L’a. analizza il sistema rimediale previsto a tutela dell’«arbitrato endosocietario», il quale rappresenta una novità assoluta introdotta nel nostro ordinamento dalla riforma del processo societario (d.lg. 17 gennaio 2003, n. 5). In particolare, alla luce degli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza sul tema, l’a. approfondisce gli effetti dello ius superveniens sulle clausole compromissorie statutarie non adeguate alla nuova disciplina, le quali non attribuiscano ad un soggetto estraneo alla compagine sociale il potere di nomina degli arbitri. All’esito di un’interpretazione sistematica delle norme in questione l’a. qualifica la natura della nullità sancita dall’art. 34, comma 2, d.lg. 5/2003 in termini di nullità parziale sopravvenuta. La nullità sopravvenuta della clausola compromissoria statutaria rappresenta un singolare caso ermeneutico, ove il risultato di un approccio letterale viene confermato dalla lettura sistematica e assiologica della disciplina di riforma delle norme sostanziali e processuali in materia societaria. La ratio legis sottesa alla riforma societaria è costituita dalla esigenza di assicurare l’effettività e l’efficienza del procedimento arbitrale, soprattutto nelle ipotesi, più frequenti in materia societaria, di pluralità di parti, al fine di garantire l’indipendenza e l’imparzialità degli arbitri. La deroga all’irretroattività delle leggi (art. 11 disp. prel.), sotto il profilo del diritto intertemporale, si giustifica, invece, per la finalità perseguita dal legislatore di evitare la sussistenza di modelli organizzativi diversi, obiettivo pratico-sociale prevalente rispetto al bene sacrificato costituito dalla certezza del diritto.

La nullità sopravvenuta della clausola compromissoria tra interpretazione letterale e sistematica

CORRIERO, VALERIA
2008-01-01

Abstract

L’a. analizza il sistema rimediale previsto a tutela dell’«arbitrato endosocietario», il quale rappresenta una novità assoluta introdotta nel nostro ordinamento dalla riforma del processo societario (d.lg. 17 gennaio 2003, n. 5). In particolare, alla luce degli orientamenti della dottrina e della giurisprudenza sul tema, l’a. approfondisce gli effetti dello ius superveniens sulle clausole compromissorie statutarie non adeguate alla nuova disciplina, le quali non attribuiscano ad un soggetto estraneo alla compagine sociale il potere di nomina degli arbitri. All’esito di un’interpretazione sistematica delle norme in questione l’a. qualifica la natura della nullità sancita dall’art. 34, comma 2, d.lg. 5/2003 in termini di nullità parziale sopravvenuta. La nullità sopravvenuta della clausola compromissoria statutaria rappresenta un singolare caso ermeneutico, ove il risultato di un approccio letterale viene confermato dalla lettura sistematica e assiologica della disciplina di riforma delle norme sostanziali e processuali in materia societaria. La ratio legis sottesa alla riforma societaria è costituita dalla esigenza di assicurare l’effettività e l’efficienza del procedimento arbitrale, soprattutto nelle ipotesi, più frequenti in materia societaria, di pluralità di parti, al fine di garantire l’indipendenza e l’imparzialità degli arbitri. La deroga all’irretroattività delle leggi (art. 11 disp. prel.), sotto il profilo del diritto intertemporale, si giustifica, invece, per la finalità perseguita dal legislatore di evitare la sussistenza di modelli organizzativi diversi, obiettivo pratico-sociale prevalente rispetto al bene sacrificato costituito dalla certezza del diritto.
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