L’ambizioso progetto giustinianeo di una monarchia universale si fondava, com’è noto, sulla forza delle armi e del diritto, traducendosi nel topos arma-leges presente in alcuni documenti ufficiali (p. es. in Const. Summa pr. e in Const. Imperatoriam pr.). Il fine dichiarato da Giustiniano fu quello di amputare prolixitatem litium, e per realizzarlo egli concesse a Triboniano e agli altri commissari ampi poteri di selezione e correzione del patrimonio giuridico precedente, in tal modo ‘attualizzando’ il diritto per scopi pratici. Il contributo si prefigge lo scopo di approfondire le tecniche di impiego degli scritti dei giuristi classici nell’ottica dei maestri bizantini del V e del VI secolo. Abbandonato il parametro del rinvio a fonti ‘esterne’ utilizzabili secondo un rigido calcolo meccanico, come voleva la legge delle citazioni del 426, il programma di lavoro tracciato nella Const. Deo Auctore lascia intravedere un netto cambiamento di metodi nell’approccio al pensiero dei prudentes: l’uso dell’antico ius controversum potrà avvenire esclusivamente attraverso il ‘filtro’ rappresentato dalla forma autoritativa di un codice ufficiale. Cosicché il lavoro di selezione e di elaborazione svolto dai commissari di Giustiniano – la consummatio nostrorum digestorum – finì per produrre effetti rilevanti sulla gerarchia delle fonti giuridiche applicabili nella prassi della recitatio.

Giustiniano e la consummatio nostrorum digestorum

LOVATO, Andrea
2013-01-01

Abstract

L’ambizioso progetto giustinianeo di una monarchia universale si fondava, com’è noto, sulla forza delle armi e del diritto, traducendosi nel topos arma-leges presente in alcuni documenti ufficiali (p. es. in Const. Summa pr. e in Const. Imperatoriam pr.). Il fine dichiarato da Giustiniano fu quello di amputare prolixitatem litium, e per realizzarlo egli concesse a Triboniano e agli altri commissari ampi poteri di selezione e correzione del patrimonio giuridico precedente, in tal modo ‘attualizzando’ il diritto per scopi pratici. Il contributo si prefigge lo scopo di approfondire le tecniche di impiego degli scritti dei giuristi classici nell’ottica dei maestri bizantini del V e del VI secolo. Abbandonato il parametro del rinvio a fonti ‘esterne’ utilizzabili secondo un rigido calcolo meccanico, come voleva la legge delle citazioni del 426, il programma di lavoro tracciato nella Const. Deo Auctore lascia intravedere un netto cambiamento di metodi nell’approccio al pensiero dei prudentes: l’uso dell’antico ius controversum potrà avvenire esclusivamente attraverso il ‘filtro’ rappresentato dalla forma autoritativa di un codice ufficiale. Cosicché il lavoro di selezione e di elaborazione svolto dai commissari di Giustiniano – la consummatio nostrorum digestorum – finì per produrre effetti rilevanti sulla gerarchia delle fonti giuridiche applicabili nella prassi della recitatio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/109224
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