In the north-eastern suburb of Canusium (locality Lamapopoli) there is a large and articulated cemetery complex. It is characterized by the coexistence of both familiar and collective hypogea (catacombs), excavated at different altitudes into the rocky hillslope, that characterizes the site, and of a sub divo necropolis. The frequentation of the entire cemetery is dated - without interruption - between the second and sixth century AD. Between the fourth and sixth century the construction of catacombs intensified and exponentially strengthened the methods of cemetery occupation. At present, 14 independent hypogea with independent accesses are known and they are different by extension and planimetry.

Il complesso cimiteriale si colloca nel suburbio nord-orientale della città di Canusium, in località Lamapopoli, in prossimità del tracciato della via Traiana. La località è nota in bibliografia anche con la denominazione ‘Ponte della Lama’ derivata -sostanzialmente- dalla definizione che utilizzò per la prima volta Giuseppe Lugli quando, nel 1956, denunciò lo stato di degrado e abbandono nell’area della necropoli subdiale. Sull’IGM il toponimo indicato è ‘s. Sofia (rud.i)’, mentre ‘Lamapopoli’, attestato nelle fonti d’archivio già nella seconda metà del Settecento, corrisponde alla definizione toponomastica del canale -affluente dell’Ofanto- che scorre nel sito archeologico. Si preferisce utilizzare il toponimo Lamapopoli perché maggiormente rispondente all’estensione in senso sud-est/nord-ovest del complesso catacombale, lungo il costone che si sviluppa parallelamente al canale, oltre ad essere fortemente radicato nella memoria storica del territorio. Il paesaggio attuale riflette, per alcuni aspetti, quello antico, in particolare per la presenza di una pendenza determinata dall’emergenza del costone roccioso il cui profilo è oggi visibile in maniera estremamente limitata in quanto coperto da depositi colluviali e alluvionali di significativo spessore. La pianura antistante, in fase con l’insediamento antropico, non era ancora interessata dall’incisione che oggi costituisce il canale Lamapopoli: probabilmente -in origine- il substrato calcarenitico presentava una valle decisamente più ampia progressivamente colmata nel corso dei secoli da fasi di aggradazione dovute a successivi depositi alluvionali. La superficie di questo colmamento costituisce il piano di calpestio su cui viene realizzato il cimitero a partire dal I sec. a.C.. Dopo l’abbandono dell’area, in un periodo da precisare, riemerge gradualmente l’incisione contestualmente alla formazione del corso d’acqua a carattere torrentizio; quest’ultimo erode il pianoro fino a corrispondere all’attuale alveo del canale Lamapopoli comportando la perdita di parte dei monumenti sepolcrali sub divo, fenomeno che prosegue ancora oggi. I monumenti della necropoli subdiale oggi visibili, che attestano l’occupazione della piccola pianura a partire dal II sec. d.C., rappresentano una limitata porzione di un insediamento cimiteriale più esteso, che sicuramente doveva svilupparsi sia verso sud-est sia ad ovest. Dal quarto decennio circa del IV sec., in sintonia con la prima attestazione dell’esistenza della diocesi canosina, retta nel 343 dal vescovo Stercoreus, si avvia la realizzazione di ipogei e catacombe ed è legittimo supporre che, come in altri casi, la gerarchia ecclesiastica abbia costituito un motore fondamentale nello sviluppo e nella gestione del cimitero. Gli insediamenti ipogei sono scavati a poca distanza l’uno dall’altro, sfruttando i limitati pianori che si aprivano, ad altezze diverse, sul costone roccioso, su livelli sovrapposti o adiacenti, non comunicanti e dotati di ingressi autonomi. La ‘scelta ipogea’ di fatto intensifica esponenzialmente la capienza e la modalità di occupazione del cimitero dando vita, insieme alla necropoli ‘ad aperto cielo’ che continua ad essere utilizzata, ad un vero e proprio “sistema sepolcrale integrato”, come lo aveva efficacemente definito Carlo Carletti. Dunque, un’area funeraria complessa e articolata, utilizzata senza soluzione di continuità fino alla metà del VI sec..

Il complesso cimiteriale

Paola De Santis
2023-01-01

Abstract

In the north-eastern suburb of Canusium (locality Lamapopoli) there is a large and articulated cemetery complex. It is characterized by the coexistence of both familiar and collective hypogea (catacombs), excavated at different altitudes into the rocky hillslope, that characterizes the site, and of a sub divo necropolis. The frequentation of the entire cemetery is dated - without interruption - between the second and sixth century AD. Between the fourth and sixth century the construction of catacombs intensified and exponentially strengthened the methods of cemetery occupation. At present, 14 independent hypogea with independent accesses are known and they are different by extension and planimetry.
2023
9788888420356
Il complesso cimiteriale si colloca nel suburbio nord-orientale della città di Canusium, in località Lamapopoli, in prossimità del tracciato della via Traiana. La località è nota in bibliografia anche con la denominazione ‘Ponte della Lama’ derivata -sostanzialmente- dalla definizione che utilizzò per la prima volta Giuseppe Lugli quando, nel 1956, denunciò lo stato di degrado e abbandono nell’area della necropoli subdiale. Sull’IGM il toponimo indicato è ‘s. Sofia (rud.i)’, mentre ‘Lamapopoli’, attestato nelle fonti d’archivio già nella seconda metà del Settecento, corrisponde alla definizione toponomastica del canale -affluente dell’Ofanto- che scorre nel sito archeologico. Si preferisce utilizzare il toponimo Lamapopoli perché maggiormente rispondente all’estensione in senso sud-est/nord-ovest del complesso catacombale, lungo il costone che si sviluppa parallelamente al canale, oltre ad essere fortemente radicato nella memoria storica del territorio. Il paesaggio attuale riflette, per alcuni aspetti, quello antico, in particolare per la presenza di una pendenza determinata dall’emergenza del costone roccioso il cui profilo è oggi visibile in maniera estremamente limitata in quanto coperto da depositi colluviali e alluvionali di significativo spessore. La pianura antistante, in fase con l’insediamento antropico, non era ancora interessata dall’incisione che oggi costituisce il canale Lamapopoli: probabilmente -in origine- il substrato calcarenitico presentava una valle decisamente più ampia progressivamente colmata nel corso dei secoli da fasi di aggradazione dovute a successivi depositi alluvionali. La superficie di questo colmamento costituisce il piano di calpestio su cui viene realizzato il cimitero a partire dal I sec. a.C.. Dopo l’abbandono dell’area, in un periodo da precisare, riemerge gradualmente l’incisione contestualmente alla formazione del corso d’acqua a carattere torrentizio; quest’ultimo erode il pianoro fino a corrispondere all’attuale alveo del canale Lamapopoli comportando la perdita di parte dei monumenti sepolcrali sub divo, fenomeno che prosegue ancora oggi. I monumenti della necropoli subdiale oggi visibili, che attestano l’occupazione della piccola pianura a partire dal II sec. d.C., rappresentano una limitata porzione di un insediamento cimiteriale più esteso, che sicuramente doveva svilupparsi sia verso sud-est sia ad ovest. Dal quarto decennio circa del IV sec., in sintonia con la prima attestazione dell’esistenza della diocesi canosina, retta nel 343 dal vescovo Stercoreus, si avvia la realizzazione di ipogei e catacombe ed è legittimo supporre che, come in altri casi, la gerarchia ecclesiastica abbia costituito un motore fondamentale nello sviluppo e nella gestione del cimitero. Gli insediamenti ipogei sono scavati a poca distanza l’uno dall’altro, sfruttando i limitati pianori che si aprivano, ad altezze diverse, sul costone roccioso, su livelli sovrapposti o adiacenti, non comunicanti e dotati di ingressi autonomi. La ‘scelta ipogea’ di fatto intensifica esponenzialmente la capienza e la modalità di occupazione del cimitero dando vita, insieme alla necropoli ‘ad aperto cielo’ che continua ad essere utilizzata, ad un vero e proprio “sistema sepolcrale integrato”, come lo aveva efficacemente definito Carlo Carletti. Dunque, un’area funeraria complessa e articolata, utilizzata senza soluzione di continuità fino alla metà del VI sec..
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