Le relazioni tra i Caracciolo di Martina e gli Acquaviva di Conversano, famiglie dell’antica nobiltà magnatizia del Regno di Napoli intestatarie di feudi limitrofi allocati lungo le pendici della Murgia meridionale, sono ricostruite analizzando le rispettive politiche del territorio, i ruoli assolti al servizio della corona spagnola, le lotte ingaggiate per accedere al regio patronage, nonché le strategie matrimoniali, che fungevano da cardine nella costituzione delle alleanze e nella sanzione delle paci tra casati antagonisti. Sulla scorta del caso particolare, si mira ad evidenziare in primo luogo come la nobiltà regnicola condividesse pratiche comportamentali e valori culturali, in secondo luogo come i rapporti interni al gruppo nobiliare fossero strutturalmente competitivi e conflittuali. Le relazioni verticali tra il sovrano e i suoi nobili acuivano la concorrenza tra questi ultimi, che si contendevano le risorse materiali e simboliche dispensate dal re e sintomatiche del suo favore. L'endemica lotta interna alla nobiltà, tuttavia, produceva di rado conseguenze estreme ed erano ricorrenti i compromessi. È quanto si ricava valutando i rapporti tra i diversi esponenti della nobiltà del Regno nell'ambito delle complessive politiche dei lignaggi di appartenenza, che erano in grado di ricucire le fratture con l'esterno prodotte dai singoli ricorrendo, in particolare, a matrimoni opportunamente combinati.

Avversari, nemici ...anzi parenti. I rapporti tra famiglie nella nobiltà napoletana della prima età moderna

PAPAGNA, Elena
2007-01-01

Abstract

Le relazioni tra i Caracciolo di Martina e gli Acquaviva di Conversano, famiglie dell’antica nobiltà magnatizia del Regno di Napoli intestatarie di feudi limitrofi allocati lungo le pendici della Murgia meridionale, sono ricostruite analizzando le rispettive politiche del territorio, i ruoli assolti al servizio della corona spagnola, le lotte ingaggiate per accedere al regio patronage, nonché le strategie matrimoniali, che fungevano da cardine nella costituzione delle alleanze e nella sanzione delle paci tra casati antagonisti. Sulla scorta del caso particolare, si mira ad evidenziare in primo luogo come la nobiltà regnicola condividesse pratiche comportamentali e valori culturali, in secondo luogo come i rapporti interni al gruppo nobiliare fossero strutturalmente competitivi e conflittuali. Le relazioni verticali tra il sovrano e i suoi nobili acuivano la concorrenza tra questi ultimi, che si contendevano le risorse materiali e simboliche dispensate dal re e sintomatiche del suo favore. L'endemica lotta interna alla nobiltà, tuttavia, produceva di rado conseguenze estreme ed erano ricorrenti i compromessi. È quanto si ricava valutando i rapporti tra i diversi esponenti della nobiltà del Regno nell'ambito delle complessive politiche dei lignaggi di appartenenza, che erano in grado di ricucire le fratture con l'esterno prodotte dai singoli ricorrendo, in particolare, a matrimoni opportunamente combinati.
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