"La grande bellezza" viene esaminata in quanto scrittura: mi riferisco in primo luogo alla sua "qualitas" di sceneggiatura e, dunque, ‘testo’ che precede il film. Già in quanto scrittura "La grande bellezza" ha una sua ‘visività’, cioè una rete di segni a forte valenza figurativa che è utile confrontare col film, ma anche con le foto di scena che sono state oggetto di studio. In secondo luogo, della scrittura "La grande bellezza" ha uno dei tratti più costitutivi, quello dell’intertestualità che coinvolge riferimenti propriamente letterari, a cominciare dalla costruzione del protagonista sulla falsariga dello Sperelli dannunziano e del Michele moraviano. Al "Piacere" e a "Gli indifferenti" si affiancano evocazioni di Petronio, Flaubert, Céline, Dostoevskij e Breton. Questa rete di allusioni letterarie (accanto alle quali si collocano quelle cinematografiche, musicali e figurative, fra il colto e il kitsch) fa di questa sceneggiatura uno dei ragionamenti più amari intorno alla post-realtà contemporanea.

Strategie letterarie de La “Grande bellezza” di Paolo Sorrentino

Daniele Maria Pegorari
2019-01-01

Abstract

"La grande bellezza" viene esaminata in quanto scrittura: mi riferisco in primo luogo alla sua "qualitas" di sceneggiatura e, dunque, ‘testo’ che precede il film. Già in quanto scrittura "La grande bellezza" ha una sua ‘visività’, cioè una rete di segni a forte valenza figurativa che è utile confrontare col film, ma anche con le foto di scena che sono state oggetto di studio. In secondo luogo, della scrittura "La grande bellezza" ha uno dei tratti più costitutivi, quello dell’intertestualità che coinvolge riferimenti propriamente letterari, a cominciare dalla costruzione del protagonista sulla falsariga dello Sperelli dannunziano e del Michele moraviano. Al "Piacere" e a "Gli indifferenti" si affiancano evocazioni di Petronio, Flaubert, Céline, Dostoevskij e Breton. Questa rete di allusioni letterarie (accanto alle quali si collocano quelle cinematografiche, musicali e figurative, fra il colto e il kitsch) fa di questa sceneggiatura uno dei ragionamenti più amari intorno alla post-realtà contemporanea.
2019
978-884675553-7
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