Il Convegno muove dal Progetto di Ricerca promosso dal Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti. Italianistica e Culture Comparate (LELIA) dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’, L’anello mancante. Il Fondo De Beaumont-Bonelli dell’archivio Jatta a Ruvo e le relazioni della Puglia storica con Roma e l’area padana. Le carte, inedite, fanno parte di un complesso documentario aggregato all’archivio privato della famiglia Jatta di Ruvo di Puglia, conservato nell’omonimo palazzo gentilizio della cittadina rubastina sede del rinnovato Museo Nazionale Jatta. A Ruvo, l’archivio giunge nel 1933. A questa fase è riferibile l’ultimo ordinamento storicizzato di tale patrimonio che si spiega in ragione delle nozze tra Giovanni Jatta, erede di una lunga tradizione di collezionismo impostata sulle rotte dei grand tourists, con Anna De Beaumont-Bonelli. Anna, era figlia di Maddalena Bonelli che, a sua volta, un secolo prima, nel 1832, aveva sposato il principe tarantino di origini francesi Luigi de Beaumont, creando così le premesse per l’unificazione dei due cognomi in cui il complesso documentario tuttora si riconosce. Il delta cronologico di riferimento dei materiali conservatisi giunge sino al pieno Novecento e offre uno spaccato delle relazioni intrattenute, in special modo per via matrimoniale, con altri casati del ceto dirigente e nobiliare non solo apulo (Ruggieri, Quarti, Morisco, Elefante, Pignone-Del Carretto, Del Giudice-Caracciolo, Doria). Con ogni evidenza il destino dei Bonelli ha avuto modo di dispiegarsi in un orizzonte ampio, articolato in diversi rami proiettati in una dimensione propria degli Stati Italiani e dunque europea. Si contano i Bonelli napoletani presenti in Campania sino al XVIII secolo e di più diretta filiazione pugliese; quelli siciliani esauritisi già nel XIV secolo; nonché quelli lombardi estinti nel 1756; gli umbro-toscani; i piemontesi e, infine, quelli romani. Gli ultimi due rami, va da sé, di maggiore visibilità, considerate le aperture in direzione della componente più colta della corte papale, dovute in special modo al nipote di Pio V Ghislieri, il cardinale domenicano Michele Bonelli (1541-1598), detto il ’cardinale Alessandrino’, nel quale i Bonelli di Barletta ambivano riconoscere un illustre antenato - lo fecero dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa e sino al quarto decennio dell’Ottocento -, motore a Pavia della fondazione (1567) del Collegio dedicato allo zio pontefice. Collegio, quello pavese, che, a partire dal XVII secolo, fu uno degli scenari privilegiati del casato, insieme al complesso di Santa Croce a Bosco Marengo e al palazzo posseduto da Michele nell’Urbe, affacciato sulla piazza dei Santi Apostoli.

I Bonelli tra Puglia storica, Roma e l'area padana. La costruzione di un'identità

Andrea Leonardi
In corso di stampa

Abstract

Il Convegno muove dal Progetto di Ricerca promosso dal Dipartimento di Lettere, Lingue, Arti. Italianistica e Culture Comparate (LELIA) dell’Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro’, L’anello mancante. Il Fondo De Beaumont-Bonelli dell’archivio Jatta a Ruvo e le relazioni della Puglia storica con Roma e l’area padana. Le carte, inedite, fanno parte di un complesso documentario aggregato all’archivio privato della famiglia Jatta di Ruvo di Puglia, conservato nell’omonimo palazzo gentilizio della cittadina rubastina sede del rinnovato Museo Nazionale Jatta. A Ruvo, l’archivio giunge nel 1933. A questa fase è riferibile l’ultimo ordinamento storicizzato di tale patrimonio che si spiega in ragione delle nozze tra Giovanni Jatta, erede di una lunga tradizione di collezionismo impostata sulle rotte dei grand tourists, con Anna De Beaumont-Bonelli. Anna, era figlia di Maddalena Bonelli che, a sua volta, un secolo prima, nel 1832, aveva sposato il principe tarantino di origini francesi Luigi de Beaumont, creando così le premesse per l’unificazione dei due cognomi in cui il complesso documentario tuttora si riconosce. Il delta cronologico di riferimento dei materiali conservatisi giunge sino al pieno Novecento e offre uno spaccato delle relazioni intrattenute, in special modo per via matrimoniale, con altri casati del ceto dirigente e nobiliare non solo apulo (Ruggieri, Quarti, Morisco, Elefante, Pignone-Del Carretto, Del Giudice-Caracciolo, Doria). Con ogni evidenza il destino dei Bonelli ha avuto modo di dispiegarsi in un orizzonte ampio, articolato in diversi rami proiettati in una dimensione propria degli Stati Italiani e dunque europea. Si contano i Bonelli napoletani presenti in Campania sino al XVIII secolo e di più diretta filiazione pugliese; quelli siciliani esauritisi già nel XIV secolo; nonché quelli lombardi estinti nel 1756; gli umbro-toscani; i piemontesi e, infine, quelli romani. Gli ultimi due rami, va da sé, di maggiore visibilità, considerate le aperture in direzione della componente più colta della corte papale, dovute in special modo al nipote di Pio V Ghislieri, il cardinale domenicano Michele Bonelli (1541-1598), detto il ’cardinale Alessandrino’, nel quale i Bonelli di Barletta ambivano riconoscere un illustre antenato - lo fecero dagli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa e sino al quarto decennio dell’Ottocento -, motore a Pavia della fondazione (1567) del Collegio dedicato allo zio pontefice. Collegio, quello pavese, che, a partire dal XVII secolo, fu uno degli scenari privilegiati del casato, insieme al complesso di Santa Croce a Bosco Marengo e al palazzo posseduto da Michele nell’Urbe, affacciato sulla piazza dei Santi Apostoli.
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