Il cardinale venosino Giovan Battista De Luca (1613-1683) è figura di grande rilievo nel contesto della cultura giuridico-politica secentesca. La sua vicenda biografica e il copioso corredo delle sue scritture vanno riferite ad un momento storico nevralgico, nel quale, sotto il pontificato di Innocenzo X, si andava concretizzando un graduale processo di secolarizzazione della Chiesa romana cui faceva seguito la discussione intorno ai limiti giuridici dell’esercizio della sua potestà. Teorico attento di una proposta per la nuova organizzazione istituzionale della Chiesa, De Luca è impegnato a definire il terreno sul quale si deve realizzare l’interazione del potere temporale dell’istituzione ecclesiastica con le altre realtà assolutistiche europee, stabilendo il carattere e i limiti di questo potere. Le opere di materia più squisitamente politica del cardinale, sulle quali il presente contributo intende soffermarsi criticamente, con attenzione privilegiata al Principe cristiano pratico (1680), costituiscono un esempio di grande importanza sul versante di una letteratura della Ragion di Stato che ripensa nel lessico della modernità dispiegata la figura del “sovrano-pontefice”, tesaurizzando l’esperienza boteriana, pur nella convinzione del necessario superamento dell’antimachiavellismo di ispirazione gesuitica e della valorizzazione della centralità del momento giuridico nella vita dello Stato, a seguito del tramonto dell’esperienza dello Stato di diritto divino.

«Il principe cristiano pratico» del cardinale Giovan Battista De Luca, ovvero la tesi centralistica della Ragion di Stato e la figura del Principe-Papa in una scrittura politica del tardo Barocco

Mitarotondo Laura
2005-01-01

Abstract

Il cardinale venosino Giovan Battista De Luca (1613-1683) è figura di grande rilievo nel contesto della cultura giuridico-politica secentesca. La sua vicenda biografica e il copioso corredo delle sue scritture vanno riferite ad un momento storico nevralgico, nel quale, sotto il pontificato di Innocenzo X, si andava concretizzando un graduale processo di secolarizzazione della Chiesa romana cui faceva seguito la discussione intorno ai limiti giuridici dell’esercizio della sua potestà. Teorico attento di una proposta per la nuova organizzazione istituzionale della Chiesa, De Luca è impegnato a definire il terreno sul quale si deve realizzare l’interazione del potere temporale dell’istituzione ecclesiastica con le altre realtà assolutistiche europee, stabilendo il carattere e i limiti di questo potere. Le opere di materia più squisitamente politica del cardinale, sulle quali il presente contributo intende soffermarsi criticamente, con attenzione privilegiata al Principe cristiano pratico (1680), costituiscono un esempio di grande importanza sul versante di una letteratura della Ragion di Stato che ripensa nel lessico della modernità dispiegata la figura del “sovrano-pontefice”, tesaurizzando l’esperienza boteriana, pur nella convinzione del necessario superamento dell’antimachiavellismo di ispirazione gesuitica e della valorizzazione della centralità del momento giuridico nella vita dello Stato, a seguito del tramonto dell’esperienza dello Stato di diritto divino.
2005
88-88834-03-6
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