L’olio extravergine di oliva (EVO) certificato biologico (BIO) è un prodotto potenzialmente in grado di rispondere alle istanze, sempre più diffuse, che i consumatori esprimono in favore di una maggiore sostenibilità ambientale dei processi di produzione degli alimenti. I consumi nazionali di olio EVO BIO, seppure in crescita, rappresentano ancora una quota di mercato piuttosto contenuta. La domanda di olio EVO è caratterizzata anche dalla crescente richiesta di prodotti capaci di garantire un’elevata qualità intrinseca, in stretta connessione con la garanzia dell’origine. A tal fine, nel comparto dell’olio di oliva si sono affermati due schemi regolamentati di certificazione della qualità: la Denominazione di Origine Protetta (DOP) e la Indicazione Geografica Protetta (IGP). Nel 2019, nel comparto degli oli e dei grassi vegetali, le imprese italiane possono contare su ben 47 indicazioni geografiche (IG). Si tratta di 42 DOP e 5 IGP inserite nel registro europeo delle indicazioni geografiche e applicabili a oli EVO ottenuti in specifiche aree di produzione del territorio nazionale. Questi schemi di qualità rappresentano dei formidabili strumenti di garanzia della qualità intrinseca del prodotto, utilizzabili come leva di differenziazione.

I consumatori di olio extravergine di oliva biologico: come coniugare sostenibilità ambientale e qualità intrinseca del prodotto

Luigi Roselli
2020-01-01

Abstract

L’olio extravergine di oliva (EVO) certificato biologico (BIO) è un prodotto potenzialmente in grado di rispondere alle istanze, sempre più diffuse, che i consumatori esprimono in favore di una maggiore sostenibilità ambientale dei processi di produzione degli alimenti. I consumi nazionali di olio EVO BIO, seppure in crescita, rappresentano ancora una quota di mercato piuttosto contenuta. La domanda di olio EVO è caratterizzata anche dalla crescente richiesta di prodotti capaci di garantire un’elevata qualità intrinseca, in stretta connessione con la garanzia dell’origine. A tal fine, nel comparto dell’olio di oliva si sono affermati due schemi regolamentati di certificazione della qualità: la Denominazione di Origine Protetta (DOP) e la Indicazione Geografica Protetta (IGP). Nel 2019, nel comparto degli oli e dei grassi vegetali, le imprese italiane possono contare su ben 47 indicazioni geografiche (IG). Si tratta di 42 DOP e 5 IGP inserite nel registro europeo delle indicazioni geografiche e applicabili a oli EVO ottenuti in specifiche aree di produzione del territorio nazionale. Questi schemi di qualità rappresentano dei formidabili strumenti di garanzia della qualità intrinseca del prodotto, utilizzabili come leva di differenziazione.
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
SINAB_Quaderno tematico-La Filiera olivicola biologica.pdf

accesso aperto

Tipologia: Documento in Versione Editoriale
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 728.69 kB
Formato Adobe PDF
728.69 kB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/309496
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact