Si descrive il caso di un lavoratore maschio di 54 anni di età, manutentore tecnico e consegnatario di apparecchiature elettromedicali, con guida di autovettura aziendale. Giunto per la prima volta alla nostra osservazione, egli presentava facies amimica, lieve tremore all’arto superiore sinistro e andatura con lievissima caduta a sinistra. Su nostra precisa domanda ammetteva di essere affetto da malattia di Parkinson (MP) (2) in terapia da oltre un anno con inibitore delle monoaminossidasi B, affermando però di non essersi sottoposto ai periodici controlli neurologici previsti. Metodi. Acquisita la documentazione specialistica, che confermava la MP con un Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) (3) = 23, si emetteva un giudizio di idoneità (GI) con esclusione della movimentazione manuale di carichi >10kg (carico), del lavoro in altezza e della guida dell’autovettura aziendale per tre mesi e si informava il lavoratore sulla necessità di sottoporsi quanto prima a controlli neurologici. Risultati. Alla successiva visita periodica, si constatava il miglioramento clinico, con riduzione dell’UPDRS (da 23 a 9), conseguente alla nuova terapia (levodopa/carbidopa e agonista della dopamina: rotigotina), prescritta dallo specialista neurologo. Si emetteva pertanto il GI anche alla guida di auto aziendali, con esclusione di carico e di lavoro in altezza e prescrizione di periodicità semestrale per la sorveglianza sanitaria. Conclusioni. Il medico competente può contribuire con gli specialisti alla gestione di patologie cronico-degenerative invalidanti e quindi al rallentamento della loro progressione, mantenendo in attività produttive i lavoratori malati, nel pieno rispetto della loro salute e sicurezza. Resta comunque aperta la grave discrepanza fra l’idoneità alla guida di autoveicoli aziendali e quella dell’autoveicolo personale (1), sulla quale il Medico Competente è tutt’ora… incompetente!

LA MEDICINA DEL LAVORO COME PROMOZIONE DELLA SALUTE: IL CASO DI UN MANUTENTORE TECNICO AFFETTO DA MALATTIA DI PARKINSON

L. Di Lorenzo
;
N. M. Manghisi
;
A. Pipoli
2018-01-01

Abstract

Si descrive il caso di un lavoratore maschio di 54 anni di età, manutentore tecnico e consegnatario di apparecchiature elettromedicali, con guida di autovettura aziendale. Giunto per la prima volta alla nostra osservazione, egli presentava facies amimica, lieve tremore all’arto superiore sinistro e andatura con lievissima caduta a sinistra. Su nostra precisa domanda ammetteva di essere affetto da malattia di Parkinson (MP) (2) in terapia da oltre un anno con inibitore delle monoaminossidasi B, affermando però di non essersi sottoposto ai periodici controlli neurologici previsti. Metodi. Acquisita la documentazione specialistica, che confermava la MP con un Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) (3) = 23, si emetteva un giudizio di idoneità (GI) con esclusione della movimentazione manuale di carichi >10kg (carico), del lavoro in altezza e della guida dell’autovettura aziendale per tre mesi e si informava il lavoratore sulla necessità di sottoporsi quanto prima a controlli neurologici. Risultati. Alla successiva visita periodica, si constatava il miglioramento clinico, con riduzione dell’UPDRS (da 23 a 9), conseguente alla nuova terapia (levodopa/carbidopa e agonista della dopamina: rotigotina), prescritta dallo specialista neurologo. Si emetteva pertanto il GI anche alla guida di auto aziendali, con esclusione di carico e di lavoro in altezza e prescrizione di periodicità semestrale per la sorveglianza sanitaria. Conclusioni. Il medico competente può contribuire con gli specialisti alla gestione di patologie cronico-degenerative invalidanti e quindi al rallentamento della loro progressione, mantenendo in attività produttive i lavoratori malati, nel pieno rispetto della loro salute e sicurezza. Resta comunque aperta la grave discrepanza fra l’idoneità alla guida di autoveicoli aziendali e quella dell’autoveicolo personale (1), sulla quale il Medico Competente è tutt’ora… incompetente!
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