L’esame del dipinto su tela “San Rocco e gli appestati” di Jacopo Tintoretto ha avuto inizio in occasione del recente restauro, descritto dettagliatamente in questo volume. Scopo delle indagini scientifiche era ottenere informazioni sui materiali e sulle tecniche usate al fine di ampliare le conoscenze sul modus operandi del Tintoretto, confrontando i risultati ottenuti con i dati di letteratura, nonché fornire un supporto di conoscenza alla programmazione degli interventi di restauro. Negli anni passati numerosi dipinti di Jacopo Tintoretto sono stati sottoposti ad un’indagine scientifica. I primi studi, risalenti agli anni 1970-1980, trattano, in particolare, alcuni dipinti della National Gallery di Londra, “San Giorgio e il Drago”, “Cristo lava i piedi ai suoi Discepoli”, L’origine della Via Lattea”, “Ritratto di Vincenzo Morosini” , ed altri quattro attribuiti o associati al Tintoretto nonché vari capolavori conservati a Venezia, in particolare nella Chiesa della Madonna dell’Orto , nella Scuola di San Rocco , nella Chiesa di San Simeone Grande e nella Galleria dell’Accademia . Studi più recenti sono dedicati rispettivamente ai pigmenti del ciclo Gonzaga ed al “Dreams of men” del Detroit Institute of Arts . Dell’impiego di materiali vetrosi nei dipinti veneziani del Rinascimento tratta, invece, Barbara Berrie, includendo il “Cristo sul mare di Galilea” della collezione Samuel H. Kress di Washington. Tintoretto non costituisce un oggetto di studio facile in quanto poche sue opere sono firmate o datate, e poche sono databili con certezza. Dei dipinti studiati sono stati esaminati gli strati di preparazione, i pigmenti ed i leganti pittorici. Le indagini condotte, mediante tecniche analitiche di livello più o meno avanzato, hanno fornito una banca dati significativa sulla tecnica pittorica del Tintoretto. Il presente lavoro costituisce un piccolo contributo nell’ambito di una ricerca più ampia e sistematica sulla tecnica pittorica del pittore veneto. Per lo studio dei materiali e della tecnica pittorica del “San Rocco e gli Appestati” ci si è avvalsi di tecniche analitiche non distruttive e microdistruttive in quanto applicabili a quantitativi di materiale inferiori al milligrammo, prelevati in punti diversi del dipinto. In vari punti del dipinto sono state effettuate delle misure colorimetriche al fine di descrivere le qualità dei colori e di monitorare eventuali variazioni prima e dopo l’intervento di restauro e nel tempo. Gli spettri ottenuti permettono, a volte, anche l’identificazione dei pigmenti. Nel corso del restauro, dal dipinto in questione sono stati prelevati campioni da zone diverse. Dapprima tutti i campioni sono stati sottoposti ad un attento esame allo stereomicroscopio. Tre frammenti di campioni provenienti da punti diversi sono stati inglobati in resina epossidica per ricavarne delle sezioni trasversali che poi sono state osservate al microscopio ottico (MO) in luce visibile riflessa ed al microscopio elettronico a scansione (SEM) ed analizzate mediante spettroscopia micro-Raman. Sulle sezioni trasversali è stata condotta un’analisi chimica elementare con l’ausilio del SEM dotato di un dispositivo per la spettroscopia a dispersione di energia (EDS). In effetti, la tecnologia ESEM è frequentemente impiegata nel campo dei beni culturali, in particolare per lo studio di sezioni stratigrafiche di dipinti. Al fine di stabilire la composizione chimica delle diverse vernici presenti sul dipinto, sono stati effettuati dei campionamenti tramite batuffoli imbevuti di alcuni solventi. L’intento è stato quello di fornire indicazioni utili al restauratore per proseguire correttamente le operazioni di pulitura previste. Per il riconoscimento delle sostanze organiche presenti nelle vernici campionate è stata impiegata la gas cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS).
INDAGINE SU MATERIALI E TECNICHE DEL “SAN ROCCO E GLI APPESTATI” DI JACOPO TINTORETTO
VAN DER WERF, INEZ DOROTHE';MONNO, Alessandro;LAVIANO, Rocco;SABBATINI, Luigia
2010-01-01
Abstract
L’esame del dipinto su tela “San Rocco e gli appestati” di Jacopo Tintoretto ha avuto inizio in occasione del recente restauro, descritto dettagliatamente in questo volume. Scopo delle indagini scientifiche era ottenere informazioni sui materiali e sulle tecniche usate al fine di ampliare le conoscenze sul modus operandi del Tintoretto, confrontando i risultati ottenuti con i dati di letteratura, nonché fornire un supporto di conoscenza alla programmazione degli interventi di restauro. Negli anni passati numerosi dipinti di Jacopo Tintoretto sono stati sottoposti ad un’indagine scientifica. I primi studi, risalenti agli anni 1970-1980, trattano, in particolare, alcuni dipinti della National Gallery di Londra, “San Giorgio e il Drago”, “Cristo lava i piedi ai suoi Discepoli”, L’origine della Via Lattea”, “Ritratto di Vincenzo Morosini” , ed altri quattro attribuiti o associati al Tintoretto nonché vari capolavori conservati a Venezia, in particolare nella Chiesa della Madonna dell’Orto , nella Scuola di San Rocco , nella Chiesa di San Simeone Grande e nella Galleria dell’Accademia . Studi più recenti sono dedicati rispettivamente ai pigmenti del ciclo Gonzaga ed al “Dreams of men” del Detroit Institute of Arts . Dell’impiego di materiali vetrosi nei dipinti veneziani del Rinascimento tratta, invece, Barbara Berrie, includendo il “Cristo sul mare di Galilea” della collezione Samuel H. Kress di Washington. Tintoretto non costituisce un oggetto di studio facile in quanto poche sue opere sono firmate o datate, e poche sono databili con certezza. Dei dipinti studiati sono stati esaminati gli strati di preparazione, i pigmenti ed i leganti pittorici. Le indagini condotte, mediante tecniche analitiche di livello più o meno avanzato, hanno fornito una banca dati significativa sulla tecnica pittorica del Tintoretto. Il presente lavoro costituisce un piccolo contributo nell’ambito di una ricerca più ampia e sistematica sulla tecnica pittorica del pittore veneto. Per lo studio dei materiali e della tecnica pittorica del “San Rocco e gli Appestati” ci si è avvalsi di tecniche analitiche non distruttive e microdistruttive in quanto applicabili a quantitativi di materiale inferiori al milligrammo, prelevati in punti diversi del dipinto. In vari punti del dipinto sono state effettuate delle misure colorimetriche al fine di descrivere le qualità dei colori e di monitorare eventuali variazioni prima e dopo l’intervento di restauro e nel tempo. Gli spettri ottenuti permettono, a volte, anche l’identificazione dei pigmenti. Nel corso del restauro, dal dipinto in questione sono stati prelevati campioni da zone diverse. Dapprima tutti i campioni sono stati sottoposti ad un attento esame allo stereomicroscopio. Tre frammenti di campioni provenienti da punti diversi sono stati inglobati in resina epossidica per ricavarne delle sezioni trasversali che poi sono state osservate al microscopio ottico (MO) in luce visibile riflessa ed al microscopio elettronico a scansione (SEM) ed analizzate mediante spettroscopia micro-Raman. Sulle sezioni trasversali è stata condotta un’analisi chimica elementare con l’ausilio del SEM dotato di un dispositivo per la spettroscopia a dispersione di energia (EDS). In effetti, la tecnologia ESEM è frequentemente impiegata nel campo dei beni culturali, in particolare per lo studio di sezioni stratigrafiche di dipinti. Al fine di stabilire la composizione chimica delle diverse vernici presenti sul dipinto, sono stati effettuati dei campionamenti tramite batuffoli imbevuti di alcuni solventi. L’intento è stato quello di fornire indicazioni utili al restauratore per proseguire correttamente le operazioni di pulitura previste. Per il riconoscimento delle sostanze organiche presenti nelle vernici campionate è stata impiegata la gas cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.