Scopo di questo saggio è indagare la storia della mostruosità femminile nella letteratura greca antica al fine di ricostruire alcune strutture archetipiche del pensiero connesse con la concezione antica e moderna del problema del male, della sua natura, delle sue ragioni e anche dell'assenza di ragioni. A tal fine vengono ricostruite le 'vite parallele' di tre famose femmes fatales della mitologia classica che, collocate in punti nodali di terrificanti alberi genealogici connotati da 'genetiche maledizioni', che formano un trittico ben delineato di 'medaglioni' distinti ma al contempo collegati da un fil rouge di ininterrotta mostruosità. Paradigmatici dell'ambigua dialettica tra maschile e femminile, bene e male, vittima e carnefice, normalità e devianza, e delle incontrollabili dinamiche tra colpa e punizione, tra paure ancestrali e desiderio di scoperta, tra demoni buoni e cattivi, i miti di Lamia, Circe ed Empusa disvelano quella irrazionale attrazione che nella cultura greca antica, pur così razionalistica, esercitano le personificazioni del male influenzando il comportamento umano nelle principali stagioni della vita umana.
Aim of this paper is to investigate the history of female monstrosity in ancient Greek literature in order to recover some archetypal structures of thought concerned with ancient and modern collective consciousness on the evil’s problem, its nature, its reasons and also its absence of reasons. So, I retrace the ‘parallel lives’ of three famous femmes fatales of classic mythology that, placed at turning points of horrific genealogical trees full of ‘genetic curses’, are able to form a well defined triptyque of ‘medallions’ framed by a fil rouge of uninterrupted monstrosity. Paradigmatic of the ambiguous dialectics between male-female, right-evil, victim-executioner, normality-deviance, and of the uncontrollable dynamics between crimes and punishments, ancestral fears and wish of discovery, good and bad demons, the myths of Lamia, Circe and Empusa highlight the irrational attraction that, in the ancient, so rationalistic, Greek culture, feminine personifications of evil are imagined to move, so as to influence human behaviour in the main seasons of life.
La donna diavolo nella Grecia antica: Lamia, Circe, Empusa e le stagioni della vita umana
O. IMPERIO
2017-01-01
Abstract
Scopo di questo saggio è indagare la storia della mostruosità femminile nella letteratura greca antica al fine di ricostruire alcune strutture archetipiche del pensiero connesse con la concezione antica e moderna del problema del male, della sua natura, delle sue ragioni e anche dell'assenza di ragioni. A tal fine vengono ricostruite le 'vite parallele' di tre famose femmes fatales della mitologia classica che, collocate in punti nodali di terrificanti alberi genealogici connotati da 'genetiche maledizioni', che formano un trittico ben delineato di 'medaglioni' distinti ma al contempo collegati da un fil rouge di ininterrotta mostruosità. Paradigmatici dell'ambigua dialettica tra maschile e femminile, bene e male, vittima e carnefice, normalità e devianza, e delle incontrollabili dinamiche tra colpa e punizione, tra paure ancestrali e desiderio di scoperta, tra demoni buoni e cattivi, i miti di Lamia, Circe ed Empusa disvelano quella irrazionale attrazione che nella cultura greca antica, pur così razionalistica, esercitano le personificazioni del male influenzando il comportamento umano nelle principali stagioni della vita umana.File | Dimensione | Formato | |
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