Negli anni 1964-1967, periodo che segue il miracolo economico (1958-1963) e anticipa “il lungo sessantotto” (1968-1970) - si impongono nella società italiana numerosi discorsi di pertinenza cinematografica incentrati sullo stile di vita di popolari attrici nel contesto borghese delle loro abitazioni di lusso. In un momento storico in cui la “ricchezza” si radica come valore discriminante, le testimonianze delle dive italiane riguardo le abitudini quotidiane e la gestione dello spazio domestico rivelano contraddizioni e ambiguità che mi sembra interessante indagare. Tanto più se lo spazio abitato è condiviso con un uomo influente (si pensi ai casi Sofia Loren-Carlo Ponti o Silvana Mangano-Dino De Laurentis), la cui presenza si configura come l’espressione di un patriarcato che proprio nell’intimità della condivisione degli spazi privati si fa regolatore della stessa dimensione divistica ed è, per questo motivo, difficile da scardinare. Ma anche quando la relazione privata sembra gestita in modo paritario (si pensi al caso Monica Vitti-Michelangelo Antonioni), le forme di appropriazione e controllo dello spazio domestico si caricano simbolicamente di tensioni che trovano inevitabilmente il loro riverbero nei discorsi mediatici e nella dimensione dell’arte.

Tintarella in giardino. La casa di lusso delle dive tra status symbol e prigione sociale

Angela Bianca Saponari
2023-01-01

Abstract

Negli anni 1964-1967, periodo che segue il miracolo economico (1958-1963) e anticipa “il lungo sessantotto” (1968-1970) - si impongono nella società italiana numerosi discorsi di pertinenza cinematografica incentrati sullo stile di vita di popolari attrici nel contesto borghese delle loro abitazioni di lusso. In un momento storico in cui la “ricchezza” si radica come valore discriminante, le testimonianze delle dive italiane riguardo le abitudini quotidiane e la gestione dello spazio domestico rivelano contraddizioni e ambiguità che mi sembra interessante indagare. Tanto più se lo spazio abitato è condiviso con un uomo influente (si pensi ai casi Sofia Loren-Carlo Ponti o Silvana Mangano-Dino De Laurentis), la cui presenza si configura come l’espressione di un patriarcato che proprio nell’intimità della condivisione degli spazi privati si fa regolatore della stessa dimensione divistica ed è, per questo motivo, difficile da scardinare. Ma anche quando la relazione privata sembra gestita in modo paritario (si pensi al caso Monica Vitti-Michelangelo Antonioni), le forme di appropriazione e controllo dello spazio domestico si caricano simbolicamente di tensioni che trovano inevitabilmente il loro riverbero nei discorsi mediatici e nella dimensione dell’arte.
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