I contratti di engineering, nati nell’esperienza anglo-americana da cui prendono il nome, come gli altri contratti del commercio internazionale, hanno contribuito, per intensità e tipologie dei problemi sottesi, più di ogni altra figura negoziale alla elaborazione delle regole oggettive degli scambi internazionali, traendo uniformità dalla costante prassi degli operatori economici del settore relativo a grandi lavori. La varietà tipologica dei modelli presenti nella prassi negoziale del commercio internazionale con diverse denominazioni, nonchè l’adattamento degli stessi agli schemi approntati dai forms, non consentono di individuare con precisione «un tipo contrattuale» «engineering», ma piuttosto una sottocategoria, all’interno della quale i relativi contratti assumono i contenuti più vari, sicchè sotto il nomen di engineering si annoverano differenti operazioni economiche. Il termine «engineering» può indicare diversi modelli negoziali difficilmente componibili in un unicum: il «consultivo» (consulting engineering, engineering consultatif nella versione francese), primo ad affermarsi nella contrattualistica internazionale, diretto a realizzare la fase preliminare di consulenza e di progettazione di un’opera, accompagnata da una serie di prestazioni complementari aventi natura prevalentemente immateriale; quello «commerciale» (commercial engineering, engineering commercial), altrimenti detto «operativo», definito anche «contratto di sviluppo», figura più evoluta e più recente in quanto, oltre alla fase preliminare, la società di ingegneria assume direttamente la esecuzione del progetto predisposto dai suoi tecnici o da terzi; infine, il modello “intermedio” (Project management), caratterizzato da prestazioni di natura (intellettuale) organizzativa e gestionale, funzionali alla realizzazione di un progetto. Ne consegue che solo esigenze di semplificazione possono indurre a ritenere, per convenzione, che si possa parlare di contratto di engineering; mentre una più realistica valutazione dell’esperienza suggerisce di mantenere caratteri di pluralità a queste operazioni economiche, definendole piuttosto come «contratti di engineering». Da qui il tentativo di una, sia pur sommaria, ricognizione non «su» ma «nei» contratti di ingegneria, quale emerge dalla prassi dalle innovative tecniche contrattuali largamente utilizzate nei mercati internazionali e nei formulari di engineering.

I contratti di engineering

LABANCA, Giuseppe
2012-01-01

Abstract

I contratti di engineering, nati nell’esperienza anglo-americana da cui prendono il nome, come gli altri contratti del commercio internazionale, hanno contribuito, per intensità e tipologie dei problemi sottesi, più di ogni altra figura negoziale alla elaborazione delle regole oggettive degli scambi internazionali, traendo uniformità dalla costante prassi degli operatori economici del settore relativo a grandi lavori. La varietà tipologica dei modelli presenti nella prassi negoziale del commercio internazionale con diverse denominazioni, nonchè l’adattamento degli stessi agli schemi approntati dai forms, non consentono di individuare con precisione «un tipo contrattuale» «engineering», ma piuttosto una sottocategoria, all’interno della quale i relativi contratti assumono i contenuti più vari, sicchè sotto il nomen di engineering si annoverano differenti operazioni economiche. Il termine «engineering» può indicare diversi modelli negoziali difficilmente componibili in un unicum: il «consultivo» (consulting engineering, engineering consultatif nella versione francese), primo ad affermarsi nella contrattualistica internazionale, diretto a realizzare la fase preliminare di consulenza e di progettazione di un’opera, accompagnata da una serie di prestazioni complementari aventi natura prevalentemente immateriale; quello «commerciale» (commercial engineering, engineering commercial), altrimenti detto «operativo», definito anche «contratto di sviluppo», figura più evoluta e più recente in quanto, oltre alla fase preliminare, la società di ingegneria assume direttamente la esecuzione del progetto predisposto dai suoi tecnici o da terzi; infine, il modello “intermedio” (Project management), caratterizzato da prestazioni di natura (intellettuale) organizzativa e gestionale, funzionali alla realizzazione di un progetto. Ne consegue che solo esigenze di semplificazione possono indurre a ritenere, per convenzione, che si possa parlare di contratto di engineering; mentre una più realistica valutazione dell’esperienza suggerisce di mantenere caratteri di pluralità a queste operazioni economiche, definendole piuttosto come «contratti di engineering». Da qui il tentativo di una, sia pur sommaria, ricognizione non «su» ma «nei» contratti di ingegneria, quale emerge dalla prassi dalle innovative tecniche contrattuali largamente utilizzate nei mercati internazionali e nei formulari di engineering.
2012
881417296X
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