Il lavoro ricostruisce il percorso che ha condotto la Corte costituzionale a instaurare un dialogo diretto con la Corte di giustizia, partendo dalla originaria “incomunicabilità” tra la Corte costituzionale e la Corte di giustizia e dalle prime prove di dialogo, fino al dialogo “a distanza” e alla sostanziale adesione della Corte costituzionale alle posizioni della Corte di giustizia nella sentenza Granital, pur nella costante salvaguardia da parte della Corte costituzionale delle proprie permanenti competenze (e, in particolare, dei “controlimiti”). Quindi, esso si sofferma sugli sviluppi della giurisprudenza successiva ed, in particolare, sulla affermazione da parte della Corte costituzionale della propria legittimazione a proporre rinvii pregiudiziali – quale che sia la competenza (principale o incidentale) che essa eserciti – attraverso l’esame dell’ordinanza della Corte costituzionale del 18 luglio 2013, n. 207. Le ragioni di “politica giudiziaria” che hanno condotto la Corte a modificare il suo atteggiamento e a scegliere, nella maniera più ampia, la via del dialogo diretto con la Corte di giustizia vanno ravvisate nella realizzazione di un processo di vera e propria costituzionalizzazione del sistema giuridico comunitario, caratterizzato dalla centralità dei diritti dei singoli e nel quale la Corte di giustizia è diventata giudice del sistema costituzionale europeo e dei valori in esso riconosciuti. In questo quadro, la Corte costituzionale, che, a livello interno, è la principale interprete e custode dei valori incentrati sui diritti della persona, instaura un dialogo diretto con la Corte di Lussemburgo, senza che ciò implichi alcuna “subordinazione” a quest’ultima. Infatti, benché le sentenze, interpretative o di validità, sono vincolanti per la Corte costituzionale, come per qualsiasi giudice a quo, il giudicato della Corte di giustizia è limitato pur sempre all’interpretazione o alla validità della disposizione o dell’atto in questione alla luce dell’ordinamento dell’Unione; il significato e la forza giuridica dei principi costituzionali italiani che vengano in giuoco restano riservati alla valutazione della Corte costituzionale, cui spetta l’ultima e definitiva parola in merito alla tutela dei valori della Costituzione.

Il ruolo della Corte costituzionale nel dialogo con la Corte di giustizia

VILLANI, Ugo
2014-01-01

Abstract

Il lavoro ricostruisce il percorso che ha condotto la Corte costituzionale a instaurare un dialogo diretto con la Corte di giustizia, partendo dalla originaria “incomunicabilità” tra la Corte costituzionale e la Corte di giustizia e dalle prime prove di dialogo, fino al dialogo “a distanza” e alla sostanziale adesione della Corte costituzionale alle posizioni della Corte di giustizia nella sentenza Granital, pur nella costante salvaguardia da parte della Corte costituzionale delle proprie permanenti competenze (e, in particolare, dei “controlimiti”). Quindi, esso si sofferma sugli sviluppi della giurisprudenza successiva ed, in particolare, sulla affermazione da parte della Corte costituzionale della propria legittimazione a proporre rinvii pregiudiziali – quale che sia la competenza (principale o incidentale) che essa eserciti – attraverso l’esame dell’ordinanza della Corte costituzionale del 18 luglio 2013, n. 207. Le ragioni di “politica giudiziaria” che hanno condotto la Corte a modificare il suo atteggiamento e a scegliere, nella maniera più ampia, la via del dialogo diretto con la Corte di giustizia vanno ravvisate nella realizzazione di un processo di vera e propria costituzionalizzazione del sistema giuridico comunitario, caratterizzato dalla centralità dei diritti dei singoli e nel quale la Corte di giustizia è diventata giudice del sistema costituzionale europeo e dei valori in esso riconosciuti. In questo quadro, la Corte costituzionale, che, a livello interno, è la principale interprete e custode dei valori incentrati sui diritti della persona, instaura un dialogo diretto con la Corte di Lussemburgo, senza che ciò implichi alcuna “subordinazione” a quest’ultima. Infatti, benché le sentenze, interpretative o di validità, sono vincolanti per la Corte costituzionale, come per qualsiasi giudice a quo, il giudicato della Corte di giustizia è limitato pur sempre all’interpretazione o alla validità della disposizione o dell’atto in questione alla luce dell’ordinamento dell’Unione; il significato e la forza giuridica dei principi costituzionali italiani che vengano in giuoco restano riservati alla valutazione della Corte costituzionale, cui spetta l’ultima e definitiva parola in merito alla tutela dei valori della Costituzione.
2014
978-88-6342-672-4
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