Background: L’esecuzione della coronarografia diagnostica mediante accesso arterioso femorale comporta per il paziente un periodo di immobilizzazione post procedura, generalmente della durata di 12- 24 ore, al fine di evitare le possibili complicanze legate all’emostasi dell’accesso vascolare. L’immobilità prolungata a letto comporta la riduzione dell’autonomia del paziente; il grado di discomfort aumenta gradualmente e si rendono necessarie specifiche prestazioni infermieristiche finalizzate ad assicurare la respirazione, la funzionalità cardiocircolatoria, l’igiene, l’eliminazione intestinale e urinaria. In molti casi il paziente avverte algie dorsali e lombari che possono richiedere la somministrazione di farmaci antidolorifici. Scopo dello Studio: Obiettivo della revisione narrativa della letteratura è quello di valutare la possibilità di ridurre il tempo di immobilizzazione a letto del paziente sottoposto a coronarografia diagnostica fino ad un massimo di 6 ore senza aumentare il rischio di complicanze a carico dell’accesso arterioso femorale. Materiali e Metodi: La ricerca delle fonti bibliografiche è stata condotta su Medline (PubMed) senza considerare l’aspetto temporale, utilizzando i seguenti termini MeSh: coronary angiography, bed rest, early ambulation, rapid ambulation, mobilization post angiography, heart catheterization. Questi termini sono stati combinati con gli operatori booleani AND, OR, e NOT. Sono stati identificati 71 articoli di cui soltanto 12 considerati utili ai fini della revisione in base ai criteri di inclusione predeterminati. Risultati: I risultati derivanti dall’analisi della letteratura sono stati ordinati esaminando i tempi di immobilizzazione a letto ed il calibro dell’introduttore arterioso, considerando le seguenti macrocategorie di complicanze associate: ecchimosi ed ematoma; sanguinamento ed emorragia; pseudoaneurisma, fistola arterovenosa e trombosi; dolore e discomfort. Sono stati considerati infine i dati riferiti alla spesa sanitaria ed alla qualità dell’assistenza infermieristica. Conclusioni: La revisione della letteratura conferma l’ipotesi iniziale: la mobilizzazione precoce del paziente dopo un periodo di riposo a letto di 6 ore, rispetto alla mobilizzazione tardiva (in genere dopo 12-24 ore) riduce il discomfort dei pazienti sottoposti a coronarografia diagnostica per via femorale, senza aumentare l’incidenza delle complicanze a carico dell’accesso vascolare.

La mobilizzazione precoce del paziente sottoposto a coronarografia diagnostica elettiva mediante accesso femorale: revisione della letteratura

Cicolini G
2013-01-01

Abstract

Background: L’esecuzione della coronarografia diagnostica mediante accesso arterioso femorale comporta per il paziente un periodo di immobilizzazione post procedura, generalmente della durata di 12- 24 ore, al fine di evitare le possibili complicanze legate all’emostasi dell’accesso vascolare. L’immobilità prolungata a letto comporta la riduzione dell’autonomia del paziente; il grado di discomfort aumenta gradualmente e si rendono necessarie specifiche prestazioni infermieristiche finalizzate ad assicurare la respirazione, la funzionalità cardiocircolatoria, l’igiene, l’eliminazione intestinale e urinaria. In molti casi il paziente avverte algie dorsali e lombari che possono richiedere la somministrazione di farmaci antidolorifici. Scopo dello Studio: Obiettivo della revisione narrativa della letteratura è quello di valutare la possibilità di ridurre il tempo di immobilizzazione a letto del paziente sottoposto a coronarografia diagnostica fino ad un massimo di 6 ore senza aumentare il rischio di complicanze a carico dell’accesso arterioso femorale. Materiali e Metodi: La ricerca delle fonti bibliografiche è stata condotta su Medline (PubMed) senza considerare l’aspetto temporale, utilizzando i seguenti termini MeSh: coronary angiography, bed rest, early ambulation, rapid ambulation, mobilization post angiography, heart catheterization. Questi termini sono stati combinati con gli operatori booleani AND, OR, e NOT. Sono stati identificati 71 articoli di cui soltanto 12 considerati utili ai fini della revisione in base ai criteri di inclusione predeterminati. Risultati: I risultati derivanti dall’analisi della letteratura sono stati ordinati esaminando i tempi di immobilizzazione a letto ed il calibro dell’introduttore arterioso, considerando le seguenti macrocategorie di complicanze associate: ecchimosi ed ematoma; sanguinamento ed emorragia; pseudoaneurisma, fistola arterovenosa e trombosi; dolore e discomfort. Sono stati considerati infine i dati riferiti alla spesa sanitaria ed alla qualità dell’assistenza infermieristica. Conclusioni: La revisione della letteratura conferma l’ipotesi iniziale: la mobilizzazione precoce del paziente dopo un periodo di riposo a letto di 6 ore, rispetto alla mobilizzazione tardiva (in genere dopo 12-24 ore) riduce il discomfort dei pazienti sottoposti a coronarografia diagnostica per via femorale, senza aumentare l’incidenza delle complicanze a carico dell’accesso vascolare.
2013
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