - e poi agli incerti esiti d’integrazione (l’utopica idea di ‘rifacimento’, sottesa al progetto del ‘piccolo Faust’), seguendo il filo di un aspro conflitto culturale, che un affollato universo di tracce, di documenti epistolari e di voci coeve fissa come un unicum della vita intellettuale italiana e fa culminare, come l’indagine mostra, in un allucinato, meditativo e nevrotico ‘crepuscolo’, comprensivo di una sconvolgente parentesi erotico-sentimentale (la breve relazione con Sibilla Aleramo) e da un’esperienza creativa residuale, coincidente con il doloroso crescendo di una ‘patologia’ esistenziale destinata al tragico epilogo dell’internamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.