Corpi santi e Urne reliquiario in Italia meridionale tra Seicento e Settecento “mirabilia incorrotta” è un indagine condotta nell’ambito del Progetto PRIN 2017 dal titolo “The uncertain borders of nature. Wonders and miracles in early modern Kingdom of Naples”(coordinatore nazionale prof. Francesco Paolo de Ceglia). Il volume offre una prima ricognizione sulle urne che ancora esistono e contengono i corpi dei santi martiri. L’indagine è una prima ricognizione delle urne reliquiario dei martiri realizzate tra Settecento e Ottocento, un’indagine che non può dirsi esaustiva, condotta in un territorio che comprende la Campania, l’Abruzzo, il Molise, la Puglia e la Basilicata. A partire dal Concilio di Trento infatti il culto dei santi martiri coincide con un vero e proprio rilancio artistico attraverso la massiccia produzione di svariati reliquiari, in particolare grande interesse rivestono le urne dei corpi martiri provenienti dalla catacombe romane. Infatti a partire dalla seconda metà del XVI secolo la Chiesa promuove un vero e proprio approfondimento storico delle origini della cristianità attraverso il rilancio del culto dei martiri, i primi eroi cristiani. Il corpo integro del santo viene letto come una icona da scrutare con valori quasi soprannaturali legati all’incorruttibilità del corpo. Così si finisce per comprendere per quale motivo principi e nobili diventano i promotori principali per la richiesta dei corpi santi presso le autorità ecclesiastiche. In questa sede si presentano alcuni esempi di committenza prestigiosa: dal principe di Scilla Francesco Maria Fulco Antonio Ruffo di Calabria e duca di S. Cristina, a Cesare Michelangelo D’Avalos marchese di Pescara e di Vasto, feudatario di Serracapriola a Vincenzo Paternò Castello, principe di Biscari. L’elemento devozionale si trasforma così in un misto di eroicità e di immortalità e il possesso del corpo santo, in preziose urne da conservare nelle proprie residenze o nelle cappelle di famiglia, ha di sicuro per la nobiltà un valore fortissimo. Infatti il desiderio di conservare un corpo santo non fu mai un desiderio collettivo della comunità e quasi mai l’arrivo di un corpo santo ha messo in discussione per esempio il culto dei Santi patroni. La ‘mirabilia incorrotta’ aveva con tutta probabilità un valore psicologico fortissimo e cioè detenere un segno dell’immortalità, un sacrificio eroico. L’indagine compiuta dimostra che i corpi richiesti dalla grande nobiltà del Regno sono perlopiù conservati nella cappelle private e quella reliquia, tra ostentazione sacra e profana, finisce per convertirsi in un segno loro della presenza sul territorio. Infatti queste «realizzazioni a metà tra l’essere reliquie in senso stretto e mirabili opere d’arte» sono il frutto di un complesso lavoro di ricostruzione anatomica, operata da medici specializzati, come dimostra il caso singolare di Antonio Magnani il ‘Ristauratore de’ Corpi Santi della Cappella Pontificia’ e delle eterogenee maestranze che intervenivano nella realizzazione del corpo stesso: architetto/pittore (disegno), scultore, falegname, indoratore, vetraio, tappezziere, materassaio, sarto. Nel terzo capitolo infine si presentano i casi di corpi santi ancora conservati nelle urne reliquiario tra la Puglia e la Basilicata, inoltre attraverso una mirata indagine di archivio è stato possibile aggiungere dettagli inediti

Corpi santi e Urne reliquiario in Italia meridionale tra Seicento e Settecento “mirabilia incorrotta”

isabella di Liddo
2022-01-01

Abstract

Corpi santi e Urne reliquiario in Italia meridionale tra Seicento e Settecento “mirabilia incorrotta” è un indagine condotta nell’ambito del Progetto PRIN 2017 dal titolo “The uncertain borders of nature. Wonders and miracles in early modern Kingdom of Naples”(coordinatore nazionale prof. Francesco Paolo de Ceglia). Il volume offre una prima ricognizione sulle urne che ancora esistono e contengono i corpi dei santi martiri. L’indagine è una prima ricognizione delle urne reliquiario dei martiri realizzate tra Settecento e Ottocento, un’indagine che non può dirsi esaustiva, condotta in un territorio che comprende la Campania, l’Abruzzo, il Molise, la Puglia e la Basilicata. A partire dal Concilio di Trento infatti il culto dei santi martiri coincide con un vero e proprio rilancio artistico attraverso la massiccia produzione di svariati reliquiari, in particolare grande interesse rivestono le urne dei corpi martiri provenienti dalla catacombe romane. Infatti a partire dalla seconda metà del XVI secolo la Chiesa promuove un vero e proprio approfondimento storico delle origini della cristianità attraverso il rilancio del culto dei martiri, i primi eroi cristiani. Il corpo integro del santo viene letto come una icona da scrutare con valori quasi soprannaturali legati all’incorruttibilità del corpo. Così si finisce per comprendere per quale motivo principi e nobili diventano i promotori principali per la richiesta dei corpi santi presso le autorità ecclesiastiche. In questa sede si presentano alcuni esempi di committenza prestigiosa: dal principe di Scilla Francesco Maria Fulco Antonio Ruffo di Calabria e duca di S. Cristina, a Cesare Michelangelo D’Avalos marchese di Pescara e di Vasto, feudatario di Serracapriola a Vincenzo Paternò Castello, principe di Biscari. L’elemento devozionale si trasforma così in un misto di eroicità e di immortalità e il possesso del corpo santo, in preziose urne da conservare nelle proprie residenze o nelle cappelle di famiglia, ha di sicuro per la nobiltà un valore fortissimo. Infatti il desiderio di conservare un corpo santo non fu mai un desiderio collettivo della comunità e quasi mai l’arrivo di un corpo santo ha messo in discussione per esempio il culto dei Santi patroni. La ‘mirabilia incorrotta’ aveva con tutta probabilità un valore psicologico fortissimo e cioè detenere un segno dell’immortalità, un sacrificio eroico. L’indagine compiuta dimostra che i corpi richiesti dalla grande nobiltà del Regno sono perlopiù conservati nella cappelle private e quella reliquia, tra ostentazione sacra e profana, finisce per convertirsi in un segno loro della presenza sul territorio. Infatti queste «realizzazioni a metà tra l’essere reliquie in senso stretto e mirabili opere d’arte» sono il frutto di un complesso lavoro di ricostruzione anatomica, operata da medici specializzati, come dimostra il caso singolare di Antonio Magnani il ‘Ristauratore de’ Corpi Santi della Cappella Pontificia’ e delle eterogenee maestranze che intervenivano nella realizzazione del corpo stesso: architetto/pittore (disegno), scultore, falegname, indoratore, vetraio, tappezziere, materassaio, sarto. Nel terzo capitolo infine si presentano i casi di corpi santi ancora conservati nelle urne reliquiario tra la Puglia e la Basilicata, inoltre attraverso una mirata indagine di archivio è stato possibile aggiungere dettagli inediti
2022
9788868063047
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/416695
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