Background. Questo lavoro fa parte di un più corposo studio epidemiologico effettuato fra il 2004 e il 2010 in cui si analizzavano i ricoveri dei pazienti immigrati nel Policlinico di Bari. Ad un gruppo di questi pazienti fu somministrato un questionario per valutare la loro percezione del diritto all'accesso alle strutture sanitarie ed il modo in cui veniva esercitato tale diritto. Metodi. A tutti i pazienti non regolari, che per qualsiasi motivo avessero avuto accesso presso l'Ambulatorio per migranti della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico di Bari fra il giugno 2009 ed il giugno 20lO, veniva somministrato un questionario a risposta multipla. Le domande erano relative a: nazionalità, anno di arrivo in Italia, accesso alle strutture sanitarie nei due anni precedenti al questionario, consapevolezza riguardo i propri diritti e riguardo la funzione del codice STP (straniero temporaneamente presente). II questionario tradotto in diverse lingue (inglese, francese, arabo, amarcio, tigrino ecc.) fu somministrato nell'arco di 12 mesi in un periodo di tempo contrassegnato da una serie di tentativi di inasprimento della già restrittiva normativa che regolava i flussi di migrazione in Italia e accompagnato dalle polemiche che ebbero grande risalto su tutti i mass-media circa la possibilità dei medici di poter denunciare alle autorità la presenza di immigrati non regolari. Degli stessi pazienti poi abbiamo analizzato i risultati degli esami ematochimici e di alcuni test sierologici ed intradermici di screening per alcune fra le più diffuse malattie infettive (HIV, epatite B, epatite C, sifilide e tubercolosi). Risultati. 256 pazienti su 272 completarono il questionario. Il 60.9% dei pazienti non sapeva cosa fosse il codice STP. Solo il 21% sapeva a cosa serviva, anche se di questi il 76,6% ne ignorava il periodo di validità. Il 50,7% dei pazienti era a conoscenza del fatto che i medici dei Pronto Soccorso in Italia non potevano denunciare alla polizia una persona senza documenti di soggiorno regolari perché tutti hanno diritto di accesso alle cure urgenti. Più del 12% dei pazienti intervistati era convinto che il medico avesse l'obbligo di avvisare la polizia. Per quanto riguarda l'aspetto più strettamente medico il 3% dei pazienti risultò positivo agli anticorpi anti-HIV, il 5% aveva avuto un pregresso contatto con il Treponema pallidum (sifilide); nessuno aveva una sifilide in corso, il 5% era HBsAg+ e il 2% risultò essere HCV positivo. Il 44% dei pazienti presentava un infiltrato di diametro maggiore di lO mm dopo 72 ore dall'esecuzione dell'intradermoreazione secondo Mantoux.

L'accesso al sistema sanitario in Puglia per gli immigrati non regolari

Brindicci G;ANGARANO, Gioacchino
2013-01-01

Abstract

Background. Questo lavoro fa parte di un più corposo studio epidemiologico effettuato fra il 2004 e il 2010 in cui si analizzavano i ricoveri dei pazienti immigrati nel Policlinico di Bari. Ad un gruppo di questi pazienti fu somministrato un questionario per valutare la loro percezione del diritto all'accesso alle strutture sanitarie ed il modo in cui veniva esercitato tale diritto. Metodi. A tutti i pazienti non regolari, che per qualsiasi motivo avessero avuto accesso presso l'Ambulatorio per migranti della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico di Bari fra il giugno 2009 ed il giugno 20lO, veniva somministrato un questionario a risposta multipla. Le domande erano relative a: nazionalità, anno di arrivo in Italia, accesso alle strutture sanitarie nei due anni precedenti al questionario, consapevolezza riguardo i propri diritti e riguardo la funzione del codice STP (straniero temporaneamente presente). II questionario tradotto in diverse lingue (inglese, francese, arabo, amarcio, tigrino ecc.) fu somministrato nell'arco di 12 mesi in un periodo di tempo contrassegnato da una serie di tentativi di inasprimento della già restrittiva normativa che regolava i flussi di migrazione in Italia e accompagnato dalle polemiche che ebbero grande risalto su tutti i mass-media circa la possibilità dei medici di poter denunciare alle autorità la presenza di immigrati non regolari. Degli stessi pazienti poi abbiamo analizzato i risultati degli esami ematochimici e di alcuni test sierologici ed intradermici di screening per alcune fra le più diffuse malattie infettive (HIV, epatite B, epatite C, sifilide e tubercolosi). Risultati. 256 pazienti su 272 completarono il questionario. Il 60.9% dei pazienti non sapeva cosa fosse il codice STP. Solo il 21% sapeva a cosa serviva, anche se di questi il 76,6% ne ignorava il periodo di validità. Il 50,7% dei pazienti era a conoscenza del fatto che i medici dei Pronto Soccorso in Italia non potevano denunciare alla polizia una persona senza documenti di soggiorno regolari perché tutti hanno diritto di accesso alle cure urgenti. Più del 12% dei pazienti intervistati era convinto che il medico avesse l'obbligo di avvisare la polizia. Per quanto riguarda l'aspetto più strettamente medico il 3% dei pazienti risultò positivo agli anticorpi anti-HIV, il 5% aveva avuto un pregresso contatto con il Treponema pallidum (sifilide); nessuno aveva una sifilide in corso, il 5% era HBsAg+ e il 2% risultò essere HCV positivo. Il 44% dei pazienti presentava un infiltrato di diametro maggiore di lO mm dopo 72 ore dall'esecuzione dell'intradermoreazione secondo Mantoux.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/109467
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