Nel corso del XX secolo, la città si configura come il nucleo più vivo e irradiante all’interno delle riflessioni che concernono la poetica dello spazio, rivestendo quel ruolo primario che era stato una prerogativa della natura. Già a cominciare dalla seconda metà del XIX secolo, la poetica dello spazio tende a coincidere sempre più con una “poetica della città”. Nelle rappresentazioni spaziali della modernità, la natura è relegata in secondo piano e si assiste ad una totale supremazia dello spazio urbano. In questa prospettiva emerge, però, una nuova antitesi in cui si contrappongono da una parte la metropoli moderna, dall’altra la città fissata in un passato “archetipico”, in una “perennità retrospettiva”. Questa seconda tipologia sarà l’oggetto del mio contributo che si focalizzerà sulle rappresentazioni di Sibiu all’interno delle opere dei cerchiști. Nel corpus prescelto la stessa architettura della città transilvana è filtrata dalla sensibilità e dalla cultura dei cerchiști che ri-simulano il reale, ponendo il tessuto urbano di Sibiu, vero e proprio “testo spaziale” complesso, in una rete di corrispondenze tra linguaggi artistici differenti (architettura, scultura, musica). Questo spazio multiculturale per eccellenza (città rumena, ma dall’anima germanica e mitteleuropea) attraverso la trascrizione poetica operata dai cerchiști subisce una profonda trasfigurazione, tramutandosi non solo in un enigmatico “ideogramma che chiede di essere eternamente decifrato”, ma anche in uno spazio insolito del fantastico e del perturbante, come dimostrano le varie ipostasi della città transilvana che emergono all’interno dei testi: la città morta, la città-sepolcro, la città “defunzionalizzata”, la città onirica, la città come centro iniziatico e axis mundi, la città utopica dal valore soteriologico.

Prin cetatea umbrelor. Imaginarul urban și mitul spațial în Cercul Literar de la Sibiu

Giovanni Magliocco
2017-01-01

Abstract

Nel corso del XX secolo, la città si configura come il nucleo più vivo e irradiante all’interno delle riflessioni che concernono la poetica dello spazio, rivestendo quel ruolo primario che era stato una prerogativa della natura. Già a cominciare dalla seconda metà del XIX secolo, la poetica dello spazio tende a coincidere sempre più con una “poetica della città”. Nelle rappresentazioni spaziali della modernità, la natura è relegata in secondo piano e si assiste ad una totale supremazia dello spazio urbano. In questa prospettiva emerge, però, una nuova antitesi in cui si contrappongono da una parte la metropoli moderna, dall’altra la città fissata in un passato “archetipico”, in una “perennità retrospettiva”. Questa seconda tipologia sarà l’oggetto del mio contributo che si focalizzerà sulle rappresentazioni di Sibiu all’interno delle opere dei cerchiști. Nel corpus prescelto la stessa architettura della città transilvana è filtrata dalla sensibilità e dalla cultura dei cerchiști che ri-simulano il reale, ponendo il tessuto urbano di Sibiu, vero e proprio “testo spaziale” complesso, in una rete di corrispondenze tra linguaggi artistici differenti (architettura, scultura, musica). Questo spazio multiculturale per eccellenza (città rumena, ma dall’anima germanica e mitteleuropea) attraverso la trascrizione poetica operata dai cerchiști subisce una profonda trasfigurazione, tramutandosi non solo in un enigmatico “ideogramma che chiede di essere eternamente decifrato”, ma anche in uno spazio insolito del fantastico e del perturbante, come dimostrano le varie ipostasi della città transilvana che emergono all’interno dei testi: la città morta, la città-sepolcro, la città “defunzionalizzata”, la città onirica, la città come centro iniziatico e axis mundi, la città utopica dal valore soteriologico.
2017
978-973-125-588-0
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