Nel mondo globalizzato e in un’Europa interconnessa dove formalmente non vi sono confini per merci, capitali, servizi, lavoratori, famiglie e studenti la spinta verso l’integrazione appare nei fatti sempre più lontana. Mentre nell’Ue si assiste ad un malessere dilagante riprende vigore il fascino delle identità tanto che, negli ultimi anni, si sono moltiplicate le rivendicazioni identitarie a livello nazionale e subnazionale. Forze centrifughe e centripete erano già presenti nel Trattato di Maastricht del 1992 e con l’allargamento dell’Ue si è creata una forbice sempre più ampia e una disomogeneità sul piano politico, socio economico e costituzionale. Ma quale evoluzione ha avuto lo Stato e quale ruolo hanno assunto gli elementi che hanno spostato la dimensione relativa alla sovranità verso il decentramento e in che modo le categorie relative all’Identità/Ideologia e alla Coesione/Divisione si stanno manifestando? L’evoluzione dello Stato si fonda su caratteri culturali, ideologici ed economici in base ai quali si esplica l’esercizio del potere. Una prima forma di modello statale in Europa si esprime nel Seicento. Tale modello fu esportato in tutto il mondo. Nell’evoluzione dello Stato la divisione politica ha risposto a fenomeni (colonizzazione, conflitti, industrializzazione) che portano ad una perdita dello spazio come categoria concettuale. Tutto ciò ha modificato sia le forme statali che i confini, giungendo ad una sorta di flessibilità, anche riguardo le forme di potere (Casari, Corna Pellegrini, Eva, 2004). Lo Stato con i suoi elementi costitutivi: popolazione, territorio e sovranità, strettamente connessi tra di loro, è caratterizzato da sistemi di governo diversi (teocratico, totalitario e democratico), a cui corrispondono particolari modi di organizzare la vita sociale, sulla base delle influenze storiche che si sono espresse nel corso dei secoli (Ferro, 1993; Lizza, 2001). In epoca moderna l’economia, la cultura e la politica hanno determinato la forza e la potenza di uno Stato (Pounds, 1980; Lizza, 2009). Le scelte istituzionali mirano a raggiungere la stabilità, la prosperità e difendere la sicurezza e l’integrità di uno Stato. Altrettanto importante in tale contesto è la Nazione o lo Stato nazione lì dove risultano essenziali elementi che sottolineano l’omogeneità, la condivisione di fattori identitari e di coesione sociale forti come la lingua, la religione (Hobsbawn, 1991). Ma i processi di internazionalizzazione e globalizzazione hanno fatto perdere incisività al potere politico e hanno eroso la sovranità e il centralismo, a causa della presenza di forze sovranazionali. Altrettanto è avvenuto riguardo il territorio, con i fenomeni di decentramento e deterritorializzazione, mentre la popolazione sia riguardo le dinamiche demografiche che rispetto alla rilevanza del fenomeno migratorio e agli spostamenti massicci dei gruppi umani vive fasi di instabilità che si riflettono negli Stati (Grumo, 2014). Dunque la coesione e la divisione si manifestano attraverso confini labili che i sistemi democratici, attraverso la partecipazione e la rappresentanza politica, devono costantemente regolare come forma di garanzia, pace e prosperità. Lo Stato moderno si fonda su una struttura caratterizzata da una varietà di forme istituzionali, giuridiche e di governo che tendono al centralismo, ma in parallelo già dai primi del Novecento insieme alla dimensione dello Stato come entità politica perfetta nascono concetti quali federazione, autonomia, flessibilità (Harvey, 1997; Pounds, 1980, Lacoste, 2008). Al centralismo e federalismo si aggiunge l’importanza assegnata all’unità territoriale della regione come sistema territoriale complesso sia sotto il profilo economico che sociale e politico, il cui esempio scaturisce dalle politiche territoriali dell’Unione * Il contributo è il risultato di periodi di ricerca svolti in Catalogna (nel 2011, 2015 e 2017) presso la Facoltà di Geografia e Storia (Proff. Joan Tort i Donada, Horacio Capel- Dipartimento di Geografia umana); l’Università Autonoma di Barcellona (Prof. Francesc Munoz); lo IET (Institut d’Estudis Territorials) (Università Pompeu Fabra); la Diputaciò di Barcellona (Dott. Maria Herrero Canela, Direcciò d’Estudis i Prospectiva); la Generalitat di Barcellona; l’Idescat (Istitut d’Estadistica de Catalunya; Centre de Cultura Contemporania de Barcelona). – 736 – europea e dal fenomeno del nuovo regionalismo. Tale fenomeno ha origine dalla crisi dello Stato-nazione ed è generato da fattori istituzionali ed economici (Vallega, 1994; 2004). Si affermano così i poteri sovranazionali che orientano i piani di sviluppo e la coesione della regione contribuendo alla formazione di nuove forme di governance multilivello, ponendo attenzione alla valorizzazione, al capitale sociale, alla cultura locale e alle economie regionali in ambito internazionale. Di fatto questa maggiore autonomia e attenzione alle regioni, si è tradotta nell’euro regionalismo, un modello tecnocratico dove la legittimazione politica, il decentramento delle risorse finanziarie e normative non ha sortito gli effetti sperati, anche a causa della presenza di un disequilibrio socio-spaziale delle Regioni (Conti, Giaccaria, Rossi, Salone, 2014). Con la globalizzazione alla presenza di nuove entità intermedie (macroregioni, regioni, città metropolitane e abolizione delle province) e al conseguente rilievo dato ai sistemi locali si contrappone una visione nuovamente centralista (si ergono muri e barriere, le politiche riportano al centro le esigenze dei singoli paesi) che non sembra seguire una linea coerente rispetto all’indirizzo, rispondendo ad esigenze di chiusura (Società Geografica Italiana, 2013). Si tratta dunque di una visione e di una realtà differenziate che si sta manifestando con uno scenario frammentato e di difficile comprensione da leggere e interpretare nella sua evoluzione continua (Faraguna, 2015). In tale contesto, il caso di studio della Catalogna in Spagna focalizza l’analisi su una Comunità autonoma che, attraverso diverse tappe, sta portando avanti una sfida per lo Statuto di autonomia e il riconoscimento di una distinta nazione all’interno della Spagna e dell’Unione Europea. A questo proposito si cercherà di valutare quali siano i fattori culturali, sociali, politici ed economici che giustificano un distacco osservando la situazione sotto alcuni profili: la popolazione, il governo centrale, la spinta secessionista, l’autodeterminazione del popolo catalano e l’ottica dell’Unione europea.

Centralismo e autonomie locali. L’utopia nella sfida della Catalogna (Spagna)

GRUMO R.
2018-01-01

Abstract

Nel mondo globalizzato e in un’Europa interconnessa dove formalmente non vi sono confini per merci, capitali, servizi, lavoratori, famiglie e studenti la spinta verso l’integrazione appare nei fatti sempre più lontana. Mentre nell’Ue si assiste ad un malessere dilagante riprende vigore il fascino delle identità tanto che, negli ultimi anni, si sono moltiplicate le rivendicazioni identitarie a livello nazionale e subnazionale. Forze centrifughe e centripete erano già presenti nel Trattato di Maastricht del 1992 e con l’allargamento dell’Ue si è creata una forbice sempre più ampia e una disomogeneità sul piano politico, socio economico e costituzionale. Ma quale evoluzione ha avuto lo Stato e quale ruolo hanno assunto gli elementi che hanno spostato la dimensione relativa alla sovranità verso il decentramento e in che modo le categorie relative all’Identità/Ideologia e alla Coesione/Divisione si stanno manifestando? L’evoluzione dello Stato si fonda su caratteri culturali, ideologici ed economici in base ai quali si esplica l’esercizio del potere. Una prima forma di modello statale in Europa si esprime nel Seicento. Tale modello fu esportato in tutto il mondo. Nell’evoluzione dello Stato la divisione politica ha risposto a fenomeni (colonizzazione, conflitti, industrializzazione) che portano ad una perdita dello spazio come categoria concettuale. Tutto ciò ha modificato sia le forme statali che i confini, giungendo ad una sorta di flessibilità, anche riguardo le forme di potere (Casari, Corna Pellegrini, Eva, 2004). Lo Stato con i suoi elementi costitutivi: popolazione, territorio e sovranità, strettamente connessi tra di loro, è caratterizzato da sistemi di governo diversi (teocratico, totalitario e democratico), a cui corrispondono particolari modi di organizzare la vita sociale, sulla base delle influenze storiche che si sono espresse nel corso dei secoli (Ferro, 1993; Lizza, 2001). In epoca moderna l’economia, la cultura e la politica hanno determinato la forza e la potenza di uno Stato (Pounds, 1980; Lizza, 2009). Le scelte istituzionali mirano a raggiungere la stabilità, la prosperità e difendere la sicurezza e l’integrità di uno Stato. Altrettanto importante in tale contesto è la Nazione o lo Stato nazione lì dove risultano essenziali elementi che sottolineano l’omogeneità, la condivisione di fattori identitari e di coesione sociale forti come la lingua, la religione (Hobsbawn, 1991). Ma i processi di internazionalizzazione e globalizzazione hanno fatto perdere incisività al potere politico e hanno eroso la sovranità e il centralismo, a causa della presenza di forze sovranazionali. Altrettanto è avvenuto riguardo il territorio, con i fenomeni di decentramento e deterritorializzazione, mentre la popolazione sia riguardo le dinamiche demografiche che rispetto alla rilevanza del fenomeno migratorio e agli spostamenti massicci dei gruppi umani vive fasi di instabilità che si riflettono negli Stati (Grumo, 2014). Dunque la coesione e la divisione si manifestano attraverso confini labili che i sistemi democratici, attraverso la partecipazione e la rappresentanza politica, devono costantemente regolare come forma di garanzia, pace e prosperità. Lo Stato moderno si fonda su una struttura caratterizzata da una varietà di forme istituzionali, giuridiche e di governo che tendono al centralismo, ma in parallelo già dai primi del Novecento insieme alla dimensione dello Stato come entità politica perfetta nascono concetti quali federazione, autonomia, flessibilità (Harvey, 1997; Pounds, 1980, Lacoste, 2008). Al centralismo e federalismo si aggiunge l’importanza assegnata all’unità territoriale della regione come sistema territoriale complesso sia sotto il profilo economico che sociale e politico, il cui esempio scaturisce dalle politiche territoriali dell’Unione * Il contributo è il risultato di periodi di ricerca svolti in Catalogna (nel 2011, 2015 e 2017) presso la Facoltà di Geografia e Storia (Proff. Joan Tort i Donada, Horacio Capel- Dipartimento di Geografia umana); l’Università Autonoma di Barcellona (Prof. Francesc Munoz); lo IET (Institut d’Estudis Territorials) (Università Pompeu Fabra); la Diputaciò di Barcellona (Dott. Maria Herrero Canela, Direcciò d’Estudis i Prospectiva); la Generalitat di Barcellona; l’Idescat (Istitut d’Estadistica de Catalunya; Centre de Cultura Contemporania de Barcelona). – 736 – europea e dal fenomeno del nuovo regionalismo. Tale fenomeno ha origine dalla crisi dello Stato-nazione ed è generato da fattori istituzionali ed economici (Vallega, 1994; 2004). Si affermano così i poteri sovranazionali che orientano i piani di sviluppo e la coesione della regione contribuendo alla formazione di nuove forme di governance multilivello, ponendo attenzione alla valorizzazione, al capitale sociale, alla cultura locale e alle economie regionali in ambito internazionale. Di fatto questa maggiore autonomia e attenzione alle regioni, si è tradotta nell’euro regionalismo, un modello tecnocratico dove la legittimazione politica, il decentramento delle risorse finanziarie e normative non ha sortito gli effetti sperati, anche a causa della presenza di un disequilibrio socio-spaziale delle Regioni (Conti, Giaccaria, Rossi, Salone, 2014). Con la globalizzazione alla presenza di nuove entità intermedie (macroregioni, regioni, città metropolitane e abolizione delle province) e al conseguente rilievo dato ai sistemi locali si contrappone una visione nuovamente centralista (si ergono muri e barriere, le politiche riportano al centro le esigenze dei singoli paesi) che non sembra seguire una linea coerente rispetto all’indirizzo, rispondendo ad esigenze di chiusura (Società Geografica Italiana, 2013). Si tratta dunque di una visione e di una realtà differenziate che si sta manifestando con uno scenario frammentato e di difficile comprensione da leggere e interpretare nella sua evoluzione continua (Faraguna, 2015). In tale contesto, il caso di studio della Catalogna in Spagna focalizza l’analisi su una Comunità autonoma che, attraverso diverse tappe, sta portando avanti una sfida per lo Statuto di autonomia e il riconoscimento di una distinta nazione all’interno della Spagna e dell’Unione Europea. A questo proposito si cercherà di valutare quali siano i fattori culturali, sociali, politici ed economici che giustificano un distacco osservando la situazione sotto alcuni profili: la popolazione, il governo centrale, la spinta secessionista, l’autodeterminazione del popolo catalano e l’ottica dell’Unione europea.
2018
9788890892646
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