Neither action nor analysis can leave the territory out of consideration, in so far as it determines the organisation and development of any phenomenon. Innovation is connected to the organisation of territory and his practicability depends on the local ability of creating innovation, greeting it and getting to its heart. In the first part of the book, dynamics take into account, on one hand, the innovation and the enterprises by means of the most eminent and innovative locations (the industrial and technological district, the innovative milieu, the scientific and technological parks). On the other hand, the relationship between innovation and urban system. In the second part, by means of a detection on the field, the case of Montpellier, the Ville Technopole, a city organized according to innovation, is analysed. From the technopolitan city, a revolutionary factor compared to its original economic attitudes, it follows an analysis of the urban policies, which express themselves in the different ways of planning and promoting the city (internal and external marketing). So, the alliance between technics and city realizes a strategy of both identity and diversification, producing innovation on the level of economical structure and, most of all, urban organisation. The technopolitan journey to Montpellier, among places and evidencies turn out to be an occasion for reflection, in order to assume a model of development which could combine its own local distinctive elements with those wich globalization requires, supporting its function of northern city, yet clearly identifiable in the southern and Mediterranean area.

La velocità con cui oggi le innovazioni si diffondono ha reso superato il concetto di distanza fisica. Le categorie entro cui il rapporto centro-periferia si inseriva si sono modificate radicalmente, mentre progressivamente si è stabilita una nuova gerarchia dei centri. Nessuna valutazione ed azione può prescindere dal territorio in cui un fenomeno nasce. Le diverse modalità di organizzazione sono infatti in relazione allo spazio che influenza in modo determinante e peculiare il suo processo di sviluppo. Il passaggio fondamentale risiede nella relazione tra innovazione e organizzazione territoriale, da cui deriva una ristrutturazione a tutto campo: dal sistema produttivo a quello urbano. La sua attuabilità dipende esclusivamente dalla capacità locale di produrre innovazione, accogliere gli inputs innovativi (per adattamento/imitazione) o di porsi in modo originale e differenziato. Può accadere che tutto si realizzi in superificie e non filtri nel territorio, non promuovendo così una completa acquisizione del processo tecnopolitano, Ma può anche verificarsi la presenza di ostacoli rilevanti, frutto di precondizioni di carattere economico, culturale, politico o di barriere, atte a fermare o dirottare l’evento innovativo nello spazio geografico. Le dinamiche prese in considerazione hanno riguardato da un lato l’innovazione e le imprese, attraverso i luoghi di eccellenza e di innovazione: il distretto industriale e tecnologico, il milieu innovatore, i Parchi Scientifici e Tecnologici. Ciò ha permesso di analizzare, attraverso gli elementi caratterizzanti, la specificità territoriale, la localizzazione, l’organizzazione strutturale e l’approccio all’innovazione. I luoghi si inseriscono nel sistema spaziale innovativo, realizzando reti di diffusione secondo un’evoluzione ascendente, riguardante i sistemi di piccola impresa (distretti) o la grande impresa (poli) e un’evoluzione discendente che trae origine dalle Università e i Centri di ricerca, utilizzando i Parchi Scientifici e Tecnologici come luoghi fissatori di innovazione e trasferimento. Il rapporto innovazione e sistema urbano pone d’altro canto una verifica sul modo in cui la città sia in grado di accogliere la domanda di innovazione, di sostenerla e trasformare una possibile destabilizzazione che un evento innovativo può produrre in un processo continuo di innovazione territoriale. Tutto ciò dipende fortemente dalla sua organizzazione interna e dal grado di apertura verso l’esterno per far fronte alle sfide competitive e globali che le città e le aree in ritardo di sviluppo a volte non possono cogliere pienamente. Nel dibattito sulla capacità progettuale e le proposte da avanzare in alcune realtà urbane del Mezzogiorno risulta centrale l’invito a farsi promotori di processi innovativi, sostenuti da tutti i soggetti. E’ necessario infatti valorizzare sempre più le potenzialità locali, utilizzando strumenti che nel rapporto Scienza/Imprese/Territorio non producano evidenti dispersioni ma promuovano integrazione e uno sviluppo efficace e duraturo. Nella seconda parte si è analizzato il caso di Montpellier. La sua pecularietà risiede nell’analisi del processo di modernizzazione e globalizzazione, basato sulle antiche vocazioni dell’area e dei sistemi di innovazione che ridisegnano la struttura urbana, sino a trascendere gli elementi iniziali di identità e sviluppo e ad aprire nuovi scenari. Il processo si fonda su alcuni punti cardine fortemente connessi tra loro. Innanzitutto il ruolo attivo e propositivo delle Scuole, Università e Centri di ricerca e l’identificazione di quest’area come punto di riferimento a livello nazionale. La rilevante presenza di ricercatori realizza massa critica e fertilizza il territorio di elementi innovativi. Negli anni Ottanta la progettazione di una Tecnopoli ha risposto ad una politica di decentramento che assegnava alle regioni l’opportunità di organizzare a livello locale strutture atte a promuovere la ricerca e l’innovazione. In Francia nascono tecnopòli, cioè poli tecnologici, centri di attrazione di attività legate alla tecnologia e Tecnopoli, città che hanno acquisito una vocazione tecnica particolare, organizzate in funzione dell’innovazione. A Montpellier non si determina un tecnopòlo, l’high-tech standardizzato infatti è abbastanza estraneo al processo di sviluppo dell’Agglomerazione. Si delinea invece una Tecnopoli, un momento di rottura, in quanto essa appare inizialmente estranea alle basi tradizionali della città e di approfondimento delle tendenze della crescita urbana, amplificando le relazioni funzionali con il resto della regione. E’ risultato così importante verificare il ruolo di attrazione industriale dell’Agglomerazione di Montpellier a livello regionale, abbastanza debole, ma anche nazionale, riferimento per le maggiori industrie che aprono filiali utilizzando l’immagine di vetrina della Tecnopoli e sovranazionale, orientata negli ultimi anni verso una posizione chiaramente identificata nel Mediterraneo e spinta verso relazioni con l’ Europa del Nord, USA, Giappone e Sud Est Asiatico. L’elemento di base che permea il processo è il marketing urbano interno ed esterno. Nella valorizzazione delle risorse e nella comunicazione risiede infatti uno dei punti di forza dell’area in cui si combinano la performance economica, sostenuta da un tessuto di piccole e medie imprese, la qualità della vita e la diffusione culturale, fornendo un’immagine di eccellenza e una notorietà sul piano nazionale, divenute punto di riferimento nelle strategie della comunicazione. L’elemento di connessione è rappresentato dall’innovazione, che realizza un nuovo discorso di promozione della città, obbligando a pensare in modo innovativo le politiche urbane, mentre un ruolo rilevante è stato assunto dagli interventi pubblici e dalle istituzioni vicine ai cittadini, partecipi e mobilitati come reali ambasciatori della città. Il connubio tra la tecnica e le politiche urbane realizza dunque una strategia di identità e di differenziazione, attivando innovazione nella struttura economica, ma soprattutto nell’organizzazione urbana. Il percorso tecnopolitano a Montpellier tra luoghi e testimonianze diviene così momento di riflessione per ipotizzare un modello di sviluppo che integri i propri elementi di distinzione locale con quelli che la globalizzazione richiede, sostenendo la propria funzione di città del Nord, ma chiaramente identificata al Sud e nell’area del Mediterraneo.

Traiettorie di innovazione nel sistema produttivo e urbano. Uno studio comparato

GRUMO, Rosalina
2012-01-01

Abstract

Neither action nor analysis can leave the territory out of consideration, in so far as it determines the organisation and development of any phenomenon. Innovation is connected to the organisation of territory and his practicability depends on the local ability of creating innovation, greeting it and getting to its heart. In the first part of the book, dynamics take into account, on one hand, the innovation and the enterprises by means of the most eminent and innovative locations (the industrial and technological district, the innovative milieu, the scientific and technological parks). On the other hand, the relationship between innovation and urban system. In the second part, by means of a detection on the field, the case of Montpellier, the Ville Technopole, a city organized according to innovation, is analysed. From the technopolitan city, a revolutionary factor compared to its original economic attitudes, it follows an analysis of the urban policies, which express themselves in the different ways of planning and promoting the city (internal and external marketing). So, the alliance between technics and city realizes a strategy of both identity and diversification, producing innovation on the level of economical structure and, most of all, urban organisation. The technopolitan journey to Montpellier, among places and evidencies turn out to be an occasion for reflection, in order to assume a model of development which could combine its own local distinctive elements with those wich globalization requires, supporting its function of northern city, yet clearly identifiable in the southern and Mediterranean area.
2012
9788884592378
La velocità con cui oggi le innovazioni si diffondono ha reso superato il concetto di distanza fisica. Le categorie entro cui il rapporto centro-periferia si inseriva si sono modificate radicalmente, mentre progressivamente si è stabilita una nuova gerarchia dei centri. Nessuna valutazione ed azione può prescindere dal territorio in cui un fenomeno nasce. Le diverse modalità di organizzazione sono infatti in relazione allo spazio che influenza in modo determinante e peculiare il suo processo di sviluppo. Il passaggio fondamentale risiede nella relazione tra innovazione e organizzazione territoriale, da cui deriva una ristrutturazione a tutto campo: dal sistema produttivo a quello urbano. La sua attuabilità dipende esclusivamente dalla capacità locale di produrre innovazione, accogliere gli inputs innovativi (per adattamento/imitazione) o di porsi in modo originale e differenziato. Può accadere che tutto si realizzi in superificie e non filtri nel territorio, non promuovendo così una completa acquisizione del processo tecnopolitano, Ma può anche verificarsi la presenza di ostacoli rilevanti, frutto di precondizioni di carattere economico, culturale, politico o di barriere, atte a fermare o dirottare l’evento innovativo nello spazio geografico. Le dinamiche prese in considerazione hanno riguardato da un lato l’innovazione e le imprese, attraverso i luoghi di eccellenza e di innovazione: il distretto industriale e tecnologico, il milieu innovatore, i Parchi Scientifici e Tecnologici. Ciò ha permesso di analizzare, attraverso gli elementi caratterizzanti, la specificità territoriale, la localizzazione, l’organizzazione strutturale e l’approccio all’innovazione. I luoghi si inseriscono nel sistema spaziale innovativo, realizzando reti di diffusione secondo un’evoluzione ascendente, riguardante i sistemi di piccola impresa (distretti) o la grande impresa (poli) e un’evoluzione discendente che trae origine dalle Università e i Centri di ricerca, utilizzando i Parchi Scientifici e Tecnologici come luoghi fissatori di innovazione e trasferimento. Il rapporto innovazione e sistema urbano pone d’altro canto una verifica sul modo in cui la città sia in grado di accogliere la domanda di innovazione, di sostenerla e trasformare una possibile destabilizzazione che un evento innovativo può produrre in un processo continuo di innovazione territoriale. Tutto ciò dipende fortemente dalla sua organizzazione interna e dal grado di apertura verso l’esterno per far fronte alle sfide competitive e globali che le città e le aree in ritardo di sviluppo a volte non possono cogliere pienamente. Nel dibattito sulla capacità progettuale e le proposte da avanzare in alcune realtà urbane del Mezzogiorno risulta centrale l’invito a farsi promotori di processi innovativi, sostenuti da tutti i soggetti. E’ necessario infatti valorizzare sempre più le potenzialità locali, utilizzando strumenti che nel rapporto Scienza/Imprese/Territorio non producano evidenti dispersioni ma promuovano integrazione e uno sviluppo efficace e duraturo. Nella seconda parte si è analizzato il caso di Montpellier. La sua pecularietà risiede nell’analisi del processo di modernizzazione e globalizzazione, basato sulle antiche vocazioni dell’area e dei sistemi di innovazione che ridisegnano la struttura urbana, sino a trascendere gli elementi iniziali di identità e sviluppo e ad aprire nuovi scenari. Il processo si fonda su alcuni punti cardine fortemente connessi tra loro. Innanzitutto il ruolo attivo e propositivo delle Scuole, Università e Centri di ricerca e l’identificazione di quest’area come punto di riferimento a livello nazionale. La rilevante presenza di ricercatori realizza massa critica e fertilizza il territorio di elementi innovativi. Negli anni Ottanta la progettazione di una Tecnopoli ha risposto ad una politica di decentramento che assegnava alle regioni l’opportunità di organizzare a livello locale strutture atte a promuovere la ricerca e l’innovazione. In Francia nascono tecnopòli, cioè poli tecnologici, centri di attrazione di attività legate alla tecnologia e Tecnopoli, città che hanno acquisito una vocazione tecnica particolare, organizzate in funzione dell’innovazione. A Montpellier non si determina un tecnopòlo, l’high-tech standardizzato infatti è abbastanza estraneo al processo di sviluppo dell’Agglomerazione. Si delinea invece una Tecnopoli, un momento di rottura, in quanto essa appare inizialmente estranea alle basi tradizionali della città e di approfondimento delle tendenze della crescita urbana, amplificando le relazioni funzionali con il resto della regione. E’ risultato così importante verificare il ruolo di attrazione industriale dell’Agglomerazione di Montpellier a livello regionale, abbastanza debole, ma anche nazionale, riferimento per le maggiori industrie che aprono filiali utilizzando l’immagine di vetrina della Tecnopoli e sovranazionale, orientata negli ultimi anni verso una posizione chiaramente identificata nel Mediterraneo e spinta verso relazioni con l’ Europa del Nord, USA, Giappone e Sud Est Asiatico. L’elemento di base che permea il processo è il marketing urbano interno ed esterno. Nella valorizzazione delle risorse e nella comunicazione risiede infatti uno dei punti di forza dell’area in cui si combinano la performance economica, sostenuta da un tessuto di piccole e medie imprese, la qualità della vita e la diffusione culturale, fornendo un’immagine di eccellenza e una notorietà sul piano nazionale, divenute punto di riferimento nelle strategie della comunicazione. L’elemento di connessione è rappresentato dall’innovazione, che realizza un nuovo discorso di promozione della città, obbligando a pensare in modo innovativo le politiche urbane, mentre un ruolo rilevante è stato assunto dagli interventi pubblici e dalle istituzioni vicine ai cittadini, partecipi e mobilitati come reali ambasciatori della città. Il connubio tra la tecnica e le politiche urbane realizza dunque una strategia di identità e di differenziazione, attivando innovazione nella struttura economica, ma soprattutto nell’organizzazione urbana. Il percorso tecnopolitano a Montpellier tra luoghi e testimonianze diviene così momento di riflessione per ipotizzare un modello di sviluppo che integri i propri elementi di distinzione locale con quelli che la globalizzazione richiede, sostenendo la propria funzione di città del Nord, ma chiaramente identificata al Sud e nell’area del Mediterraneo.
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