L’esame del dipinto su tavola “San Pietro Martire” di Giovanni Bellini conservato presso la Pinacoteca Provinciale di Bari ha avuto inizio in occasione del recente restauro, descritto dettagliatamente in questo volume. Scopo delle indagini scientifiche era ottenere informazioni sui materiali e sulle tecniche usate al fine di ampliare le conoscenze sul modus operandi del Bellini e, confrontando i risultati ottenuti con i dati di letteratura, dare un contributo per la collocazione cronologica di questo dipinto nella vasta opera del pittore veneziano. Negli anni passati numerosi dipinti di Giovanni Bellini sono stati sottoposti ad un’indagine scientifica approfondita. Si tratta, in particolare, di alcuni dipinti della National Gallery di Londra, come il “Il Sangue del Redentore” (1460-65) , “La Preghiera nell’orto” (1465 circa) e “La Madonna del Prato” (1500 circa) , nonché di vari capolavori conservati in Italia quali “La Pala Pesaro” (1472-1474) del Museo Civico di Pesaro , “La Pala di San Giobbe” (1487 ca.) delle Gallerie dell’Accademia a Venezia , “La Pala Barbarigo” (1488 circa) della Chiesa di San Pietro Martire a Murano , “La Pala di San Zaccaria” (1505) e “La Pala di San Giovanni Crisostomo” (1513) nelle omonime Chiese a Venezia . Infine, un copioso volume è stato dedicato allo studio del complesso dipinto “Festino degli Dei” (1514) della National Gallery a Washington, opera realizzata da Giovanni Bellini e successivamente modificata da Tiziano . Di questi dipinti sono stati esaminati gli strati di preparazione, i pigmenti ed i leganti pittorici. Le indagini condotte, mediante tecniche analitiche di livello più o meno avanzato, hanno fornito una banca dati significativa sull’evoluzione della tecnica pittorica del Bellini e, di riflesso, di quella relativa al periodo storico in cui l’artista ha operato (tra il XV e XVI secolo). In particolare, è stato possibile acquisire ulteriori dati sul passaggio dalla tavola lignea alla tela e sulla graduale introduzione degli olii siccativi quale legante pittorico, prima in combinazione e poi in alternativa alla tempera. Per lo studio dei materiali e della tecnica pittorica del “San Pietro Martire” ci si è avvalsi di tecniche analitiche non distruttive e microdistruttive in quanto applicabili a quantitativi di materiale inferiori al milligrammo, prelevati in punti diversi del dipinto. Nel corso del restauro, dal dipinto in questione sono stati prelevati campioni da zone diverse. Dapprima tutti i campioni sono stati sottoposti ad un attento esame allo stereomicroscopio. Un frammento del campione proveniente dal cielo in alto è stato inglobato in resina epossidica per ricavarne una sezione trasversale sottile che poi è stata osservata al microscopio ottico (MO) in luce visibile trasmessa ed al microscopio elettronico a scansione (SEM). Su alcuni frammenti e sulla sezione sottile è stata condotta un’analisi chimica elementare con l’ausilio del SEM dotato di un dispositivo per la spettroscopia a dispersione di energia (EDS). In effetti, la tecnologia ESEM è frequentemente impiegata nel campo dei beni culturali, in particolare per lo studio di sezioni stratigrafiche di dipinti . In vari punti del dipinto, inoltre, sono state effettuate delle misure colorimetriche al fine di descrivere le qualità dei colori e di monitorare eventuali variazioni nel tempo. Gli spettri ottenuti permettono, a volte, anche l’identificazione dei pigmenti. Per il riconoscimento delle sostanze organiche (leganti, vernice, ecc.) sono state impiegate le seguenti tecniche analitiche: gas cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS), pirolisi-GC-MS (Py-GC-MS) e matrix-assisted laser desorption/ionization spettrometria di massa (MALDI-MS). Con riferimento all’impiego di queste tecniche nel settore del beni culturali appare opportuno osservare quanto segue. La tecnica GC-MS permette di analizzare la frazione proteica e la frazione acida/neutra (lipidi, resine, ecc.). In particolare, l’analisi della prima frazione consente di identificare le proteine mediante determinazione quantitativa degli amminoacidi liberati da idrolisi acida, mentre nella seconda frazione, tramite determinazione quantitativa di acidi grassi e di carbossilici e identificazione di marker molecolari, si determina la presenza di oli siccativi, cere e resine naturali (vegetali e animali) . L’analisi Py-GC-MS, rispetto alla GC-MS, ha il vantaggio di ridurre il pretrattamento chimico del campione in modo da limitare perdite e contaminazioni . La pirolisi, inoltre, consente di studiare i polimeri presenti in alcune resine naturali, come nella sandracca e nelle copali, ed in materiali sintetici, quali resine acriliche e chetoniche. D’altra parte, la tecnica Py-GC-MS è meno affidabile rispetto alla GC-MS nella determinazione dei rapporti degli acidi grassi utili ai fini della distinzione fra legante oleoso e tempera a base di uovo (rapporto fra acido azelaico/acido palmitico; A/P) nonché della caratterizzazione del tipo di olio (rapporto acido palimitico/acido stearico; P/S). Infine, l’analisi mediante MALDI-MS, la cui applicazione nel campo dei beni culturali non è che agli esordi , permette un’identificazione più completa dei materiali proteici rispetto alla GC-MS. In particolare, possono essere distinte le varie colle animali (colla di coniglio, colla di pesce, ecc.) e si può discriminare fra uovo intero, tuorlo e albume.

Indagini diagnostiche del San Pietro martire di Giovanni Bellini

MONNO, Alessandro;LAVIANO, Rocco;VAN DER WERF I;CALVANO, COSIMA DAMIANA;SABBATINI, Luigia;
2008-01-01

Abstract

L’esame del dipinto su tavola “San Pietro Martire” di Giovanni Bellini conservato presso la Pinacoteca Provinciale di Bari ha avuto inizio in occasione del recente restauro, descritto dettagliatamente in questo volume. Scopo delle indagini scientifiche era ottenere informazioni sui materiali e sulle tecniche usate al fine di ampliare le conoscenze sul modus operandi del Bellini e, confrontando i risultati ottenuti con i dati di letteratura, dare un contributo per la collocazione cronologica di questo dipinto nella vasta opera del pittore veneziano. Negli anni passati numerosi dipinti di Giovanni Bellini sono stati sottoposti ad un’indagine scientifica approfondita. Si tratta, in particolare, di alcuni dipinti della National Gallery di Londra, come il “Il Sangue del Redentore” (1460-65) , “La Preghiera nell’orto” (1465 circa) e “La Madonna del Prato” (1500 circa) , nonché di vari capolavori conservati in Italia quali “La Pala Pesaro” (1472-1474) del Museo Civico di Pesaro , “La Pala di San Giobbe” (1487 ca.) delle Gallerie dell’Accademia a Venezia , “La Pala Barbarigo” (1488 circa) della Chiesa di San Pietro Martire a Murano , “La Pala di San Zaccaria” (1505) e “La Pala di San Giovanni Crisostomo” (1513) nelle omonime Chiese a Venezia . Infine, un copioso volume è stato dedicato allo studio del complesso dipinto “Festino degli Dei” (1514) della National Gallery a Washington, opera realizzata da Giovanni Bellini e successivamente modificata da Tiziano . Di questi dipinti sono stati esaminati gli strati di preparazione, i pigmenti ed i leganti pittorici. Le indagini condotte, mediante tecniche analitiche di livello più o meno avanzato, hanno fornito una banca dati significativa sull’evoluzione della tecnica pittorica del Bellini e, di riflesso, di quella relativa al periodo storico in cui l’artista ha operato (tra il XV e XVI secolo). In particolare, è stato possibile acquisire ulteriori dati sul passaggio dalla tavola lignea alla tela e sulla graduale introduzione degli olii siccativi quale legante pittorico, prima in combinazione e poi in alternativa alla tempera. Per lo studio dei materiali e della tecnica pittorica del “San Pietro Martire” ci si è avvalsi di tecniche analitiche non distruttive e microdistruttive in quanto applicabili a quantitativi di materiale inferiori al milligrammo, prelevati in punti diversi del dipinto. Nel corso del restauro, dal dipinto in questione sono stati prelevati campioni da zone diverse. Dapprima tutti i campioni sono stati sottoposti ad un attento esame allo stereomicroscopio. Un frammento del campione proveniente dal cielo in alto è stato inglobato in resina epossidica per ricavarne una sezione trasversale sottile che poi è stata osservata al microscopio ottico (MO) in luce visibile trasmessa ed al microscopio elettronico a scansione (SEM). Su alcuni frammenti e sulla sezione sottile è stata condotta un’analisi chimica elementare con l’ausilio del SEM dotato di un dispositivo per la spettroscopia a dispersione di energia (EDS). In effetti, la tecnologia ESEM è frequentemente impiegata nel campo dei beni culturali, in particolare per lo studio di sezioni stratigrafiche di dipinti . In vari punti del dipinto, inoltre, sono state effettuate delle misure colorimetriche al fine di descrivere le qualità dei colori e di monitorare eventuali variazioni nel tempo. Gli spettri ottenuti permettono, a volte, anche l’identificazione dei pigmenti. Per il riconoscimento delle sostanze organiche (leganti, vernice, ecc.) sono state impiegate le seguenti tecniche analitiche: gas cromatografia accoppiata alla spettrometria di massa (GC-MS), pirolisi-GC-MS (Py-GC-MS) e matrix-assisted laser desorption/ionization spettrometria di massa (MALDI-MS). Con riferimento all’impiego di queste tecniche nel settore del beni culturali appare opportuno osservare quanto segue. La tecnica GC-MS permette di analizzare la frazione proteica e la frazione acida/neutra (lipidi, resine, ecc.). In particolare, l’analisi della prima frazione consente di identificare le proteine mediante determinazione quantitativa degli amminoacidi liberati da idrolisi acida, mentre nella seconda frazione, tramite determinazione quantitativa di acidi grassi e di carbossilici e identificazione di marker molecolari, si determina la presenza di oli siccativi, cere e resine naturali (vegetali e animali) . L’analisi Py-GC-MS, rispetto alla GC-MS, ha il vantaggio di ridurre il pretrattamento chimico del campione in modo da limitare perdite e contaminazioni . La pirolisi, inoltre, consente di studiare i polimeri presenti in alcune resine naturali, come nella sandracca e nelle copali, ed in materiali sintetici, quali resine acriliche e chetoniche. D’altra parte, la tecnica Py-GC-MS è meno affidabile rispetto alla GC-MS nella determinazione dei rapporti degli acidi grassi utili ai fini della distinzione fra legante oleoso e tempera a base di uovo (rapporto fra acido azelaico/acido palmitico; A/P) nonché della caratterizzazione del tipo di olio (rapporto acido palimitico/acido stearico; P/S). Infine, l’analisi mediante MALDI-MS, la cui applicazione nel campo dei beni culturali non è che agli esordi , permette un’identificazione più completa dei materiali proteici rispetto alla GC-MS. In particolare, possono essere distinte le varie colle animali (colla di coniglio, colla di pesce, ecc.) e si può discriminare fra uovo intero, tuorlo e albume.
2008
88-317-9559
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