L’esperienza giuridica romana mostra uno stretto parallelismo tra il matrimonio e la dote, considerata da alcune fonti indispensabile per la contrazione del vincolo matrimoniale. Il legame tra dote e matrimonio fu ritenuto essenziale e, durante il principato, determinò il passaggio della protezione della dote dall’àmbito privato a quello pubblico. Ne sono testimonianza alcuni frammenti dei giuristi del II e III secolo d. C. L’articolo si prefigge, attraverso una loro rivisitazione, di evidenziare alcuni tratti del diritto romano riguardo alla dote e di interrogarsi sull’eventuale influenza di essi nel diritto dell’età contemporanea. In particolare, si sofferma sulle ragioni profonde che potettero giustificare l’intervento pubblico, pur contro radicate prerogative delle familiae e dei mariti, che di esse erano il cardine. La protezione accordata alle donne riguardo alla dote apparirebbe come il risultato di una profonda riflessione e della consapevolezza che le donne, in quanto essenziali alla crescita della Città andavano tutelate, appunto attraverso la salvaguardia dell’integrità delle doti. L’affermazione dell’interesse pubblico alla tutela delle doti sembrerebbe esser prova del grado raggiunto dall’esperienza e dalla giurisprudenza romana nella maturazione della considerazione non individualistica delle persone e dei gruppi, ivi comprese le familiae.

Dote ed interesse pubblico

CASOLA, MARIA
2007-01-01

Abstract

L’esperienza giuridica romana mostra uno stretto parallelismo tra il matrimonio e la dote, considerata da alcune fonti indispensabile per la contrazione del vincolo matrimoniale. Il legame tra dote e matrimonio fu ritenuto essenziale e, durante il principato, determinò il passaggio della protezione della dote dall’àmbito privato a quello pubblico. Ne sono testimonianza alcuni frammenti dei giuristi del II e III secolo d. C. L’articolo si prefigge, attraverso una loro rivisitazione, di evidenziare alcuni tratti del diritto romano riguardo alla dote e di interrogarsi sull’eventuale influenza di essi nel diritto dell’età contemporanea. In particolare, si sofferma sulle ragioni profonde che potettero giustificare l’intervento pubblico, pur contro radicate prerogative delle familiae e dei mariti, che di esse erano il cardine. La protezione accordata alle donne riguardo alla dote apparirebbe come il risultato di una profonda riflessione e della consapevolezza che le donne, in quanto essenziali alla crescita della Città andavano tutelate, appunto attraverso la salvaguardia dell’integrità delle doti. L’affermazione dell’interesse pubblico alla tutela delle doti sembrerebbe esser prova del grado raggiunto dall’esperienza e dalla giurisprudenza romana nella maturazione della considerazione non individualistica delle persone e dei gruppi, ivi comprese le familiae.
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