L’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Barsento, polimaterico (legno scolpito, intagliato e dipinto, muratura), è certo espressione degli interventi che hanno interessato l’edificio soprattutto dal Settecento in avanti. Le trasformazioni avviate in età moderna hanno fatto sì che questo luogo di culto da ‘oggetto’ dell’VIII-IX secolo, la cui qualità riuscì a sollecitare l’attenzione di uno studioso come Émile Bertaux, diventasse espressione aperta alle istanze di una cultura barocca di matrice squisitamente popolare, spesso legata a una tradizione di arredo ligneo frutto di suggestioni napoletane. Di sicuro, esso può ritenersi funzionale alle riflessioni sul «problema dell’arte provinciale» che uno storico dell’arte come Eugenio Battisti invitava a sviluppare per la rivista 'Marcatré' in una inedita lettera del 1964, da lui inoltrata a un allievo di primissimo piano di Adriano Prandi come Michele d'Elia, scritta anche per aprire «una discussione sui restauri in Puglia, e sul restauro delle architetture, come è stato compiuto, dando luogo a una specie di tavola rotonda».
L’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Barsento. Un problema di critica micro-storica con due lettere per e di Michele D’Elia
LEONARDI A
2020-01-01
Abstract
L’altare maggiore della chiesa di Santa Maria di Barsento, polimaterico (legno scolpito, intagliato e dipinto, muratura), è certo espressione degli interventi che hanno interessato l’edificio soprattutto dal Settecento in avanti. Le trasformazioni avviate in età moderna hanno fatto sì che questo luogo di culto da ‘oggetto’ dell’VIII-IX secolo, la cui qualità riuscì a sollecitare l’attenzione di uno studioso come Émile Bertaux, diventasse espressione aperta alle istanze di una cultura barocca di matrice squisitamente popolare, spesso legata a una tradizione di arredo ligneo frutto di suggestioni napoletane. Di sicuro, esso può ritenersi funzionale alle riflessioni sul «problema dell’arte provinciale» che uno storico dell’arte come Eugenio Battisti invitava a sviluppare per la rivista 'Marcatré' in una inedita lettera del 1964, da lui inoltrata a un allievo di primissimo piano di Adriano Prandi come Michele d'Elia, scritta anche per aprire «una discussione sui restauri in Puglia, e sul restauro delle architetture, come è stato compiuto, dando luogo a una specie di tavola rotonda».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.