«Per Wittgenstein l’etica e l’estetica sono una cosa sola (Tractatus)», scrive Susan Sontag in una pagina del suo taccuino del 22 febbraio del 1970 in cui registra, con la grande capacità introspettiva di chi per anni ha fatto analisi, le complicate pieghe del suo io e dell’io assente della sua amante. La bontà e la rabbia non sono solo indici della sua condizione emotiva ma sono allo stesso tempo le leve di uno stare al mondo che per Susan Sontag sembra doversi identificare, come l’etica e l’estetica, in un solo processo. Raccolti in forma di libro con titoli potenti Rinata. Diari e taccuini 1947-1963 e La coscienza imbrigliata al corpo. Diari e taccuini 1964-1980 (per nottetempo [2008] 2018; [2012] 2019) gli appunti e le annotazioni dei taccuini della Sontag vengono, più che da diari organizzati per la pubblicazione dalla stessa autrice, dalla selezione accurata e postuma fatta dal figlio David Rieff. Leggere Sontag a partire dai taccuini potrebbe sembrare fuorviante, eppure la sua scrittura spesso è una scrittura in prima persona. Il racconto della malattia, l’analisi delle metafore militaresche della malattia e dell’epidemia di AIDS degli anni ’80 (Susan Sontag, Illness as Metaphor [1977] and AIDS and Its Meaphors [1989], Picador, New York 1990), per esempio, non sono estranei al racconto di sé. Anzi Susan Sontag apertamente dichiara la finalità della scrittura di quel libro, finalità per sé e per gli altri, di dissolvere le metafore e le inibizioni conseguenti nel trattare la propria malattia e quindi nel pretendere cure adeguate. Sviluppando dettagliatamente tali considerazioni, a partire dalla estesa bibliografia dell’autrice, il saggio compie un attraversamento critico della sua scrittura in prima persona a partire dagli affondi nella sua scrittura privata.

Susan Sontag: scrivere in prima persona

Maria Giovanna Mancini
2023-01-01

Abstract

«Per Wittgenstein l’etica e l’estetica sono una cosa sola (Tractatus)», scrive Susan Sontag in una pagina del suo taccuino del 22 febbraio del 1970 in cui registra, con la grande capacità introspettiva di chi per anni ha fatto analisi, le complicate pieghe del suo io e dell’io assente della sua amante. La bontà e la rabbia non sono solo indici della sua condizione emotiva ma sono allo stesso tempo le leve di uno stare al mondo che per Susan Sontag sembra doversi identificare, come l’etica e l’estetica, in un solo processo. Raccolti in forma di libro con titoli potenti Rinata. Diari e taccuini 1947-1963 e La coscienza imbrigliata al corpo. Diari e taccuini 1964-1980 (per nottetempo [2008] 2018; [2012] 2019) gli appunti e le annotazioni dei taccuini della Sontag vengono, più che da diari organizzati per la pubblicazione dalla stessa autrice, dalla selezione accurata e postuma fatta dal figlio David Rieff. Leggere Sontag a partire dai taccuini potrebbe sembrare fuorviante, eppure la sua scrittura spesso è una scrittura in prima persona. Il racconto della malattia, l’analisi delle metafore militaresche della malattia e dell’epidemia di AIDS degli anni ’80 (Susan Sontag, Illness as Metaphor [1977] and AIDS and Its Meaphors [1989], Picador, New York 1990), per esempio, non sono estranei al racconto di sé. Anzi Susan Sontag apertamente dichiara la finalità della scrittura di quel libro, finalità per sé e per gli altri, di dissolvere le metafore e le inibizioni conseguenti nel trattare la propria malattia e quindi nel pretendere cure adeguate. Sviluppando dettagliatamente tali considerazioni, a partire dalla estesa bibliografia dell’autrice, il saggio compie un attraversamento critico della sua scrittura in prima persona a partire dagli affondi nella sua scrittura privata.
2023
978-88-290-2164-2
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