I testamenti, le lettere, gli inventari conservati parte nell’archivio di Casa Gavotti e parte negli Archivi di Stato di Genova, Savona e Roma consentono di tracciare, dagli esordi dell’Età barocca al pieno Settecento, con alcune incursioni sino al XIX secolo, il notevole percorso di una famiglia patrizia che, investendo ingenti somme di denaro, seppe trasformare ricchezze in “consumo culturale”, capitale economico in “capitale simbolico”. Essi crearono un network di presenze la cui genesi e integrazione è il frutto di processi, ascrivibili alla competitività e allo sviluppo, propri di quel fenomeno di globalizzazione ante litteram che ricade nella più ampia declinazione di “mecenatismo” haskelliano. Si tratta di un’indagine non solamente interessata alle quadrerie, che pure riservano interessanti novità, ma attenta anche ai sistemi residenziali, ai luoghi della ricchezza “pietrificata” sfondo per tali insiemi, allargata ai simboli più integrali e integrati di conspicuous consumption e di conspicuous investment. I molti rami della famiglia Gavotti maturarono una cultura aristocratica che diede consistenti frutti tanto sul fronte della raccolta di oggetti d’arte, dei contatti con artisti come Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Orazio Gentileschi, Pietro da Cortona, quanto nell’architettura di ville e di luoghi di delizie, nei palazzi signorili di città e negli edifici religiosi, una sequenza di strutture e apparati decorativi attestanti sofisticate politiche di committenza, in grado di determinare una ricaduta sui casati minori della loro regione d’origine. I Gavotti si allinearono con determinazione al clima intellettuale in voga tra Cinque e Seicento a Roma, in particolare potendo contare sull’appoggio dei Barberini, ma anche in virtù dei rapporti finanziario-commerciali intrattenuti con i Falconieri e i Borghese, generando tra Savona e Genova un’area di riferimento della quale furono i protagonisti insieme ai banchieri Gio Battista e Alessandro Siri, amici e committenti di Gian Lorenzo Bernini, e a Ottavio Costa, colto frequentatore di Caravaggio.

DIPINTI PER I GAVOTTI. DA RENI A LANFRANCO A PIETRO DA CORTONA: UNA COLLEZIONE TRA ROMA, GENOVA E SAVONA

Leonardi, Andrea
2006-01-01

Abstract

I testamenti, le lettere, gli inventari conservati parte nell’archivio di Casa Gavotti e parte negli Archivi di Stato di Genova, Savona e Roma consentono di tracciare, dagli esordi dell’Età barocca al pieno Settecento, con alcune incursioni sino al XIX secolo, il notevole percorso di una famiglia patrizia che, investendo ingenti somme di denaro, seppe trasformare ricchezze in “consumo culturale”, capitale economico in “capitale simbolico”. Essi crearono un network di presenze la cui genesi e integrazione è il frutto di processi, ascrivibili alla competitività e allo sviluppo, propri di quel fenomeno di globalizzazione ante litteram che ricade nella più ampia declinazione di “mecenatismo” haskelliano. Si tratta di un’indagine non solamente interessata alle quadrerie, che pure riservano interessanti novità, ma attenta anche ai sistemi residenziali, ai luoghi della ricchezza “pietrificata” sfondo per tali insiemi, allargata ai simboli più integrali e integrati di conspicuous consumption e di conspicuous investment. I molti rami della famiglia Gavotti maturarono una cultura aristocratica che diede consistenti frutti tanto sul fronte della raccolta di oggetti d’arte, dei contatti con artisti come Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Orazio Gentileschi, Pietro da Cortona, quanto nell’architettura di ville e di luoghi di delizie, nei palazzi signorili di città e negli edifici religiosi, una sequenza di strutture e apparati decorativi attestanti sofisticate politiche di committenza, in grado di determinare una ricaduta sui casati minori della loro regione d’origine. I Gavotti si allinearono con determinazione al clima intellettuale in voga tra Cinque e Seicento a Roma, in particolare potendo contare sull’appoggio dei Barberini, ma anche in virtù dei rapporti finanziario-commerciali intrattenuti con i Falconieri e i Borghese, generando tra Savona e Genova un’area di riferimento della quale furono i protagonisti insieme ai banchieri Gio Battista e Alessandro Siri, amici e committenti di Gian Lorenzo Bernini, e a Ottavio Costa, colto frequentatore di Caravaggio.
2006
978-88-98296-19-4
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