“Investire ulteriormente nella conoscenza e nell’innovazione” è stato individuato dall’Unione Europea (Lisbona 23/27 2000) come uno dei principali indirizzi strategici per poter realizzare una crescita economica sostenibile costituita da nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Porre“la conoscenza” quale fattore di sviluppo in grado di ridefinire in modo profondo il rapporto tra economia e società, ha creato i presupposti per l’esercizio di nuovi diritti di cittadinanza e per richiedere, alla pubblica amministrazione, qualità nell’organizzazione e nelle professionalità che in essa operano. L’Italia ha realizzato tale indirizzo strategico nel settore sociale, dove, a partire dalla L 328/2000, oltre ad una riorganizzazione del Welfare con delega alle Regioni ha richiesto l’individuazione ed il riconoscimento delle figure professionali che operano nel sociale a vario titolo. Pertanto dal 2000 ad oggi tutte le Regioni italiane , anche se con tempi diversi, hanno formulato leggi che hanno lavorato in tal senso. Ed è proprio dalla consultazione di queste che emerge , relativamente alle professioni sociali educative presenti sul territorio nazionale, come i professionisti dell’educazione diano un grande contributo alla realizzazione di una cittadinanza attiva con un ampio indice di competenze che mettono in atto con diversi soggetti e differenziati contesti. Tali professionisti, infatti, svolgono una fondamentale azione educativa e rieducativa nei confronti dei soggetti in età evolutiva ed in età adulta. Se nei confronti dei primi vi è già una consolidata rappresentazione sociale, per ciò che riguarda l’ Educazione Degli Adulti ( EDA) questa di è costituita lentamente grazie alla consapevolezza sociale, sostenuta anche dall’Unione Europea, che l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita ( life long learning ) costituisce un elemento essenziale non solo per la qualificazione professionale dei cittadini,(imparare lavorando) ma anche per la qualità globale della loro vita e per la capacità di esercitare realmente i diritti della cittadinanza attiva. Tali professionisti poi li troviamo esplicitare la loro professionalità anche nell’area manageriale in qualità di: Manager delle aziende di servizi alla persona Progettista dei servizi Agente di sviluppo per il welfare locale Responsabile della qualità nell’ambito dei servizi sociali Manager della cooperazione allo sviluppo Operatore umanitario Quest’area rappresenta un insieme di conoscenze fondamentali, declinabili in diversi livelli, che risultano trasversali a tutti i servizi. Riguarda nello specifico la conoscenza di: servizi e normativa di riferimento; modalità programmatorie e organizzative dei servizi; figure professionali di riferimento e campi di intervento; progettazione delle specificità degli interventi e delle connessioni tra servizi; coordinamento e direzione di progetti nel campo delle politiche sociali con la collaborazione di organizzazioni del volontariato e del terzo settore; analisi della domanda sociale; monitoraggio e valutazione della qualità dei servizi, soprattutto in funzione della programmazione e della riorganizzazione degli stessi. Quale la loro provenienza formativa? Le Facoltà di Scienze della Formazione, in base ai nuovi Ordinamenti Didattici, (gli ultimi in ordine di tempo fanno riferimento alla 270 del 2004) già da tempo formano professionisti competenti in tutti i suddetti settori. Per questo, oggi, dopo aver finalmente riscontrato un riconoscimento sociale dei ruoli , funzioni e competenze dei propri laureati, possono procedere per la richiesta del riconoscimento professionale e della regolamentazione giuridica della loro professionalità. Pertanto, il Progetto d’Indagine Nazionale (PRIN) per “il riconoscimento delle professioni educative e formative nel contesto europeo. Quali professioni, con quale profilo pedagogico e relativa formazione, per quale lavoro”, si inserisce proprio in tale ottica. Quali i problemi emersi e quali i percorsi per realizzare tali propositività? Nel presente lavoro limiterò l’attenzione soprattutto alla figura degli educatori e dei pedagogisti.

Educatore, educatore professionale e pedagogista:affinità e differenze per il riconoscimento professionale

CALAPRICE, Silvana;MUSCHITIELLO A.
2010-01-01

Abstract

“Investire ulteriormente nella conoscenza e nell’innovazione” è stato individuato dall’Unione Europea (Lisbona 23/27 2000) come uno dei principali indirizzi strategici per poter realizzare una crescita economica sostenibile costituita da nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”. Porre“la conoscenza” quale fattore di sviluppo in grado di ridefinire in modo profondo il rapporto tra economia e società, ha creato i presupposti per l’esercizio di nuovi diritti di cittadinanza e per richiedere, alla pubblica amministrazione, qualità nell’organizzazione e nelle professionalità che in essa operano. L’Italia ha realizzato tale indirizzo strategico nel settore sociale, dove, a partire dalla L 328/2000, oltre ad una riorganizzazione del Welfare con delega alle Regioni ha richiesto l’individuazione ed il riconoscimento delle figure professionali che operano nel sociale a vario titolo. Pertanto dal 2000 ad oggi tutte le Regioni italiane , anche se con tempi diversi, hanno formulato leggi che hanno lavorato in tal senso. Ed è proprio dalla consultazione di queste che emerge , relativamente alle professioni sociali educative presenti sul territorio nazionale, come i professionisti dell’educazione diano un grande contributo alla realizzazione di una cittadinanza attiva con un ampio indice di competenze che mettono in atto con diversi soggetti e differenziati contesti. Tali professionisti, infatti, svolgono una fondamentale azione educativa e rieducativa nei confronti dei soggetti in età evolutiva ed in età adulta. Se nei confronti dei primi vi è già una consolidata rappresentazione sociale, per ciò che riguarda l’ Educazione Degli Adulti ( EDA) questa di è costituita lentamente grazie alla consapevolezza sociale, sostenuta anche dall’Unione Europea, che l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita ( life long learning ) costituisce un elemento essenziale non solo per la qualificazione professionale dei cittadini,(imparare lavorando) ma anche per la qualità globale della loro vita e per la capacità di esercitare realmente i diritti della cittadinanza attiva. Tali professionisti poi li troviamo esplicitare la loro professionalità anche nell’area manageriale in qualità di: Manager delle aziende di servizi alla persona Progettista dei servizi Agente di sviluppo per il welfare locale Responsabile della qualità nell’ambito dei servizi sociali Manager della cooperazione allo sviluppo Operatore umanitario Quest’area rappresenta un insieme di conoscenze fondamentali, declinabili in diversi livelli, che risultano trasversali a tutti i servizi. Riguarda nello specifico la conoscenza di: servizi e normativa di riferimento; modalità programmatorie e organizzative dei servizi; figure professionali di riferimento e campi di intervento; progettazione delle specificità degli interventi e delle connessioni tra servizi; coordinamento e direzione di progetti nel campo delle politiche sociali con la collaborazione di organizzazioni del volontariato e del terzo settore; analisi della domanda sociale; monitoraggio e valutazione della qualità dei servizi, soprattutto in funzione della programmazione e della riorganizzazione degli stessi. Quale la loro provenienza formativa? Le Facoltà di Scienze della Formazione, in base ai nuovi Ordinamenti Didattici, (gli ultimi in ordine di tempo fanno riferimento alla 270 del 2004) già da tempo formano professionisti competenti in tutti i suddetti settori. Per questo, oggi, dopo aver finalmente riscontrato un riconoscimento sociale dei ruoli , funzioni e competenze dei propri laureati, possono procedere per la richiesta del riconoscimento professionale e della regolamentazione giuridica della loro professionalità. Pertanto, il Progetto d’Indagine Nazionale (PRIN) per “il riconoscimento delle professioni educative e formative nel contesto europeo. Quali professioni, con quale profilo pedagogico e relativa formazione, per quale lavoro”, si inserisce proprio in tale ottica. Quali i problemi emersi e quali i percorsi per realizzare tali propositività? Nel presente lavoro limiterò l’attenzione soprattutto alla figura degli educatori e dei pedagogisti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/22705
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