Oggetto di studio è una scultura in pietra reimpiegata come acroterio su una delle piramidi di copertura della chiesa di Santa Maria Maggiore a Barletta. Traduzione di una tipologia compositiva ispirata ad opere gotiche francesi, la scultura in esame - databile entro la prima metà del XIV secolo - attraverso una serie di confronti che spaziano dalla scultura in avorio, all’oreficeria, alla scultura lignea, mostra come la città costiera era inserita in epoca angioina nell’ambito di un circuito di committenza colto. Questo grazie soprattutto ai rapporti di familiaritas che l’aristocrazia locale aveva instaurato con i sovrani angioin, che costituiranno un fattore di grande sviluppo, anche sociale, per tutto il XIV secoloi. In tale contesto, ed in relazione alla fabbrica della chiesa, oggetto tra XIII e XIV secolo di una vasta opera di ampliamento e ammodernamento delle strutture romaniche, determinante fu la committenza di uno dei cittadini più illustri, Giovanni Pipino, consigliere di Carlo II nonché autore della depopulatio saracena della città di Lucera. Attraverso le vicende della chiesa si avanzano alcune ipotesi relative al contesto ed alla collocazione originaria della statua, la cui iconografia sottolinea il ruolo della Vergine quale protettrice della chiesa, manifestazione visibile della comunità ecclesiale nonché simbolo di una rinnovata alleanza tra il clero, la comunità cittadina e l’Università. I rapporti con la cultura di corte e le significative aperture nei confronti delle novità elaborate in area centro-italiana fanno di questa piccola scultura un importante testimonianza della rielaborazione nel Regno di esperienze artistiche elaborate nella capitale.
Una 'quasi' inedita Madonna gotica nella cattedrale di Barletta
DEROSA, Luisa Maria Sterpeta
2011-01-01
Abstract
Oggetto di studio è una scultura in pietra reimpiegata come acroterio su una delle piramidi di copertura della chiesa di Santa Maria Maggiore a Barletta. Traduzione di una tipologia compositiva ispirata ad opere gotiche francesi, la scultura in esame - databile entro la prima metà del XIV secolo - attraverso una serie di confronti che spaziano dalla scultura in avorio, all’oreficeria, alla scultura lignea, mostra come la città costiera era inserita in epoca angioina nell’ambito di un circuito di committenza colto. Questo grazie soprattutto ai rapporti di familiaritas che l’aristocrazia locale aveva instaurato con i sovrani angioin, che costituiranno un fattore di grande sviluppo, anche sociale, per tutto il XIV secoloi. In tale contesto, ed in relazione alla fabbrica della chiesa, oggetto tra XIII e XIV secolo di una vasta opera di ampliamento e ammodernamento delle strutture romaniche, determinante fu la committenza di uno dei cittadini più illustri, Giovanni Pipino, consigliere di Carlo II nonché autore della depopulatio saracena della città di Lucera. Attraverso le vicende della chiesa si avanzano alcune ipotesi relative al contesto ed alla collocazione originaria della statua, la cui iconografia sottolinea il ruolo della Vergine quale protettrice della chiesa, manifestazione visibile della comunità ecclesiale nonché simbolo di una rinnovata alleanza tra il clero, la comunità cittadina e l’Università. I rapporti con la cultura di corte e le significative aperture nei confronti delle novità elaborate in area centro-italiana fanno di questa piccola scultura un importante testimonianza della rielaborazione nel Regno di esperienze artistiche elaborate nella capitale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.