Per molti decenni la politica ha “determinato” lo sviluppo economico e sociale. L’esistenza delle persone dipendeva di fatto dai processi politici. Vi era quindi tutto l’interesse a starci dentro. Ma il ruolo della politica rispetto ai destini personali e collettivi appare sempre più evanescente, nonostante continui a pesare sul piano simbolico. Le nostre vite dipendono in gran parte da forze che non vediamo o che, comunque, non controlliamo. La disponibilità alla partecipazione viene meno poiché non se ne apprezza la posta in gioco. Non solo le scansioni lavorative e familiari si de-sincronizzano rispetto ai ritmi della partecipazione pubblica, ma soprattutto percepiamo che, per incidere sulle nostre vite, occorre agire su altre variabili, collocate in altri campi della società. Ciò è all’origine del discredito della politica, della sfiducia conclamata, della percezione dell’inutilità del suo costo. La fatica della partecipazione può essere così sostituita da momenti di ricreazione collettiva (primarie, referendum, elezioni dirette), in cui il cittadino, come in un parco-giochi, prova il brivido della “decisione”, ne assapora il simulacro.

Se la politica è fuori forma

ROMANO, Onofrio;
2013-01-01

Abstract

Per molti decenni la politica ha “determinato” lo sviluppo economico e sociale. L’esistenza delle persone dipendeva di fatto dai processi politici. Vi era quindi tutto l’interesse a starci dentro. Ma il ruolo della politica rispetto ai destini personali e collettivi appare sempre più evanescente, nonostante continui a pesare sul piano simbolico. Le nostre vite dipendono in gran parte da forze che non vediamo o che, comunque, non controlliamo. La disponibilità alla partecipazione viene meno poiché non se ne apprezza la posta in gioco. Non solo le scansioni lavorative e familiari si de-sincronizzano rispetto ai ritmi della partecipazione pubblica, ma soprattutto percepiamo che, per incidere sulle nostre vite, occorre agire su altre variabili, collocate in altri campi della società. Ciò è all’origine del discredito della politica, della sfiducia conclamata, della percezione dell’inutilità del suo costo. La fatica della partecipazione può essere così sostituita da momenti di ricreazione collettiva (primarie, referendum, elezioni dirette), in cui il cittadino, come in un parco-giochi, prova il brivido della “decisione”, ne assapora il simulacro.
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