Il sacrificio di Isacco (Genesi 22) è un racconto intenso nella sua violenta solennità, che nel tempo, anche per neutralizzarne i picchi tragici, è stata compreso e spiegato come prova di obbedienza e/o di fede da parte dell’uomo e di autorità da parte di Dio. Diversamente da altri sacrifici umani testimoniati da storia, mito, letteratura, l’azione richiesta ad Abramo è un unicum: non solo non “serve” a un obiettivo politico, sociale o religioso, ma sembra contraddire la garanzia divina della discendenza promessa al patriarca. Questo libro, dunque, intende ricostruire il quadro della interpretazione dell’episodio che, in quanto sacrificio umano divinamente “sospeso” grazie alla comparsa di un ariete, nel giudaismo rabbinico è noto piuttosto come “legatura” (‘aqedah) di Isacco. Il lavoro si presenta come un contributo alla storia della ricezione biblica ed evidenzia i problemi di un dibattito storico-critico di lunga durata, particolarmente acceso in ambito angloamericano e germanofono negli ultimi due secoli, scaturito dai temi sollevati dal testo medesimo. Basti pensare alla necessità di comprendere come e quanto l’interpretazione della ‘aqedah abbia nutrito sul piano dottrinale proposte decisive per la storia del giudaismo, del cristianesimo e anche dell’islam, legate al theologoumenon per il quale il sacrificio di un singolo arriva a garantire la redenzione di un’intera collettività. In prima istanza l’A. approfonditi, in prospettiva diacronica e diatopica, temi legati alla pratica dell’immolazione sacrificale di un figlio/bambino, emergenti dalla humus culturale in cui il racconto di Genesi 22 affonda le radici. Sono poi ripercorse le fasi della sua interpretazione, in chiave soteriologica, attraverso una serie di testi afferenti al giudaismo del Secondo Tempio e al giudaismo rabbinico. Una parte corposa del lavoro è dedicata all’analisi di testimonianze esegetiche significative di ambito cristiano, dalle origini fino al VI secolo e oltre. Arricchiscono il quadro una sezione dedicata alla ricezione coranica della ‘aqedah e una proposta interpretativa di due testimonianze iconografiche tardo-antiche di ambito giudaico. La ricerca si conclude con un capitolo che ripercorre, attraverso la documentazione odeporica, alcune fasi della costruzione mitopoietica e del riconoscimento dell’altare della legatura di Isacco nello spazio sacro di Gerusalemme, percepito come luogo di culto e di pellegrinaggio in epoca tardoantica e medievale – soprattutto da parte dei cristiani, ma anche degli ebrei e dei musulmani.

The sacrifice of Isaac (Genesis 22) can be counted among the “violent” biblical stories, even if it actually ends with the calling off of the human sacrifice by means of the appearance of a ram: for this reason, in Jewish-rabbinic contexts, it is known as the “binding” (‘aqedah) of Isaac. Nevertheless, in a wider sense, Abraham’s action is still recognizable as a “sacrifice” because of the pain implied in its performance, plainly reflected in the biblical mighty narrative. It has been interpreted as an act of obedience performed by Abraham and/or Isaac due to their faith in God, which seems to overlap not only the parental affection, but also the hope in the promised offspring. This book investigates historical and exegetical patterns in the reception history of Genesis 22 from the Second Temple Judaism to the early Middle Age, and also explores some processes of the long-lasting historical-critical discussion in the legitimation of the biblical story. It also highlights how the re-reading and re-writing of the ‘aqedah has nourished the doctrinal debate in the history of Judaism, Christianity and also Islam, with special reference to the atoning value of the sacrifice of an individual towards the redemption of a whole community. First of all, I analyse the text itself in its diverse biblical versions, as well as the ritual practice of the sacrifice of a son/child in the ancient Mediterranean world. Subsequently, I scrutinize a series of both Jewish and Christian textual sources, adding a discussion of two Jewish iconographical evidences and also taking into account the Qur’anic reception of the ‘aqedah. Finally, I investigate the mythopoietic construction and the localization of the altar of Isaac’s binding in the sacred space of Jerusalem, recognized as a place of worship and pilgrimage in Late Antiquity and Middle Ages, especially by Christians, but also by Jews and Muslims.

Obbedienza di Abramo e sacrificio di Isacco: La ricezione di un racconto violento tra giudaismo e cristianesimo antico

Laura Carnevale
2020-01-01

Abstract

Il sacrificio di Isacco (Genesi 22) è un racconto intenso nella sua violenta solennità, che nel tempo, anche per neutralizzarne i picchi tragici, è stata compreso e spiegato come prova di obbedienza e/o di fede da parte dell’uomo e di autorità da parte di Dio. Diversamente da altri sacrifici umani testimoniati da storia, mito, letteratura, l’azione richiesta ad Abramo è un unicum: non solo non “serve” a un obiettivo politico, sociale o religioso, ma sembra contraddire la garanzia divina della discendenza promessa al patriarca. Questo libro, dunque, intende ricostruire il quadro della interpretazione dell’episodio che, in quanto sacrificio umano divinamente “sospeso” grazie alla comparsa di un ariete, nel giudaismo rabbinico è noto piuttosto come “legatura” (‘aqedah) di Isacco. Il lavoro si presenta come un contributo alla storia della ricezione biblica ed evidenzia i problemi di un dibattito storico-critico di lunga durata, particolarmente acceso in ambito angloamericano e germanofono negli ultimi due secoli, scaturito dai temi sollevati dal testo medesimo. Basti pensare alla necessità di comprendere come e quanto l’interpretazione della ‘aqedah abbia nutrito sul piano dottrinale proposte decisive per la storia del giudaismo, del cristianesimo e anche dell’islam, legate al theologoumenon per il quale il sacrificio di un singolo arriva a garantire la redenzione di un’intera collettività. In prima istanza l’A. approfonditi, in prospettiva diacronica e diatopica, temi legati alla pratica dell’immolazione sacrificale di un figlio/bambino, emergenti dalla humus culturale in cui il racconto di Genesi 22 affonda le radici. Sono poi ripercorse le fasi della sua interpretazione, in chiave soteriologica, attraverso una serie di testi afferenti al giudaismo del Secondo Tempio e al giudaismo rabbinico. Una parte corposa del lavoro è dedicata all’analisi di testimonianze esegetiche significative di ambito cristiano, dalle origini fino al VI secolo e oltre. Arricchiscono il quadro una sezione dedicata alla ricezione coranica della ‘aqedah e una proposta interpretativa di due testimonianze iconografiche tardo-antiche di ambito giudaico. La ricerca si conclude con un capitolo che ripercorre, attraverso la documentazione odeporica, alcune fasi della costruzione mitopoietica e del riconoscimento dell’altare della legatura di Isacco nello spazio sacro di Gerusalemme, percepito come luogo di culto e di pellegrinaggio in epoca tardoantica e medievale – soprattutto da parte dei cristiani, ma anche degli ebrei e dei musulmani.
2020
9788861248823
The sacrifice of Isaac (Genesis 22) can be counted among the “violent” biblical stories, even if it actually ends with the calling off of the human sacrifice by means of the appearance of a ram: for this reason, in Jewish-rabbinic contexts, it is known as the “binding” (‘aqedah) of Isaac. Nevertheless, in a wider sense, Abraham’s action is still recognizable as a “sacrifice” because of the pain implied in its performance, plainly reflected in the biblical mighty narrative. It has been interpreted as an act of obedience performed by Abraham and/or Isaac due to their faith in God, which seems to overlap not only the parental affection, but also the hope in the promised offspring. This book investigates historical and exegetical patterns in the reception history of Genesis 22 from the Second Temple Judaism to the early Middle Age, and also explores some processes of the long-lasting historical-critical discussion in the legitimation of the biblical story. It also highlights how the re-reading and re-writing of the ‘aqedah has nourished the doctrinal debate in the history of Judaism, Christianity and also Islam, with special reference to the atoning value of the sacrifice of an individual towards the redemption of a whole community. First of all, I analyse the text itself in its diverse biblical versions, as well as the ritual practice of the sacrifice of a son/child in the ancient Mediterranean world. Subsequently, I scrutinize a series of both Jewish and Christian textual sources, adding a discussion of two Jewish iconographical evidences and also taking into account the Qur’anic reception of the ‘aqedah. Finally, I investigate the mythopoietic construction and the localization of the altar of Isaac’s binding in the sacred space of Jerusalem, recognized as a place of worship and pilgrimage in Late Antiquity and Middle Ages, especially by Christians, but also by Jews and Muslims.
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