La chiesa di San Leonardo di Siponto, con i resti ormai in rovina delle strutture conventuali e della domus hospitalis, è una delle poche testimonianze sopravvissute dei numerosi monasteri, hospitia e xenodochia che sorsero sulle pendici ed ai piedi del Monte Gargano lungo la via di pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo. Su questo singolare edificio, caratterizzato da grosse irregolarità sia nella pianta che negli alzati esiste una cospicua letteratura critica tesa principalmente ad individuare una serie di modelli che sarebbero stati di volta in volta riproposti nell’edificio sipontino e che possono essere sinteticamente riassunti in tre grandi capitoli. Il primo modello è costituito dallo schema, tipicamente pugliese, della chiesa a cupole in asse con semibotti laterali, analizzato in tutte le varianti, le evoluzioni e le eccezioni di una tradizione costruttiva di lunga durata che annovera episodi che partono dal VII secolo (Tempietto di Seppanibale a Fasano) fino al XIII secolo avanzato (Duomo di Molfetta, Chiesa di Santa Margherita di Bisceglie). Il secondo modello è quello della decorazione del paramento murario ritmato da sottili paraste collegate l’una all’altra da archetti pensili, secondo uno schema generalmente definito lombardo molto comune nelle fabbriche del XII secolo. Il terzo grande capitolo riguarda la decorazione scultorea dell’edificio legata da un lato all’Abruzzo (San Clemente a Casauria, Pianella), dall’altro alla Puglia (Montesantangelo, portale Santa Maria Maggiore, Pulsano, Trani, cattedrale e Ognissanti) con forti assonanze con la Francia (CharlieuAnglouleme, Chateau-neuf-sur-Cherente, Toulouse). In questo contributo si analizzano principalmente degli aspetti architettonici della fabbrica dove i segni di una vicenda costruttiva protrattasi nel tempo e soprattutto di una serie di interventi e restauri antichi in parte cancellati negli anni ’50 del secolo scorso, impongono di rivedere quei modelli nel loro concreto manifestarsi nella forma architettonica in funzione di un diverso approccio che tenga conto delle numerose varianti dovute al rapporto dialettico tra forze eterogenee legate al luogo, al tempo e alle circostanze che ne determinarono la nascita e ne accompagnarono lo sviluppo. Alla luce di queste considerazione in questo intervento viene ripreso a partire dagli ultimi restauri, in un percorso a ritroso, l’intera vicenda costruttiva della fabbrica, fino alla sua fondazione risalente agli anni ’30 del XII secolo, grazie anche a documenti d’archivio editi ed inediti, foto e rilievi, incrociando i dati rinveniente dalla documentazione scritta. Il quadro che ne deriva modifica per alcuni aspetti alcune ipotesi avanzate in precedenza, individuando nel periodo in cui l’abbazia fu amministrata dai Cavalieri Teutonici dell’Ospedale di Santa Maria di Gerusalemme la fase di completamento dei lavori.

POSTILLE A SAN LEONARDO DI SIPONTO

DEROSA, Luisa Maria Sterpeta
2002-01-01

Abstract

La chiesa di San Leonardo di Siponto, con i resti ormai in rovina delle strutture conventuali e della domus hospitalis, è una delle poche testimonianze sopravvissute dei numerosi monasteri, hospitia e xenodochia che sorsero sulle pendici ed ai piedi del Monte Gargano lungo la via di pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo. Su questo singolare edificio, caratterizzato da grosse irregolarità sia nella pianta che negli alzati esiste una cospicua letteratura critica tesa principalmente ad individuare una serie di modelli che sarebbero stati di volta in volta riproposti nell’edificio sipontino e che possono essere sinteticamente riassunti in tre grandi capitoli. Il primo modello è costituito dallo schema, tipicamente pugliese, della chiesa a cupole in asse con semibotti laterali, analizzato in tutte le varianti, le evoluzioni e le eccezioni di una tradizione costruttiva di lunga durata che annovera episodi che partono dal VII secolo (Tempietto di Seppanibale a Fasano) fino al XIII secolo avanzato (Duomo di Molfetta, Chiesa di Santa Margherita di Bisceglie). Il secondo modello è quello della decorazione del paramento murario ritmato da sottili paraste collegate l’una all’altra da archetti pensili, secondo uno schema generalmente definito lombardo molto comune nelle fabbriche del XII secolo. Il terzo grande capitolo riguarda la decorazione scultorea dell’edificio legata da un lato all’Abruzzo (San Clemente a Casauria, Pianella), dall’altro alla Puglia (Montesantangelo, portale Santa Maria Maggiore, Pulsano, Trani, cattedrale e Ognissanti) con forti assonanze con la Francia (CharlieuAnglouleme, Chateau-neuf-sur-Cherente, Toulouse). In questo contributo si analizzano principalmente degli aspetti architettonici della fabbrica dove i segni di una vicenda costruttiva protrattasi nel tempo e soprattutto di una serie di interventi e restauri antichi in parte cancellati negli anni ’50 del secolo scorso, impongono di rivedere quei modelli nel loro concreto manifestarsi nella forma architettonica in funzione di un diverso approccio che tenga conto delle numerose varianti dovute al rapporto dialettico tra forze eterogenee legate al luogo, al tempo e alle circostanze che ne determinarono la nascita e ne accompagnarono lo sviluppo. Alla luce di queste considerazione in questo intervento viene ripreso a partire dagli ultimi restauri, in un percorso a ritroso, l’intera vicenda costruttiva della fabbrica, fino alla sua fondazione risalente agli anni ’30 del XII secolo, grazie anche a documenti d’archivio editi ed inediti, foto e rilievi, incrociando i dati rinveniente dalla documentazione scritta. Il quadro che ne deriva modifica per alcuni aspetti alcune ipotesi avanzate in precedenza, individuando nel periodo in cui l’abbazia fu amministrata dai Cavalieri Teutonici dell’Ospedale di Santa Maria di Gerusalemme la fase di completamento dei lavori.
2002
88-435-8359-X
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