Ezio Vanoni, nativo della Valtellina, era un professore universitario di Scienza delle finanze, che abbracciò la carriera politica al termine della seconda guerra mondiale. Come ministro del Commercio estero nel III Gabinetto De Gasperi (1947) avviò la liberalizzazione verso l'estero dei mercati dei beni e come ministro delle Finanze dal V all'VIII Gabinetto De Gasperi (1948-53) studiò e di seguito attuò la riforma tributari ispirata a criteri di giustizia sociale. Egli era un convinto assertore dell'utilità dell'intervento pubblico, anche nella forma tutta italiana delle partecipazioni statali; si batté ad esempio per riconoscere, con la costituzione dell'ENI (1953), il monopolio statale della rendita mineraria (inclusa ovviamente, quella petrolifera). Nel gennaio 1955, Vanoni presentò lo Schema di sviluppo dell’occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955-1964 al Consiglio dell’OECE, che lo giudicò positivamente; lo Schema aveva come obiettivi quelli di sviluppare l’occupazione e il reddito e di accelerare il processo di industrializzazione italiano, attraverso grandi direttrici a lungo termine, su cui il sistema economico si sarebbe sviluppato liberamente. Vanoni, allievo del socialista Griziotti e vicino al liberale Einaudi, fu ispirato nella sua attività politica e istituzionale da entrambe le culture, guidato dal suo profondo cattolicesimo e dalla sua spiccata sensibilità sociale; era convinto dell’utilità dell’intervento statale e della programmazione, sicuro che il fondamento del sistema produttivo italiano restasse, comunque, l’iniziativa economica privata. È stato osservato come lo Schema di Vanoni ebbe un ruolo “pedagogico”, rivelandosi utile per diffondere nel tessuto culturale italiano una maggiore fiducia nelle prospettive di sviluppo e nell’equità economica e sociale. La politica del governo, nel faticoso tentativo di orientare un’economia in sviluppo, sostenne l’iniziativa privata e favorì l’espansione di quella pubblica, attraverso gli investimenti «di pieno impiego» previsti dallo Schema ma anche grazie ad alcune scelte strutturali, come l’adesione al Fondo monetario internazionale e al Trattato di Roma, istitutivo della CEE, e la creazione della Cassa per il Mezzogiorno e dell’Ente nazionale idrocarburi, nato, nel 1953, per iniziativa dello stesso Vanoni.

Vanoni Ezio

DONNO, Michele
2015-01-01

Abstract

Ezio Vanoni, nativo della Valtellina, era un professore universitario di Scienza delle finanze, che abbracciò la carriera politica al termine della seconda guerra mondiale. Come ministro del Commercio estero nel III Gabinetto De Gasperi (1947) avviò la liberalizzazione verso l'estero dei mercati dei beni e come ministro delle Finanze dal V all'VIII Gabinetto De Gasperi (1948-53) studiò e di seguito attuò la riforma tributari ispirata a criteri di giustizia sociale. Egli era un convinto assertore dell'utilità dell'intervento pubblico, anche nella forma tutta italiana delle partecipazioni statali; si batté ad esempio per riconoscere, con la costituzione dell'ENI (1953), il monopolio statale della rendita mineraria (inclusa ovviamente, quella petrolifera). Nel gennaio 1955, Vanoni presentò lo Schema di sviluppo dell’occupazione e del reddito in Italia nel decennio 1955-1964 al Consiglio dell’OECE, che lo giudicò positivamente; lo Schema aveva come obiettivi quelli di sviluppare l’occupazione e il reddito e di accelerare il processo di industrializzazione italiano, attraverso grandi direttrici a lungo termine, su cui il sistema economico si sarebbe sviluppato liberamente. Vanoni, allievo del socialista Griziotti e vicino al liberale Einaudi, fu ispirato nella sua attività politica e istituzionale da entrambe le culture, guidato dal suo profondo cattolicesimo e dalla sua spiccata sensibilità sociale; era convinto dell’utilità dell’intervento statale e della programmazione, sicuro che il fondamento del sistema produttivo italiano restasse, comunque, l’iniziativa economica privata. È stato osservato come lo Schema di Vanoni ebbe un ruolo “pedagogico”, rivelandosi utile per diffondere nel tessuto culturale italiano una maggiore fiducia nelle prospettive di sviluppo e nell’equità economica e sociale. La politica del governo, nel faticoso tentativo di orientare un’economia in sviluppo, sostenne l’iniziativa privata e favorì l’espansione di quella pubblica, attraverso gli investimenti «di pieno impiego» previsti dallo Schema ma anche grazie ad alcune scelte strutturali, come l’adesione al Fondo monetario internazionale e al Trattato di Roma, istitutivo della CEE, e la creazione della Cassa per il Mezzogiorno e dell’Ente nazionale idrocarburi, nato, nel 1953, per iniziativa dello stesso Vanoni.
2015
9788849839975
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