Una raccolta di saggi nasce dalla ambizione di essere, in una qualche misura, esemplare rispetto al rapporto tra università e territorio, tra ricerca e sua ricaduta sociale e culturale. Un progetto dunque che ispirandosi alla new musicology respinge il miope provincialismo (musicologico) perché qui, invece, si è cercato di studiare personaggi, fatti e musiche incubati nella regione adriatica ma poi esplosi in ambiti nient’affatto localistici, anzi europei a tutto tondo. Seguendo questa linea si è messa a fuoco la musica di ‘genesi pugliese’ a partire dal XVIII secolo a tutto il Novecento, e cioè dall’età dei lumi di Niccolò Piccinni e Giovanni Paisiello studiata nei rapporti con la celebre contesa in terra di Francia e con i risvolti musica-arte-potere di età napoleonica; passando poi al secondo Ottocento di Nicola De Giosa e Saverio Mercadante e i loro interessanti tentativi di riforma del melodramma; per finire all’ultima fase del secolo breve con il modernismo di Ricciotto Canudo e il futurismo di Franco Casavola. Un’attenzione a sé ha meritato l’incursione nelle esperienze di Carmelo Bene e di Nino Rota. Il primo, uno straordinario poeta della voce (phonè) applicata a testi poetici che diventano, grazie a lui, pura Musica perché rimandano al ‘melologo’, forma affatto inusuale nella civiltà musicale italiana; il secondo, un compositore che è diventato pugliese a tutti gli effetti (un milanese di Puglia) grazie al radicamento con la regione che lo ospitò per tutta una vita.
Una storia della musica in Puglia. Tre secoli fra antico e moderno
MOLITERNI, Pierfranco
2013-01-01
Abstract
Una raccolta di saggi nasce dalla ambizione di essere, in una qualche misura, esemplare rispetto al rapporto tra università e territorio, tra ricerca e sua ricaduta sociale e culturale. Un progetto dunque che ispirandosi alla new musicology respinge il miope provincialismo (musicologico) perché qui, invece, si è cercato di studiare personaggi, fatti e musiche incubati nella regione adriatica ma poi esplosi in ambiti nient’affatto localistici, anzi europei a tutto tondo. Seguendo questa linea si è messa a fuoco la musica di ‘genesi pugliese’ a partire dal XVIII secolo a tutto il Novecento, e cioè dall’età dei lumi di Niccolò Piccinni e Giovanni Paisiello studiata nei rapporti con la celebre contesa in terra di Francia e con i risvolti musica-arte-potere di età napoleonica; passando poi al secondo Ottocento di Nicola De Giosa e Saverio Mercadante e i loro interessanti tentativi di riforma del melodramma; per finire all’ultima fase del secolo breve con il modernismo di Ricciotto Canudo e il futurismo di Franco Casavola. Un’attenzione a sé ha meritato l’incursione nelle esperienze di Carmelo Bene e di Nino Rota. Il primo, uno straordinario poeta della voce (phonè) applicata a testi poetici che diventano, grazie a lui, pura Musica perché rimandano al ‘melologo’, forma affatto inusuale nella civiltà musicale italiana; il secondo, un compositore che è diventato pugliese a tutti gli effetti (un milanese di Puglia) grazie al radicamento con la regione che lo ospitò per tutta una vita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.