Il saggio presenta una ricostruzione della storia del santuario di Nemea in Argolide (Peloponneso), sede di una delle quattro feste della periodos (ovvero, secondo una definizione moderna corrente ma imprecisa, ‘feste panelleniche’), in età arcaica e classica. Più esattamente, il periodo preso in esame va dal primo quarto del VI sec. a.C., quando la tradizione letteraria pone la fondazione o rifondazione dei giochi di Nemea, come di quelli di Delfi e di Istmia, alla seconda metà del IV sec. a.C., quando si hanno i primi segni di ripresa di attività nel santuario dopo circa un secolo di interruzione, o forte riduzione, testimoniata solo dai dati archeologici. La valutazione dei diversi ordini di evidenza (per la fase qui presa in esame, soprattutto letteraria e archeologica, ma con alcune interessanti indicazioni anche dalle fonti epigrafiche) permette una discussione più ampia sul peso da attribuire a tali testimonianze (o all’assenza di testimonianze) nello studio della storia di un centro di culto della Grecia antica. La fase della distruzione violenta di alcune strutture del santuario (seconda metà del V sec. a.C.) e del successivo suo (parziale) abbandono consente a sua volta una riflessione più generale sui conflitti interstatali per il controllo di santuari ‘regionali’ o ‘panellenici’ e sugli episodi in cui i luoghi di culto furono, nella Grecia antica, essi stessi teatro di scontri militari.

Festa mobile. Nemea e i suoi giochi nella tradizione letteraria e nell’evidenza materiale. I: l’età arcaica e classica

M. MARI
2008-01-01

Abstract

Il saggio presenta una ricostruzione della storia del santuario di Nemea in Argolide (Peloponneso), sede di una delle quattro feste della periodos (ovvero, secondo una definizione moderna corrente ma imprecisa, ‘feste panelleniche’), in età arcaica e classica. Più esattamente, il periodo preso in esame va dal primo quarto del VI sec. a.C., quando la tradizione letteraria pone la fondazione o rifondazione dei giochi di Nemea, come di quelli di Delfi e di Istmia, alla seconda metà del IV sec. a.C., quando si hanno i primi segni di ripresa di attività nel santuario dopo circa un secolo di interruzione, o forte riduzione, testimoniata solo dai dati archeologici. La valutazione dei diversi ordini di evidenza (per la fase qui presa in esame, soprattutto letteraria e archeologica, ma con alcune interessanti indicazioni anche dalle fonti epigrafiche) permette una discussione più ampia sul peso da attribuire a tali testimonianze (o all’assenza di testimonianze) nello studio della storia di un centro di culto della Grecia antica. La fase della distruzione violenta di alcune strutture del santuario (seconda metà del V sec. a.C.) e del successivo suo (parziale) abbandono consente a sua volta una riflessione più generale sui conflitti interstatali per il controllo di santuari ‘regionali’ o ‘panellenici’ e sugli episodi in cui i luoghi di culto furono, nella Grecia antica, essi stessi teatro di scontri militari.
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