Il quarto capitolo del II trattato del Convivio ha sempre attirato l’attenzione dei lettori “filosofici” di Dante. Il tema in questione è quello dei motori dei cieli, ovvero delle intelligenze e/o degli angeli (nella fattispecie, del cielo di Venere) a cui il poeta si rivolge direttamente nella prima canzone (Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete). In una serie di passaggi piuttosto inconsueti, se non audaci, Dante si sforza di mostrare che il numero degli angeli o intelligenze non è vincolato al numero dei movimenti celesti, ed è di gran lunga superiore a quello che si può inferire a partire dai soli dati cosmologici o sensibili. Per raggiungere questo risultato, Dante si avvale in particolare di due argomenti che hanno suscitato e continuano a suscitare più di una perplessità, sia per quel che riguarda le possibili fonti utilizzate, sia per la loro stessa struttura, sia infine per le implicazioni dottrinali che lasciano trasparire. Dopo aver richiamato brevemente il contesto e l’andamento del capitolo del Convivio in questione, il contributo considera separatamente alcuni dei passaggi più delicati, o semplicemente più degni di attenzione, che il testo presenta, ricontrollando e ampliando il quadro dei presumibili riferimenti filosofici (diretti o indiretti) che Dante avrebbe potuto aver presente.

Intelligenze oziose e angeli attivi: note in margine a un capitolo del Convivio dantesco (II, IV)

PORRO, Pasquale
2006-01-01

Abstract

Il quarto capitolo del II trattato del Convivio ha sempre attirato l’attenzione dei lettori “filosofici” di Dante. Il tema in questione è quello dei motori dei cieli, ovvero delle intelligenze e/o degli angeli (nella fattispecie, del cielo di Venere) a cui il poeta si rivolge direttamente nella prima canzone (Voi che ’ntendendo il terzo ciel movete). In una serie di passaggi piuttosto inconsueti, se non audaci, Dante si sforza di mostrare che il numero degli angeli o intelligenze non è vincolato al numero dei movimenti celesti, ed è di gran lunga superiore a quello che si può inferire a partire dai soli dati cosmologici o sensibili. Per raggiungere questo risultato, Dante si avvale in particolare di due argomenti che hanno suscitato e continuano a suscitare più di una perplessità, sia per quel che riguarda le possibili fonti utilizzate, sia per la loro stessa struttura, sia infine per le implicazioni dottrinali che lasciano trasparire. Dopo aver richiamato brevemente il contesto e l’andamento del capitolo del Convivio in questione, il contributo considera separatamente alcuni dei passaggi più delicati, o semplicemente più degni di attenzione, che il testo presenta, ricontrollando e ampliando il quadro dei presumibili riferimenti filosofici (diretti o indiretti) che Dante avrebbe potuto aver presente.
2006
978-2-503-52532-7
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