L’articolo affronta i profili fiscali dei patrimoni destinati ad uno specifico affare, evidenziando le conseguenze che l’assenza di una disciplina tributaria appropriata produce sul versante delle responsabilità patrimoniali. L'approfondimento individua nell’assenza di autonoma soggettività ai fini fiscali del patrimonio dedicato la principale causa dell’imperfetta autonomia patrimoniale dell’insieme di beni e rapporti giuridici distaccati. Si tratta di un limite di carattere sistematico, che viene inquadrato attraverso una critica delle tesi più attente ai profili potenzialmente elusivi dell’istituto. L’analisi giuridica è condotta con approccio interdisciplinare, inquadrando l’argomento prima sul piano civilistico e successivamente su quello fiscale e tenendo sempre a mente l’elemento teleologico dell’istituto della destinazione patrimoniale. Vengono in tal modo valorizzate le differenze tra la fase statica del compendio segregato e le sue vicende gestionali, con particolare riferimento alla possibile partizione dei proventi e frutti del patrimonio separato in base ad un’inedita distinzione delle fasi antecedenti e successive al compimento dell’affare. Sul versante fiscale questa impostazione conduce alla critica della qualificazione reddituale dei risultati della gestione c.d. “intermedia” del patrimonio destinato, delineando un possibile modello impositivo che si discosta, in parte, dalle indicazioni della “Commissione Gallo”. L'articolo approda alla proposta di accedere, sul piano legislativo, ad una tassazione in via provvisoria dei redditi prodotti nelle fasi che precedono la conclusione dell’affare.

Istituzione e funzionamento di patrimoni destinati a uno specifico affare: le conseguenze del mancato intervento del legislatore tributario

SELICATO, GIANLUCA
2009-01-01

Abstract

L’articolo affronta i profili fiscali dei patrimoni destinati ad uno specifico affare, evidenziando le conseguenze che l’assenza di una disciplina tributaria appropriata produce sul versante delle responsabilità patrimoniali. L'approfondimento individua nell’assenza di autonoma soggettività ai fini fiscali del patrimonio dedicato la principale causa dell’imperfetta autonomia patrimoniale dell’insieme di beni e rapporti giuridici distaccati. Si tratta di un limite di carattere sistematico, che viene inquadrato attraverso una critica delle tesi più attente ai profili potenzialmente elusivi dell’istituto. L’analisi giuridica è condotta con approccio interdisciplinare, inquadrando l’argomento prima sul piano civilistico e successivamente su quello fiscale e tenendo sempre a mente l’elemento teleologico dell’istituto della destinazione patrimoniale. Vengono in tal modo valorizzate le differenze tra la fase statica del compendio segregato e le sue vicende gestionali, con particolare riferimento alla possibile partizione dei proventi e frutti del patrimonio separato in base ad un’inedita distinzione delle fasi antecedenti e successive al compimento dell’affare. Sul versante fiscale questa impostazione conduce alla critica della qualificazione reddituale dei risultati della gestione c.d. “intermedia” del patrimonio destinato, delineando un possibile modello impositivo che si discosta, in parte, dalle indicazioni della “Commissione Gallo”. L'articolo approda alla proposta di accedere, sul piano legislativo, ad una tassazione in via provvisoria dei redditi prodotti nelle fasi che precedono la conclusione dell’affare.
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