Il culto per gli angeli, creature immateriali, mediatori privilegiati con il divino prima della “concorrenza” del culto dei santi, privi di corporeità e di coordinate spazio-temporali definite, è un culto particolarmente sentito e diffuso sin dalle origini cristiane, nonostante la diffidenza dell’apostolo Paolo, le precisazione dell’autore di Ebrei e di Apocalissi e la condanna del canone 35 del concilio di Laodicea (seconda metà del IV secolo). Tuttavia la figura dell’Angelo, “segno manifesto del favore celeste”, a metà strada tra il cielo e la terra, ha interessato in maniera trasversale diversi ambiti: dalla teologia, alla letteratura ed esegesi patristica, all’iconografia, all’agiografia. Nei testi presi in esame, soprattutto di area campana, emerge una notevole presenza dell’Angelo nell’intreccio, talvolta molto complicato, dei racconti: in alcuni casi i riferimenti sono generici e sembrano richiamare la figura dell’angelo custode, che appare in sogno o interviene per aiutare i protagonisti dei racconti; in altri casi l’associazione Angelus Domini/Michele è suggerita dal contesto narrativo e/o dal riferimento ad alcuni attributi specifici di Michele, consolidatisi nella tradizione cultuale (per esempio l’associazione con fenomeni naturali); o dal contesto paesaggistico e dall’agiotoponomastica del territorio in questione; in altri casi è evidente che gli interventi dell’angelo e/o di Michele si fanno tanto più frequenti e incisivi quanto seriori sono le recensiones che li attestano. Le modalità di intervento della potenza angelica sembrano assumere una duplice funzione: per un verso si configurano come radicalmente risolutive delle difficoltà estreme in cui si trova il protagonista; per altro verso sono collegate a trasferimenti repentini e difficilmente giustificabili anche dagli agiografi più fantasiosi. In questo modo l’intervento dell’Angelo garantisce all’agiografo la possibilità di assegnare al santo/martire protagonista del racconto una patria lontana e straniera, finalizzata a nobilitarne le origini collegandola a personaggi illustri della cristianità antica. Michele, Raffaele e Gabriele, sono gli arcangeli menzionati col proprio nome nella Sacra Scrittura ed assumono funzioni e compiti diversificati. Fra i tre Michele è quello che ha avuto maggior fortuna e che in genere assomma su di sé una serie di funzioni e attributi --messaggero di Dio, guerriero e capo delle milizie celesti, protettore di Israele, della Chiesa, delle nazioni, delle città, guaritore, liturgo, psicopompo-- che finiscono con il mettere in ombra il ruolo degli altri due, catalizzandone funzioni e compiti, fino a diventare l’Angelo per antonomasia: non bisogna dimenticare che la tradizione giudaica e cristiana, nelle sue molteplici espressioni, ha spesso individuato Michele in figure genericamente descritte o presentate come angeli. In questa prospettiva un ruolo fondamentale è svolto dall’agiografia micaelica di fondazione santuariale, un’agiografia fortemente “connotata”. Punto di partenza “obbligatorio” è il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (VIII secolo), l’operetta agiografica che consente di ricostruire la storia del culto dell’Angelo sulla montagna pugliese e della fondazione del santuario garganico, il più importante luogo di culto micaelico in Occidente tra tarda antichità e alto medioevo. Il componimento agiografico e il santuario micaelico elaborarono caratteri identitari specifici fino a costituire un prototipo a livello di agiografia santuariale e di tipologia insediativa. Michele, l’Angelo che combatte e vince, si presta in maniera ideale a sacralizzare nuovi spazi rappresentando istanze dominanti: tutto questo fu ben compreso da Longobardi, Bizantini e Normanni che, in Italia meridionale, nel nome di Michele, elaborarono una produzione agiografica “mirata” per avvallare la loro presenza sul territorio, anche attraverso la “riscrittura” di alcuni testi cui erano sottese precise strategie politico-religiose.

The cult of the Angels, which represent immaterial creatures without corporeity and space-time coordinates and preferred mediators with the divinity before the "competition" of the cult of saints, is particularly felt and widespread since the Christian origins; this, in spite of the Apostle Paul’s distrust, of the specification of the author of Hebrews and Apocalypses and of the condemnation of the canon 35 of the Laodicea council (second half of the fourth century). However, the concept of Angel, as expression of God’s favor, halfway between heaven and earth, has indeed involved different fields, including theology, literature and patristic exegesis, iconography, and hagiography. The texts considered, coming especially from Campania, show a significant presence of the Angel in the complicated plot of the stories: sometimes the references are generic and seem to keep in mind the figure of the guardian angel, who appears in a dream or intervenes to help the protagonists of the stories; sometimes the connection Angelus Domini/Michael is suggested by the narrative context and/or by reference to some specific attributes of Michael, which are consolidated in the religious tradition (e.g., the connection with natural phenomena) and/or by context; in other cases it is clear that the interventions of the angel and/or Michael will be much more frequent and incisive as from later recensiones attesting this. The procedures of action of the angelic power seem to have a dual function: on one hand, they are configured as resolutive of the extreme difficulties in which the protagonist has incurred; on the other hand, they are connected to sudden movements, difficult to justify even by the most imaginative hagiographers. In this way, the intervention of the Angel assures to the hagiographer the ability to assign a distant and foreign homeland to the saint/martyr, which is the protagonist of the story, and this is intended to ennoble the saint/martyr’s origins, linking him to famous people of the ancient Christianity. Michael, Raphael and Gabriel are the archangels mentioned with their own names in the Holy Scripture; they assume different functions and tasks. Among them, Michael is the one with the greatest fortune and which combines a number of functions and attributes ‒ God’s messenger, warrior and leader of the heavenly army, protector of Israel, of the Church, of nations and cities, healer, liturgist, psycopompo ‒ which end up overshadowing the role of the other two archangels, attracting functions and tasks: Michael becomes the angel par excellence. In the Jewish and Christian traditions, Michael has been often identified in figures generically described or presented like Angels. In this perspective, St. Michael’s hagiography plays a key role also in the foundation of the sanctuaries; this hagiography is strongly "characterized". The "required" starting point is the Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (eighth century), the hagiographic text, which allows to reconstruct the history of the cult of the Angel on the mountain of Puglia and the foundation of the sanctuary on Gargano mountain, the most important place of the cult of St. Michael in Western Europe between Late Antiquity and Middle Ages. This hagiographic text and the sanctuary of St. Michael drew up specific identifying characteristics to make a prototype for hagiography and type of sanctuary. Michael, the Angel who fights and wins, is the ideal Angel to sanctify new areas, expressing dominant instances or voicing the dominant demands: indeed, Lombards, Byzantines and Normans understood the power of St. Michael in Southern Italy: in the name of Michael they worked out a hagiographic production "focused" to endorse their presence in the territory, also by "rewriting" some hagiographic texts. All of the above was often aimed at expressing specific underlying political-religious strategies.

Angeli nell'agiografia di area italomeridionale

CAMPIONE, Ada
2015-01-01

Abstract

Il culto per gli angeli, creature immateriali, mediatori privilegiati con il divino prima della “concorrenza” del culto dei santi, privi di corporeità e di coordinate spazio-temporali definite, è un culto particolarmente sentito e diffuso sin dalle origini cristiane, nonostante la diffidenza dell’apostolo Paolo, le precisazione dell’autore di Ebrei e di Apocalissi e la condanna del canone 35 del concilio di Laodicea (seconda metà del IV secolo). Tuttavia la figura dell’Angelo, “segno manifesto del favore celeste”, a metà strada tra il cielo e la terra, ha interessato in maniera trasversale diversi ambiti: dalla teologia, alla letteratura ed esegesi patristica, all’iconografia, all’agiografia. Nei testi presi in esame, soprattutto di area campana, emerge una notevole presenza dell’Angelo nell’intreccio, talvolta molto complicato, dei racconti: in alcuni casi i riferimenti sono generici e sembrano richiamare la figura dell’angelo custode, che appare in sogno o interviene per aiutare i protagonisti dei racconti; in altri casi l’associazione Angelus Domini/Michele è suggerita dal contesto narrativo e/o dal riferimento ad alcuni attributi specifici di Michele, consolidatisi nella tradizione cultuale (per esempio l’associazione con fenomeni naturali); o dal contesto paesaggistico e dall’agiotoponomastica del territorio in questione; in altri casi è evidente che gli interventi dell’angelo e/o di Michele si fanno tanto più frequenti e incisivi quanto seriori sono le recensiones che li attestano. Le modalità di intervento della potenza angelica sembrano assumere una duplice funzione: per un verso si configurano come radicalmente risolutive delle difficoltà estreme in cui si trova il protagonista; per altro verso sono collegate a trasferimenti repentini e difficilmente giustificabili anche dagli agiografi più fantasiosi. In questo modo l’intervento dell’Angelo garantisce all’agiografo la possibilità di assegnare al santo/martire protagonista del racconto una patria lontana e straniera, finalizzata a nobilitarne le origini collegandola a personaggi illustri della cristianità antica. Michele, Raffaele e Gabriele, sono gli arcangeli menzionati col proprio nome nella Sacra Scrittura ed assumono funzioni e compiti diversificati. Fra i tre Michele è quello che ha avuto maggior fortuna e che in genere assomma su di sé una serie di funzioni e attributi --messaggero di Dio, guerriero e capo delle milizie celesti, protettore di Israele, della Chiesa, delle nazioni, delle città, guaritore, liturgo, psicopompo-- che finiscono con il mettere in ombra il ruolo degli altri due, catalizzandone funzioni e compiti, fino a diventare l’Angelo per antonomasia: non bisogna dimenticare che la tradizione giudaica e cristiana, nelle sue molteplici espressioni, ha spesso individuato Michele in figure genericamente descritte o presentate come angeli. In questa prospettiva un ruolo fondamentale è svolto dall’agiografia micaelica di fondazione santuariale, un’agiografia fortemente “connotata”. Punto di partenza “obbligatorio” è il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (VIII secolo), l’operetta agiografica che consente di ricostruire la storia del culto dell’Angelo sulla montagna pugliese e della fondazione del santuario garganico, il più importante luogo di culto micaelico in Occidente tra tarda antichità e alto medioevo. Il componimento agiografico e il santuario micaelico elaborarono caratteri identitari specifici fino a costituire un prototipo a livello di agiografia santuariale e di tipologia insediativa. Michele, l’Angelo che combatte e vince, si presta in maniera ideale a sacralizzare nuovi spazi rappresentando istanze dominanti: tutto questo fu ben compreso da Longobardi, Bizantini e Normanni che, in Italia meridionale, nel nome di Michele, elaborarono una produzione agiografica “mirata” per avvallare la loro presenza sul territorio, anche attraverso la “riscrittura” di alcuni testi cui erano sottese precise strategie politico-religiose.
2015
The cult of the Angels, which represent immaterial creatures without corporeity and space-time coordinates and preferred mediators with the divinity before the "competition" of the cult of saints, is particularly felt and widespread since the Christian origins; this, in spite of the Apostle Paul’s distrust, of the specification of the author of Hebrews and Apocalypses and of the condemnation of the canon 35 of the Laodicea council (second half of the fourth century). However, the concept of Angel, as expression of God’s favor, halfway between heaven and earth, has indeed involved different fields, including theology, literature and patristic exegesis, iconography, and hagiography. The texts considered, coming especially from Campania, show a significant presence of the Angel in the complicated plot of the stories: sometimes the references are generic and seem to keep in mind the figure of the guardian angel, who appears in a dream or intervenes to help the protagonists of the stories; sometimes the connection Angelus Domini/Michael is suggested by the narrative context and/or by reference to some specific attributes of Michael, which are consolidated in the religious tradition (e.g., the connection with natural phenomena) and/or by context; in other cases it is clear that the interventions of the angel and/or Michael will be much more frequent and incisive as from later recensiones attesting this. The procedures of action of the angelic power seem to have a dual function: on one hand, they are configured as resolutive of the extreme difficulties in which the protagonist has incurred; on the other hand, they are connected to sudden movements, difficult to justify even by the most imaginative hagiographers. In this way, the intervention of the Angel assures to the hagiographer the ability to assign a distant and foreign homeland to the saint/martyr, which is the protagonist of the story, and this is intended to ennoble the saint/martyr’s origins, linking him to famous people of the ancient Christianity. Michael, Raphael and Gabriel are the archangels mentioned with their own names in the Holy Scripture; they assume different functions and tasks. Among them, Michael is the one with the greatest fortune and which combines a number of functions and attributes ‒ God’s messenger, warrior and leader of the heavenly army, protector of Israel, of the Church, of nations and cities, healer, liturgist, psycopompo ‒ which end up overshadowing the role of the other two archangels, attracting functions and tasks: Michael becomes the angel par excellence. In the Jewish and Christian traditions, Michael has been often identified in figures generically described or presented like Angels. In this perspective, St. Michael’s hagiography plays a key role also in the foundation of the sanctuaries; this hagiography is strongly "characterized". The "required" starting point is the Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano (eighth century), the hagiographic text, which allows to reconstruct the history of the cult of the Angel on the mountain of Puglia and the foundation of the sanctuary on Gargano mountain, the most important place of the cult of St. Michael in Western Europe between Late Antiquity and Middle Ages. This hagiographic text and the sanctuary of St. Michael drew up specific identifying characteristics to make a prototype for hagiography and type of sanctuary. Michael, the Angel who fights and wins, is the ideal Angel to sanctify new areas, expressing dominant instances or voicing the dominant demands: indeed, Lombards, Byzantines and Normans understood the power of St. Michael in Southern Italy: in the name of Michael they worked out a hagiographic production "focused" to endorse their presence in the territory, also by "rewriting" some hagiographic texts. All of the above was often aimed at expressing specific underlying political-religious strategies.
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