Per far fronte alla grave carestia napoletana del 1763-64, Tanucci chiede, fra gli altri, al console a Marsiglia, Francisco Hombrados Malo, di procurarsi grano e inviarlo nella capitale. Ma poi il ministro rifiuta di onorare le cambiali tirate dal console su di lui, sostenendo di aver revocato l’ordine di acquisto ben prima dell’invio dei carichi, e accusando Hombrados di frode in combutta con i mercanti marsigliesi da cui si è rifornito. È il punto d’innesco dell’affaire des bleds, una lunga vicenda imbarazzante, impossibile da risolvere mercantiliter e che, da un lato, assume toni politico-diplomatici, finendo per coinvolgere i tre sovrani Borbone, le loro corti, i ministri, gli ambasciatori; dall’altro, mette in campo una moltitudine di personaggi "minori", tutti in bilico fra pubblico e privato, in grado di giocare ruoli non secondari. Fallito l’arbitraggio del Supremo Magistrato del Commercio napoletano, i Borbone di Napoli e di Francia si accordano per coinvolgere un riluttante re di Spagna, che affida il caso alla Junta de Comercio y Moneda. Nel 1772, il tribunale madrileno condanna la città di Napoli al pagamento del grano e assolve il console. Ma, lungi dal chiudersi con la sentenza, l’affare si trascinerà ancora a lungo e passeranno altri dieci anni prima che i mercanti marsigliesi vedranno saldato il loro debito.

L’affaire des bleds. La carestia napoletana nel lago borbonico.

annastella carrino
2020-01-01

Abstract

Per far fronte alla grave carestia napoletana del 1763-64, Tanucci chiede, fra gli altri, al console a Marsiglia, Francisco Hombrados Malo, di procurarsi grano e inviarlo nella capitale. Ma poi il ministro rifiuta di onorare le cambiali tirate dal console su di lui, sostenendo di aver revocato l’ordine di acquisto ben prima dell’invio dei carichi, e accusando Hombrados di frode in combutta con i mercanti marsigliesi da cui si è rifornito. È il punto d’innesco dell’affaire des bleds, una lunga vicenda imbarazzante, impossibile da risolvere mercantiliter e che, da un lato, assume toni politico-diplomatici, finendo per coinvolgere i tre sovrani Borbone, le loro corti, i ministri, gli ambasciatori; dall’altro, mette in campo una moltitudine di personaggi "minori", tutti in bilico fra pubblico e privato, in grado di giocare ruoli non secondari. Fallito l’arbitraggio del Supremo Magistrato del Commercio napoletano, i Borbone di Napoli e di Francia si accordano per coinvolgere un riluttante re di Spagna, che affida il caso alla Junta de Comercio y Moneda. Nel 1772, il tribunale madrileno condanna la città di Napoli al pagamento del grano e assolve il console. Ma, lungi dal chiudersi con la sentenza, l’affare si trascinerà ancora a lungo e passeranno altri dieci anni prima che i mercanti marsigliesi vedranno saldato il loro debito.
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