Nonostante abbia perso il primato mondiale a favore della Spagna, la produzione di olio di oliva continua a rivestire un ruolo fondamentale nella filiera agro-alimentare italiana, in modo particolare nelle regioni meridionali. In queste ultime si concentra il 79,5% della superficie e circa il 90% della produzione olivicola nazionale che, nel 2009, è stata stimata dall'Istat pari a oltre 36 milioni di quintali di olive (34 milioni di quintali sono quelle raccolte). Secondo l'ultima indagine Istat (ISTAT 2008) sono circa 776 mila le aziende che coltivano olivi, mentre la superficie totale, nel 2010, ammontava ad oltre 1.183.000 ettari. Al 2008, secondo dati Agea, risultano attivi in Italia 4.966 frantoi, la maggior parte dei quali (70%) localizzati al Sud. Tra questi le strutture cooperative svolgono un ruolo di rilievo, soprattutto in Puglia e nelle regioni olivicole dell'Italia centrale. Secondo un'indagine curata da Unaprol (2005) l'84% dei frantoi utilizza il sistema di estrazione continuo per centrifugazione, mentre è sempre minore il numero di frantoi che utilizza il sistema per pressione (15%). Infine, solamente l'1% delle aziende adotta un sistema di estrazione per percolamento (associato ad una successiva estrazione per centrifugazione). In questo articolo, si fornisce una panoramica delle tipologie di residui olivicolo-oleari disponibili in Italia per una valorizzazione energetica ed una preliminare stima dei quantitativi nazionali. Vengono inoltre discusse le principali problematiche allo sviluppo del settore dell'energia da biomassa con particolare riferimento alla filiera olivicolo-olearia.
Valorizzazione energetica di residui e sottoprodotti della filiera olivicola-olearia in Italia
PANTALEO, ANTONIO;DE GENNARO, Bernardo Corrado
2011-01-01
Abstract
Nonostante abbia perso il primato mondiale a favore della Spagna, la produzione di olio di oliva continua a rivestire un ruolo fondamentale nella filiera agro-alimentare italiana, in modo particolare nelle regioni meridionali. In queste ultime si concentra il 79,5% della superficie e circa il 90% della produzione olivicola nazionale che, nel 2009, è stata stimata dall'Istat pari a oltre 36 milioni di quintali di olive (34 milioni di quintali sono quelle raccolte). Secondo l'ultima indagine Istat (ISTAT 2008) sono circa 776 mila le aziende che coltivano olivi, mentre la superficie totale, nel 2010, ammontava ad oltre 1.183.000 ettari. Al 2008, secondo dati Agea, risultano attivi in Italia 4.966 frantoi, la maggior parte dei quali (70%) localizzati al Sud. Tra questi le strutture cooperative svolgono un ruolo di rilievo, soprattutto in Puglia e nelle regioni olivicole dell'Italia centrale. Secondo un'indagine curata da Unaprol (2005) l'84% dei frantoi utilizza il sistema di estrazione continuo per centrifugazione, mentre è sempre minore il numero di frantoi che utilizza il sistema per pressione (15%). Infine, solamente l'1% delle aziende adotta un sistema di estrazione per percolamento (associato ad una successiva estrazione per centrifugazione). In questo articolo, si fornisce una panoramica delle tipologie di residui olivicolo-oleari disponibili in Italia per una valorizzazione energetica ed una preliminare stima dei quantitativi nazionali. Vengono inoltre discusse le principali problematiche allo sviluppo del settore dell'energia da biomassa con particolare riferimento alla filiera olivicolo-olearia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.