The appearance of the rural landscape and the morphology of urban space reconstructed for the central sector of the Apulia (partly coincident with the area of ancient Peucetia), during the time span between the end of the third century B.C. and the third century A.D. – i.e. from the dissolution of Peucetian ethnos, then absorbed into the ‘Roman confederation’, until the establishment of the Provincia Apulia and Calabria – are similar in organizational dynamics and interactions, but also denounce certain differences, especially with regard to acquisition times and affirmation of the morphogenetic push induced by Rome, thereby making it plausible reading of the entire schedule of settlement within the terms of ‘metabolism’' and ‘symbiosis’. The reconstruction of the forms of employment, management and exploitation of the territory, based on the analysis of the evidence collected – literary, epigraphic, archaeological, archival, cartographic sources and evidences –, thus takes into account two factors: one, of methodology, underlying the historical debate on defining urban and agricultural issues in the Roman period; the other, of heuristic and diagnostic issue, inherent to the inhomogeneity of the available data. Thus emerges a demographic and economic-productive picture articulated and diversified, in which live the indigenous settlement organization and Roman management and production model, acquired through the adaptation of the forms of employment and production capacity to the local situation. This settlement model, which – although with slight but verifiable push-ups – knew no trends parabolic and whose ‘success’ was guaranteed by the optimal environmental, cultural, growing and infrastructural conditions of the central compartment of ancient Apulia, was structured thus on a dense lines of settlements, the articulation of which is founded – as it seems to understand – on a continuous and fruitful tension between ‘persistence’ and ‘innovation’.

La fisionomia del paesaggio rurale e la morfologia dello spazio urbano ricostruibili per il settore centrale della Puglia, coincidente in parte con l’area della Peucetia, nell’arco cronologico compreso fra la fine del III sec. a.C. e la fine del III sec. d.C. – ovvero dalla fase di dissoluzione dell’éthnos peucezio, allora assorbito nella ‘confederazione’ romana, fino all’istituzione della provincia Apulia et Calabria – presentano analogie e interazioni nelle dinamiche organizzative, ma pure denunciano talune differenze, soprattutto in ordine ai tempi di acquisizione e affermazione della spinta morfogenetica indotta da Roma, così da rendere plausibile la lettura dell’intero palinsesto insediativo entro i termini di ‘metabolismo’ e ‘simbiosi’. La ricostruzione delle forme di occupazione, gestione e sfruttamento del territorio, fondata sull’analisi della documentazione raccolta – letteraria, epigrafica, archeologica, archivistica, cartografica –, tiene conto dunque di due fattori: uno, di carattere metodologico, sotteso al dibattito storiografico su definizione urbanistica e questioni agrarie di età romana; l’altro, di profilo euristico e diagnostico, inerente alla disomogeneità dei dati disponibili. Emerge così un quadro articolato e diversificato delle dinamiche demografiche ed economiche, nel quale convivono l’organizzazione insediativa indigena e il modello di gestione produttiva romano, acquisito mediante l’adattamento delle forme di capacità produttiva alla situazione locale. Questo modello organizzativo del paesaggio, che – contando su spinte deboli e tuttavia costanti – non ha registrato un andamento parabolico e il cui ‘successo’ fu garantito dalle ottimali condizioni ambientali, culturali, colturali e infrastrutturali del comparto centrale della Puglia, fu dunque definito su una solida rete di insediamenti che si è articolata – come sembra di poter intendere – secondo una continua e proficua tensione tra ‘persistenza’ e ‘innovazione’.

Urban and rural Roman landscapes of central Apulia

Fioriello, Custode Silvio
;
Mangiatordi, Anna
2013-01-01

Abstract

The appearance of the rural landscape and the morphology of urban space reconstructed for the central sector of the Apulia (partly coincident with the area of ancient Peucetia), during the time span between the end of the third century B.C. and the third century A.D. – i.e. from the dissolution of Peucetian ethnos, then absorbed into the ‘Roman confederation’, until the establishment of the Provincia Apulia and Calabria – are similar in organizational dynamics and interactions, but also denounce certain differences, especially with regard to acquisition times and affirmation of the morphogenetic push induced by Rome, thereby making it plausible reading of the entire schedule of settlement within the terms of ‘metabolism’' and ‘symbiosis’. The reconstruction of the forms of employment, management and exploitation of the territory, based on the analysis of the evidence collected – literary, epigraphic, archaeological, archival, cartographic sources and evidences –, thus takes into account two factors: one, of methodology, underlying the historical debate on defining urban and agricultural issues in the Roman period; the other, of heuristic and diagnostic issue, inherent to the inhomogeneity of the available data. Thus emerges a demographic and economic-productive picture articulated and diversified, in which live the indigenous settlement organization and Roman management and production model, acquired through the adaptation of the forms of employment and production capacity to the local situation. This settlement model, which – although with slight but verifiable push-ups – knew no trends parabolic and whose ‘success’ was guaranteed by the optimal environmental, cultural, growing and infrastructural conditions of the central compartment of ancient Apulia, was structured thus on a dense lines of settlements, the articulation of which is founded – as it seems to understand – on a continuous and fruitful tension between ‘persistence’ and ‘innovation’.
2013
La fisionomia del paesaggio rurale e la morfologia dello spazio urbano ricostruibili per il settore centrale della Puglia, coincidente in parte con l’area della Peucetia, nell’arco cronologico compreso fra la fine del III sec. a.C. e la fine del III sec. d.C. – ovvero dalla fase di dissoluzione dell’éthnos peucezio, allora assorbito nella ‘confederazione’ romana, fino all’istituzione della provincia Apulia et Calabria – presentano analogie e interazioni nelle dinamiche organizzative, ma pure denunciano talune differenze, soprattutto in ordine ai tempi di acquisizione e affermazione della spinta morfogenetica indotta da Roma, così da rendere plausibile la lettura dell’intero palinsesto insediativo entro i termini di ‘metabolismo’ e ‘simbiosi’. La ricostruzione delle forme di occupazione, gestione e sfruttamento del territorio, fondata sull’analisi della documentazione raccolta – letteraria, epigrafica, archeologica, archivistica, cartografica –, tiene conto dunque di due fattori: uno, di carattere metodologico, sotteso al dibattito storiografico su definizione urbanistica e questioni agrarie di età romana; l’altro, di profilo euristico e diagnostico, inerente alla disomogeneità dei dati disponibili. Emerge così un quadro articolato e diversificato delle dinamiche demografiche ed economiche, nel quale convivono l’organizzazione insediativa indigena e il modello di gestione produttiva romano, acquisito mediante l’adattamento delle forme di capacità produttiva alla situazione locale. Questo modello organizzativo del paesaggio, che – contando su spinte deboli e tuttavia costanti – non ha registrato un andamento parabolico e il cui ‘successo’ fu garantito dalle ottimali condizioni ambientali, culturali, colturali e infrastrutturali del comparto centrale della Puglia, fu dunque definito su una solida rete di insediamenti che si è articolata – come sembra di poter intendere – secondo una continua e proficua tensione tra ‘persistenza’ e ‘innovazione’.
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