Il libro Usura e modus. Il problema del sovraindebitamento dal mondo antico all’attualità non riguarda solo il fenomeno dell’usura, ma abbraccia il tema, di più ampio respiro, della misura dei debiti e in particolare degli interessi dovuti a fronte del prestito di danaro. Si scorge un sottile filo conduttore: il sovraindebitamento non è dannoso soltanto per il debitore insolvente ma anche per il creditore, se il peso che grava sul debitore diventa insopportabile e quindi il credito non può essere soddisfatto. I rischi che ne derivano, quando questa situazione colpisce larghi strati della società, sono anche per l’ordine pubblico, la libertà e la democrazia, come i tanti episodi via via ricordati nel lavoro lasciano intendere.La monografia è divisa in tre capitoli. Il primo, intitolato Usura e avaritia, attraverso l’esame delle fonti evidenzia il collegamento fra la brama smodata di denaro (avaritia) e la pratica del prestito ad interesse non finalizzata alla produzione o allo scambio: una pratica, nei cui riguardi, a Platone e soprattutto ad Aristotele risalgono le basi “filosofiche” di un atteggiamento di “ripugnanza”. Attraverso un vasto panorama di testimonianze si ricostruisce sia il susseguirsi a Roma dei provvedimenti normativi in materia di prestiti con gli interessi (c.d. leges fenebres), sia di quegli interventi talora diretti alla cancellazione o dilazione dei debiti. Non mancano episodi tratti dalle fonti che si prestano ad una comparazione storica con la situazione attuale. Un caso di particolare interesse è quello della crisi di liquidità provocata da debiti eccessivi che determinarono di conseguenza un blocco del credito sotto Tiberio, il quale vi pose rimedio con efficaci iniziative. Il discorso prosegue con la rassegna dei procedimenti e delle pene contro gli usurai. Dalla trattazione emerge un contrasto tra prassi e divieto di prestare denaro a interesse: il che suscita dubbi in ordine alla certezza e assolutezza del divieto. Il secondo capitolo si caratterizza per l’analisi dei brani dei giuristi romani dai quali emerge l’esistenza sia di una “misura legittima” (modus legitimus) che di una “misura ragionevole” (modus probabilis) degli interessi: criteri che il mos regionis, come risulta da alcuni testi, orienta nel loro concreto modo di operare. Si passa poi all’esame dei provvedimenti imperiali in materia di tassi di interesse. Vista nel suo complesso la legislazione, soprattutto quella di cui è artefice Giustiniano, tende a favorire i debitori ora con forme di alleggerimento dell’ammontare dei debiti, ora rendendone più agevole l’adempimento. Il terzo capitolo chiude il lavoro con uno sguardo all’attualità segnata dalla crisi economica internazionale: una situazione in buona parte determinata da debiti eccessivi contratti sia dagli Stati che dai privati. Una pericolosa bolla finanziaria nella quale l’entità dei debiti è progressivamente cresciuta a causa di vari fattori. Uno di questi è l’anatocismo, che in Italia ha avuto “peculiari vicende”. Recenti orientamenti giurisprudenziali consentono anche una corretta interpretazione della normativa antiusura formatasi negli anni, a cominciare dalla L. 108 del 1996. Il libro si conclude con uno sguardo alle contromisure – e spicca l’exceptio doli generalis, di cui è chiara la matrice romanistica - alle quali possono fare ricorso i debitori per difendersi quando il rapporto contrattuale presenta vistosi squilibri.

USURA E MODUS. IL PROBLEMA DEL SOVRAINDEBITAMENTO DAL MONDO ANTICO ALL'ATTUALITA'

ARNESE, Aurelio
2013-01-01

Abstract

Il libro Usura e modus. Il problema del sovraindebitamento dal mondo antico all’attualità non riguarda solo il fenomeno dell’usura, ma abbraccia il tema, di più ampio respiro, della misura dei debiti e in particolare degli interessi dovuti a fronte del prestito di danaro. Si scorge un sottile filo conduttore: il sovraindebitamento non è dannoso soltanto per il debitore insolvente ma anche per il creditore, se il peso che grava sul debitore diventa insopportabile e quindi il credito non può essere soddisfatto. I rischi che ne derivano, quando questa situazione colpisce larghi strati della società, sono anche per l’ordine pubblico, la libertà e la democrazia, come i tanti episodi via via ricordati nel lavoro lasciano intendere.La monografia è divisa in tre capitoli. Il primo, intitolato Usura e avaritia, attraverso l’esame delle fonti evidenzia il collegamento fra la brama smodata di denaro (avaritia) e la pratica del prestito ad interesse non finalizzata alla produzione o allo scambio: una pratica, nei cui riguardi, a Platone e soprattutto ad Aristotele risalgono le basi “filosofiche” di un atteggiamento di “ripugnanza”. Attraverso un vasto panorama di testimonianze si ricostruisce sia il susseguirsi a Roma dei provvedimenti normativi in materia di prestiti con gli interessi (c.d. leges fenebres), sia di quegli interventi talora diretti alla cancellazione o dilazione dei debiti. Non mancano episodi tratti dalle fonti che si prestano ad una comparazione storica con la situazione attuale. Un caso di particolare interesse è quello della crisi di liquidità provocata da debiti eccessivi che determinarono di conseguenza un blocco del credito sotto Tiberio, il quale vi pose rimedio con efficaci iniziative. Il discorso prosegue con la rassegna dei procedimenti e delle pene contro gli usurai. Dalla trattazione emerge un contrasto tra prassi e divieto di prestare denaro a interesse: il che suscita dubbi in ordine alla certezza e assolutezza del divieto. Il secondo capitolo si caratterizza per l’analisi dei brani dei giuristi romani dai quali emerge l’esistenza sia di una “misura legittima” (modus legitimus) che di una “misura ragionevole” (modus probabilis) degli interessi: criteri che il mos regionis, come risulta da alcuni testi, orienta nel loro concreto modo di operare. Si passa poi all’esame dei provvedimenti imperiali in materia di tassi di interesse. Vista nel suo complesso la legislazione, soprattutto quella di cui è artefice Giustiniano, tende a favorire i debitori ora con forme di alleggerimento dell’ammontare dei debiti, ora rendendone più agevole l’adempimento. Il terzo capitolo chiude il lavoro con uno sguardo all’attualità segnata dalla crisi economica internazionale: una situazione in buona parte determinata da debiti eccessivi contratti sia dagli Stati che dai privati. Una pericolosa bolla finanziaria nella quale l’entità dei debiti è progressivamente cresciuta a causa di vari fattori. Uno di questi è l’anatocismo, che in Italia ha avuto “peculiari vicende”. Recenti orientamenti giurisprudenziali consentono anche una corretta interpretazione della normativa antiusura formatasi negli anni, a cominciare dalla L. 108 del 1996. Il libro si conclude con uno sguardo alle contromisure – e spicca l’exceptio doli generalis, di cui è chiara la matrice romanistica - alle quali possono fare ricorso i debitori per difendersi quando il rapporto contrattuale presenta vistosi squilibri.
2013
9788866113072
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