Nella collezione di disegni di Aubin-Louis Millin (1759-1818) della Bibliothèque nazionale de France, si conserva una inedita riproduzione di un sarcofago conservato un tempo nella chiesa della SS. Trinità di Venosa ed oggi scomparso. L’edificio venosino, come è noto, deve la sua fama principalmente al fatto di essere stato scelto quale luogo di sepoltura dei figli di Tancredi d’Altavilla, i primi conquistatori normanni dell’Italia meridionale e, infine, di Roberto il Guiscardo, regista e attore delle vicende che portarono alla trasformazione del piccolo cenobio benedettino in una delle più grandi abbazie del Mezzogiorno Le uniche notizie dell’esistenza di questo sarcofago, «regardé comme le tombeau d’une fille de Robert Guiscard à Venosa», si devono ad alcune lettere di Millin stesso, che ripercorrono le tappe salienti del suo viaggio in Italia, descrivono l’opera, oltre a disegnarla. Partendo dall’analisi del disegno si cerca di contestualizzare l’opera e di inserirla nelle lunghe e complesse vicende relative alla chiesa di Venosa ed alla grande chiesa incompiuta che si erge alle sue spalle. Vengono presi in considerazione i sepolcri superstiti conservati nella chiesa e la loro attribuzione a personaggi della famiglia degli Altavilla, ripercorrendo in maniera critica le varie fasi di vita della chiesa e di conseguenza le numerose trasformazioni e gli interventi di restauro antichi e moderni che hanno condizionato la memoria delle stesse tombe. Infine si pone l’attenzione su una serie di vicende, relative al destino delle figlie del Guiscardo, dimenticate dalle fonti perché la memoria selettiva di quel passato non ha ritenuto necessario conservarle.

Urbs Venusina nitet tantis decorata sepulchris: note su una storia di presenze e assenze.

DEROSA, Luisa Maria Sterpeta
2014-01-01

Abstract

Nella collezione di disegni di Aubin-Louis Millin (1759-1818) della Bibliothèque nazionale de France, si conserva una inedita riproduzione di un sarcofago conservato un tempo nella chiesa della SS. Trinità di Venosa ed oggi scomparso. L’edificio venosino, come è noto, deve la sua fama principalmente al fatto di essere stato scelto quale luogo di sepoltura dei figli di Tancredi d’Altavilla, i primi conquistatori normanni dell’Italia meridionale e, infine, di Roberto il Guiscardo, regista e attore delle vicende che portarono alla trasformazione del piccolo cenobio benedettino in una delle più grandi abbazie del Mezzogiorno Le uniche notizie dell’esistenza di questo sarcofago, «regardé comme le tombeau d’une fille de Robert Guiscard à Venosa», si devono ad alcune lettere di Millin stesso, che ripercorrono le tappe salienti del suo viaggio in Italia, descrivono l’opera, oltre a disegnarla. Partendo dall’analisi del disegno si cerca di contestualizzare l’opera e di inserirla nelle lunghe e complesse vicende relative alla chiesa di Venosa ed alla grande chiesa incompiuta che si erge alle sue spalle. Vengono presi in considerazione i sepolcri superstiti conservati nella chiesa e la loro attribuzione a personaggi della famiglia degli Altavilla, ripercorrendo in maniera critica le varie fasi di vita della chiesa e di conseguenza le numerose trasformazioni e gli interventi di restauro antichi e moderni che hanno condizionato la memoria delle stesse tombe. Infine si pone l’attenzione su una serie di vicende, relative al destino delle figlie del Guiscardo, dimenticate dalle fonti perché la memoria selettiva di quel passato non ha ritenuto necessario conservarle.
2014
9788898229307
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