L'Unione Europea nasce a Maastricht all'1,22 di mercoledì 11 dicembre 1911. A spingerla nel mondo grande e terribile di fine Novecento un Trattato con 252 articoli, 17 protocolli, 31 dichiarazioni: croce e delizia per popoli, parlamenti e corti di giustizia.Da allora ad oggi, ha visto i suoi 12 soci fondatori divenire una platea di 27, ancora in espansione, e assistito a 4 guerre mondiali. Manipolata e promossa da governi e costituenti, a tratti è incappata nelle bocciature dei popoli, ha tenuto a battesimo l'euro ma mancato l'appuntamento con una Costituzione, un popolo, un'anima. Oggi ha persino il numero di telefono chiesto invano da Kissinger. Non sa però sollevarsi e prender voce nel mondo che si scuote di dosso il passato, vive e si riprogetta nella comunicazione globale.Raggiunta la maturità con il ventennio e dopo l'ultimo maquillage a Lisbona, l'Unione s'avvolge da tempo in un frenetico immobilismo. China su se stessa , si accanisce a somministrare il cilicio di nuovi patti di solidarietà, nell'illusione di sanare così tare e asimmetrie congenite.Più che mai urge cambiare strada rispetto a questa deriva, ripensare il cammino fin qui fatto. Per schiodare cultura e politica dalle gabbie unilineari della disciplina neoliberale. Per restituirle a progetto e speranza.

Tra due secoli. Tappe e approdi dell'Unione Europea 1989-2011

MORTELLARO, Isidoro Davide
2011-01-01

Abstract

L'Unione Europea nasce a Maastricht all'1,22 di mercoledì 11 dicembre 1911. A spingerla nel mondo grande e terribile di fine Novecento un Trattato con 252 articoli, 17 protocolli, 31 dichiarazioni: croce e delizia per popoli, parlamenti e corti di giustizia.Da allora ad oggi, ha visto i suoi 12 soci fondatori divenire una platea di 27, ancora in espansione, e assistito a 4 guerre mondiali. Manipolata e promossa da governi e costituenti, a tratti è incappata nelle bocciature dei popoli, ha tenuto a battesimo l'euro ma mancato l'appuntamento con una Costituzione, un popolo, un'anima. Oggi ha persino il numero di telefono chiesto invano da Kissinger. Non sa però sollevarsi e prender voce nel mondo che si scuote di dosso il passato, vive e si riprogetta nella comunicazione globale.Raggiunta la maturità con il ventennio e dopo l'ultimo maquillage a Lisbona, l'Unione s'avvolge da tempo in un frenetico immobilismo. China su se stessa , si accanisce a somministrare il cilicio di nuovi patti di solidarietà, nell'illusione di sanare così tare e asimmetrie congenite.Più che mai urge cambiare strada rispetto a questa deriva, ripensare il cammino fin qui fatto. Per schiodare cultura e politica dalle gabbie unilineari della disciplina neoliberale. Per restituirle a progetto e speranza.
2011
978-88-6153-210-6
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